Crisi della moda, i sindaci del centrodestra: “Abbiamo portato a casa una misura che affronta l’emergenza”





Il commento dopo le decisioni del governo: “Questa volta Roma è stata più vicina di Firenze”. Ma non mancano le polemiche
“In mezzo a tanti che fanno il tifo contro, abbiamo portato a casa una misura che affronta l’emergenza”. E’ questa la sintesi che i tre sindaci di centrodestra del Comprensorio del Cuoio si sono sentiti di fare a poche ore dalla conferma dell’avvio delle misure a sostegno del comparto moda e del distretto santacrocese.
“Un lavoro di squadra”, ci hanno tenuto a sottolinearlo, che sarebbe stato difficile senza l’unione di intenti tra tutti i sindaci, diversi nell’appartenenza politica ma uniti nella volontà di risollevare le proprie aziende, la propria economia e i propri lavoratori. “Da questa esperienza – ha detto il sindaco di Santa Croce sull’Arno Roberto Giannoni – è nato qualcosa di molto importante: questa squadra di sindaci del Comprensorio, indipendentemente dai colori politici, ha fatto un gioco di squadra. Non importa chi segna, ma portare risultato a casa”.
“Spesso – ha aggiunto Manuela Del Grande, sindaco di Santa Maria a Monte – vediamo Roma come una meta lontana e inaccessibile. La disponibilità garantita in questi mesi smentisce tutto ciò. Siamo stati accolti e soprattutto ascoltati. E con noi c’erano anche i rappresentanti delle aziende. E’ molto facile accusare la parte avversaria perché è lontana. E invece questa volta Roma è stata più vicina di Firenze”.
Il tutto innescando l’inevitabile polemica mentre il futuro di molte aziende resta ancora appeso ad un filo, oltre che alle 8 settimane promesse dal Governo per la cassa integrazione delle aziende sotto i 15 dipendenti.
“Siamo molto soddisfatti”, dicono nel ruolo delle “colombe” i sindaci di Castelfranco e Santa Croce Fabio Mini e Roberto Giannoni.
“Rappresentiamo un territorio che in questi anni ha sofferto tanto, perdendo tante aziende ma salvaguardando ad ogni costo una produzione che vale ancora oggi il 7% del Pil regionale – dice Mini. – Lo abbiamo fatto in questi mesi prendendo contatti diretti con il governo, tramite il consigliere Petrucci, e facendoci portavoce di aziende conciarie e contoterzisti mettendo Roma al corrente di una situazione che meritava e merita la massima attenzione”.
Lavoro “di squadra” per Giannoni, che ha esaltato la trattativa di questi mesi come “un’esperienza da cui è nato qualcosa di importante, in cui ciò che contava era portare il risultato a casa oltre le appartenenze politiche”. Ad aprire la polemica dei “falchi” ci ha pensato invece il sindaco di Santa Maria a Monte Manuela Del Grande, tratteggiando una lunga trattativa fra politici locali e imprenditori in cui “Roma è stata molto più vicina di Firenze”.
“Il risultato portato a casa non era affatto scontato, malgrado la gestione scomposta di alcune forze politiche – ha rincarato la dose Petrucci. – Dall’estate e poi da Milano, da Lineapelle, le richieste delle aziende e dei lavoratori erano state molto chiare e guardavano a politiche di accesso al credito e ad un rinforzo della cassa integrazione senza la quale molte imprese non sarebbero arrivate ad anno nuovo. A distanza di appena 20 giorni dall’ultimo appello il governo interviene e grazie alla disponibilità dei ministri Adolfo Urso e Maria Elvira Calderone otteniamo questo risultato. E l’unica cosa che riescono a fare il presidente Giani e la consigliera Nardini è quello di dire che è “troppo poco”, o insinuare il dubbio che il settore conciario non fosse coinvolto nella misura”.
Il riferimento è al documento redatto appena due giorni fa dal governo, in cui il settore conciario non è effettivamente neppure menzionato. “Sarà compreso – garantisce Petrucci. – E stiamo parlando comunque di una misura emergenziale alla quale dovranno seguire politiche volte alla formazione e alla ristrutturazione di una filiera messa in crisi da una riallocazione dei mercati, che va studiata e governata. Non è accettabile però che in preda ad una furia ideologica il centrosinistra, la Regione ed alcuni sindaci tifino contro in maniera strumentale, quasi sperando che la misura non sia applicabile al territorio”.
Parole forti alle quali, subito, ha voluto rispondere il sindaco di San Miniato Simone Giglioli mettendo in chiaro una cosa: “si parla di lavoro di squadra, ma a quella conferenza stampa gli altri sindaci non sono stati nemmeno invitati”. Che la misura delle 8 settimane non sia sufficiente a “passare la nottata” lo dice, da tre mesi, anche il sindacato. A commentare ieri mattina le misure del governo per il fronte invece del Partito Democratico ci avevano pensato già Giani e Nardini, tornando a chiedere un tavolo congiunto sul settore e provvedimenti urgenti.
“Ci saremmo aspettati una risposta più celere – dicono. – Non possiamo non segnalare anche che, mentre durante l’incontro dello scorso 18 settembre si era parlato di un ammortizzatore della durata di 12 settimane, oggi si parla invece di massimo 10 settimane. Ci dispiace prendere atto che, ancora una volta, si preferiscono i canali personali di partito”.
Di qui le richieste: “La durata del nuovo ammortizzatore sia prolungata al 31 dicembre 2025; si metta in campo un monitoraggio costante del suo utilizzo che ci consenta di evidenziare eventuali criticità e operare correttivi in tempi celeri, anche prevedendo l’eventuale estensione della sua durata laddove le 10 settimane previste al massimo dal Ministero non fossero sufficienti. Inoltre, sollecitiamo la proroga degli ammortizzatori già sanciti nella scorsa legge di bilancio per le lavoratrici e i lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti”.
Di “imbarazzante ritardo” avevano parlato le sezioni del Pd dei sei comuni del Comprensorio, che rilanciano la proposta di prorogare gli ammortizzatori sociali straordinari a tutto il 2015 e chiedono di aprire “un unico tavolo che veda seduti tutti i soggetti a vario titolo coinvolti”. “Nello scarno comunicato del ministero del lavoro non si fa menzione del settore conciario ma noi vogliamo sperare che sia soltanto un refuso – dicono. – Prendiamo atto che il governo sia riuscito a prendere quanto meno cognizione della realtà della situazione che il nostro distretto sta vivendo, tuttavia le misure prese sono del tutto insufficienti. Rileviamo inoltre, con crescente preoccupazione, come questo governo dimostri una totale mancanza di visione strategica per lo sviluppo di una politica industriale non solo per il nostro territorio, ma per l’intero paese”.