Morelli: “Proponiamo la gestione in house al posto della Multiutilty”

Per la consigliera 5 stelle “Non ci saranno più vincoli di trasparenza”
“Proponiamo la gestione in house, ovvero l’ipotesi in cui una pubblica amministrazione provvede all’esecuzione di un servizio in proprio attraverso un altro soggetto pubblico. Il contrario lo si ha con il modello dell’outsourcing, ovvero quando il reperimento delle risorse necessarie allo svolgimento dell’attività amministrativa avviene attraverso imprese private esterne alla atazione appaltante” . Lo spiega la consigliera comunale M5S di Fucecchio Fabrizia Morelli che contro la Multiutilty propone una “in house, società sottoposte a norme e limiti che garantiscano la piena trasparenza e gestione pubblica”.
Per Morelli infatti, “Ancora una volta il Pd non si smentisce: ormai la sua direzione verso la deriva di destra sembra inarrestabile ed a dimostrarcelo stavolta è il mostro a più teste Multiutility, che dopo essere stato progettato e confezionato celatamente nel dietro quinte del partito ed approvato a maggioranza nei consigli comunali, improvvisamente diviene oggetto di dibattito quando ormai le decisioni sono già state prese.
Una società comprensiva di acqua, luce, gas e spazzatura al 51% pubblica ed al 49% privata, con previsione di quotazione in borsa. Un piatto che viene servito come appetibile ma che nasconde l’affidamento e la gestione di servizi demaniali, che dovrebbero essere pubblici, in mano alla privatizzazione: una logica che non solo non convince più, ma che di sinistra non ha niente.
Non è bastata l’assenza assoluta di ogni processo partecipativo (previsto dalla legge), incontro o convegno che coinvolgesse e saggiasse il parere della cittadinanza, ora che l’argomento non è più evitabile il nuovo obiettivo sembrerebbe quello di essere poco chiari di fronte ai quesiti collettivi della popolazione.
Sabato lo abbiamo visto con i relatori in favore delle ‘ragioni del sì’ nell’ultimo incontro organizzato dal Circolo Pacchi a Fucecchio, dove non solo le risposte sono state poco chiare e confuse (specialmente alla richiesta di quanto questa operazione possa comportare un risparmio effettivo sulle nostre bollette), ma dove, notizia già in parte trapelata, è stata promessa la sospensione della previsione della quotazione in borsa. Sospesa, rimandata, dunque non esclusa.
Nessuna risposta anche in merito alla richiesta sull’operato e sui risultati finora rilevabili delle altre Multiutility già esistenti in altre Regioni (es in Emilia Romagna), prese spesso come esempio positivo dal Pd. Tutte Multiutility che in realtà non hanno mai registrato particolari risparmi, ma al contrario applicano ancora la massima tariffa. Il Movimento 5 Stelle da sempre lotta contro la privatizzazione dei settori pubblici e affidare un 49% in mano ai privati e quotare la società in borsa, significherebbe non solo tradire la volontà popolare espressa chiaramente con il referendum del 12 e 13 giugno 2011, dove 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto, esprimendo la piena volontà per un’acqua pubblica e non privata ma significherebbe anche rendere impossibile l’applicazione del TUSP, (Testo Unico sulle società a partecipazione pubblica) che prevede l’apposizione di vincoli alla società (es: sul numero degli amministratori e dei loro stipendi). Se la Multiutility verrà privatizzata e quotata in borsa tale norma non potrà applicarsi e questo determinerà nessun limite al numero di amministratori, più stipendi e dunque più costi. Non ci saranno più vincoli di trasparenza.
Come può il Pd convincerci peraltro che una gestione privata possa garantire che parte dei proventi sicuri (derivati dalle nostre bollette) siano investiti in manutenzione (es delle tubature dell’acqua), dopo fallimentari esempi come, tra i più importanti, quello della cattiva gestione di Autostrade?”.