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Impianto a biogas a San Donato, nell’incontro all’Arci i dubbi di cittadini e amministrazione

9 novembre 2024 | 21:14
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Impianto a biogas a San Donato, nell’incontro all’Arci i dubbi di cittadini e amministrazione

Il Comune conferma l’opposizione all’ipotesi, i residenti temono maleodoranze e l’aumento dell’inquinamento

Cittadini e amministrazione in allerta per i possibili sviluppi dell’impianto a biogas a San Donato. È questa la novità emersa in occasione dell’assemblea promossa dall’amministrazione comunale mercoledì sera al circolo Arci della frazione.

Generico novembre 2024

Incontro al quale hanno presto parte, con la sindaca Manuela Del Grande, anche vari membri della giunta ed i due tenici del comune Francesca Ringressi e Alessandro Veracini, alla presenza di numerosi cittadini. “Ci è sembrato giusto comunicare subito con la popolazione quanto emerso da una nostra indagine, onde evitare di ritrovarci come nel 2012 con un impianto che nessuno voleva – ha dichiarato la prima cittadina – L’opinione dell’amministrazione non è cambiata, come ci siamo opposti a suo tempo, ci opponiamo oggi. Abbiamo quindi comunicato le nostre intenzioni all’azienda”.

Un tempo in parte di proprietà della società locale Prati Bioenergie, che anni fa lo costruì, oggi la struttura ha visto dei mutamenti nella compagine societaria, passando in prevalenza alla società Agripower, del gruppo A2A. Tre, in queste settimane, gli incontri con l’amministrazione. “Da quello che ci è dato sapere, anche se non abbiamo visionato il progetto, l’intento della proprietà sarebbe quello di investire circa un milione di euro nell’impianto mitigando alcuni aspetti delle strutture per adeguarsi alle nuove normative e mitigare alcuni impatti – ha detto Veracini. – La modifica più rilevante, che la società descrive come non sostanziale, riguarda la produzione di biogas, che sarebbe fortemente abbattuta e limitata alla produzione di energia elettrica solo per le esigenze dell’impianto stesso. La vocazione dell’azienda muterebbe dalla produzione di biogas per la produzione di elettricità a quella di biometano, prodotto da immettere direttamente nella rete”. Sarebbe spento, in pratica, il motore che oggi produce energia elettrica con il gas prodotto nei due digestori. Il mercato di riferimento diverrebbe quello del metano.

“Per questo cambio di produzione servirà la costruzione di un terzo digestore, senza però aumento del quantitativo di materiali trattati all’interno della struttura – continua il tecnico – Sono previste quattro nuove cisterne chiuse e interrate per l’immagazzinamento della sansa d’olive, oggi utilizzata insieme al mais e al triticale nei digestori. Saranno inoltre potenziate le trincee di stoccaggio”. Un ampliamento che in tutto occuperebbe circa un ettaro.

Tanti, anzi tantissimi, i dubbi dei cittadini, che attraverso vari interventi hanno di fatto delineato oltre dieci anni di segnalazioni e disagi, fra maleodoranze nei dintorni della struttura e al forte impatto che sulla viabilità della frazione, fra via Francesca, via Firenzuola, via di Fosso e via Arnovecchio, ha il via vai dei trattori che portano il materiale organico all’impianto. “Serve maggiore presenza della mucipiale e maggiori monitoraggi – ha segnalato un cittadino. – Le strade sono tutte spaccate per il passaggio dei mezzi pesanti e le riparazioni pesano su tutti noi”. “Ne va della salute di tutti – dice un’altra – spesso qui sentiamo cattivi odori ma non sappiamo cosa respiriamo”.

Fra i timori di molti, anche l’ipotesi che questa nuova eventuale autorizzazione, al vaglio della Regione Toscana, possa prolungare la vita dell’impianto, vincolato ad un via libera che a cosa normali scadrà nel 2027”. Vivo nella memoria di tanti un primo tentativo simile di ampliare le strutture, circa un anno fa. “A quella trasformazione noi avevamo opposto il nostro diniego, ottenendo alcune cose, fra cui il non ampliare la quantità materiale utilizzato né la natura, agricola, della società – ha risposto il sindaco. – Avevamo chiesto anche altre garanzie sul monitoraggio dell’attività dell’impianto, che la Regione però non ha concesso. Avevamo anche esposto alla Regione le tante criticità fissate in una petizione dai cittadini, sulla viabilità. La Regione non ci ha mai risposto. I cittadini riflettano”.

Presto, ad oggi, pensare a ricorsi: “Il progetto è in Regione ma non è ancora partito l’iter della conferenza dei servizi”, precisa Ringressi. Nel 2022, l’amministrazione decise di non intraprendere la via del ricorso al Tar, ma promosse un appello alla presidenza del Consiglio che, dice il sindaco “aveva bloccato tutto”. Parole che intanto non convincono già alcune delle forze politiche all’opposizione, fra cui la lista Viviamo Santa Maria a Monte, presente mercoledì in platea con le sue consigliere.

Di fatto la richiesta di A2Aarriva ad un anno dalla proposta di cambio di ricetta alla quale l’attuale amministrazione decise di non fare ricorso al Tar, cambiando una via già tracciata dalla precedente amministrazione che si era preparata a contrastare la richiesta avanzata – commenta la ex sindaca Ilaria Parrella, della lista – Il compito primario di una amministazione è quello di difendere la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa amministrazione si preoccupa solo di addebitare le colpe ad altri senza farsi carico di proporre soluzioni”.