Liceo Marconi, rinnovata la locazione per sei anni: soluzioni alternative ancora in alto mare

Altri 400 metri con lavori in corso a cura della proprietà potrebbero essere messi a disposizione dei ragazzi già con il rientro in classe dopo il Natale
Un altro milione e 700mila euro. Questa la cifra messa a bilancio dalla Provincia di Pisa per il rinnovo della locazione del liceo Marconi, che con l’avvio del nuovo anno scolastico vede il contratto allungarsi fino alla fine dell’anno scolastico 2029/2030, alle medesime condizioni di sempre.
La determina è stata promulgata dall’ente nei giorni scorsi e prevede il rinnovo del canone annuale di affitto senza modifiche: 298 mila 656 euro annui, che a partire da ieri e fino al 30 settembre 2030 fanno un milione e 791mila euro, iva compresa. Circa 818 euro al giorno. Tanto ancora costa alla Provincia la struttura in via Trento a La Scala, di proprietà della Società di gestione Polis Fondi SGR.P.A. di Milano, che ospita le attività del liceo da dopo l’abbandono della ‘prima’ sede temporanea all’interporto di San Donato nel 2016.
Una scelta obbligata, dettata dall’impossibilità di reperire altri ambienti congrui per una scuola che in questi anni è tornata a crescere, fino agli attuali 780 iscritti. Il tutto in mezzo alle tante incognite di una nuova sede che, se da sempre domina i piani del centrosinistra e le dichiarazioni del sindaco Simone Giglioli, avrà in ogni caso tempi di realizzazione lunghi. Basti pensare che il terreno che da tempo è al centro del dibattito sull’ipotesi di ‘nuovo Marconi’, a metà strada fra Ponte a Egola e La Catena, ancora è impantanato nelle burocrazie in merito alla sua natura alluvionale.
Il Marconi intanto ha bisogno di una sede definitiva in prospettiva e anche di qualcosa di più degli spazi attuali; tanto che proprio in questi mesi sono in corso i lavori per l’adeguamento di ulteriori ambienti da adibire a classi nell’edificio accanto alla sede attuale, anch’esso di proprietà di Polis. Altri 400 metri con lavori in corso a cura proprio della società, che potrebbero essere messi a disposizione dei ragazzi già con il rientro in classe dopo il Natale.
Ancora avvolto dall’incertezza il destino della sede di San Donato, invischiata ancora nelle beghe giudiziarie seguite con la constatazione della non idoneità dei solai della struttura, acquistata dalla Provincia nel 2009 alla cifra di 7,4 milioni di euro. Tutto fermo anche sul fronte della sede storica del liceo, in via Catena, lasciata dopo che vari rilievi avevano evidenziato problemi strutturali al versante collinare. Un luogo sul quale la maggioranza a guida Giglioli ha ipotizzato spesso un ritorno di strutture adibite all’attività scolastica, ma a servizio del vicino istituto Cattaneo. Ma anche sede che da sempre è al centro del dibattito fra coloro che vorrebbero un ritorno proprio lì del Liceo, attraverso opere di consolidamento del versante. Va parzialmente in questa direzione anche una mozione presentata in questi giorni dalla consigliera di minoranza Manola Guazzini, gruppo misto.
“La sede storica del Marconi è abbandonata da anni e non è assolutamente chiara l’intenzione dell’amministrazione sulla destinazione finale dell’edificio – si legge nel documento. – Il consiglio comunale aperto dell’8 novembre 2022 approvò con i soli voti dell’allora maggioranza e col voto contrario di tutte le forze di opposizione una mozione che prevedeva come localizzazione definitiva del liceo un’area attualmente del tutto priva di edificazioni, situata tra Ponte a Egola e Molino d’Egola. Come era prevedibile, pressoché niente si è mosso in direzione dell’attuazione degli indirizzi di quella mozione, che non considerava minimamente i problemi derivanti dall’aperta contraddizione col principio della prevenzione del consumo di nuovo suolo, del rischio idraulico e di una corretta gestione del problema del traffico”.
Di qui la decisione, promossa dalla mozione, di rivalutare la decisione dell’epoca, studiando la fattibilità di un ritorno in via Catena o, se non fosse possibile, di andare verso una “ottimizzazione della sede attuale della Scala”. In altre parole: comprare lo stabile una volta per tutte. “Lo richiede il cambiamento della composizione del consiglio sanminiatese, ma anche la mutata situazione politica nei comuni del Valdarno Inferiore, che richiede la definizione di un nuovo punto di convergenza comprensoriale – conclude Guazzini. – L’attuale precarietà rappresenta solo un gravissimo sperpero di risorse pubbliche, consumate in affitti senza arrivare mai a costituire un patrimonio pubblico”.