Capecchi: “Ecomafie in Toscana, inquietante il rapporto di Legambiente”

Il consigliere regionale Fdi: “Solo in parte accolte le nostre proposte di contrasto”
“Il rapporto sulle ecomafie stilato come da Legambiente mette in luce un quadro decisamente inquietante della situazione in Toscana”. A dirlo è Alessandro Capecchi, consigliere regionale di Fratelli d’Italia.
“La nostra regione – afferma Capecchi – balza infatti dal settimo al quinto posto nella poco edificante graduatoria delle regioni a più alto tasso di reati ambientali commessi in nome e per conto della mafia, in tutte le sue diramazioni. Essere la prima regione del centro nord per questo tipo di reati e per questo tasso di infiltrazione mafiosa è decisamente preoccupante. Infatti, se qualche anno fa la gravità della presenza di elementi malavitosi direttamente riconducibili alle associazioni mafiose era stato certificato dal quinto Rapporto sui fenomeni corruttivi e di criminalità stilato da Normale di Pisa e Regione Toscana, per nuove opportunità di riciclaggio e imprenditorialità mafiosa, l’aspetto particolarmente odioso di questa deriva che sta sempre più minando la nostra regione è il suo impatto ambientale”.
“Le ecomafie – prosegue Capecchi – stanno aumentando il loro livello di azione, hanno raggiunto la mostruosa cifra di 8,8 miliardi di euro di ‘fatturato’ e determinano 4 reati ambientali ogni ora in tutta la penisola. La Toscana, essendo al quinto posto, ne subisce quindi un numero rilevante, con gravi conseguenze per il nostro ecosistema e , quindi, per la nostra salute. Insieme al caso eclatante del keu, rifiuti speciali del settore conciario che l’indagine della magistratura ritiene avere coinvolto parte della politica e esponenti della ‘ndrangheta e di cui attendiamo gli sviluppi giudiziari, ci sono molti altri segnali di questo tipo. Livorno, complice la presenza del porto, è la provincia più compromessa, ma nessun territorio può dirsi immune”.
“Nella commissione speciale sul Keu e sulle infiltrazioni mafiose – spiega Capecchi -, avevamo quindi avanzato varie proposte per monitorare e contrastare il fenomeno, solo in parte riprese e attuate dalla maggioranza: protocolli operativi tra prefetture, regione e comuni e forze dell’ordine, per facilitare le verifiche incrociate sul mondo degli appalti (soprattutto per il Pnrr e relative procedure semplificate); attribuzione alla commissione controllo anche della funzione antimafia (come avviene per esempio in Lombardia), potenziamento di Arpat, miglior controllo strategico interno e revisione del piano anti corruzione, aggiungere il casellario giudiziale alle nomine regionali, ampliare ruolo e poteri delle commissioni di inchiesta regionali, reintrodurre il tracciamento di alcune tipologie dì rifiuti, potenziare il fondo anti usura e molte altre. Tenere alta l’attenzione e parlare della mafia è il primo passo per un efficace contrasto a questi fenomeni pervasivi”.