Lambertucci e Fanella: “Museo del Cuoio, si attivi il progetto degli Uffizi diffusi”

8 settembre 2023 | 16:59
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Lambertucci e Fanella: “Museo del Cuoio, si attivi il progetto degli Uffizi diffusi”

I consiglieri di Per un’altra Santa Croce: “Un modo per valorizzarlo e riaprirlo”

Portare il progetto degli Uffizi diffusi a Santa Croce e in particolare al Museo del Cuoio che è ancora chiuso. E’ la proposta che fanno Alessandro Lambertucci e Valentina Fanella, consiglieri di Per un’altra Santa Croce.

“Assistiamo in questi giorni allo scambio di intenti pubblici tra la sindaca Deidda e rappresentanti dell’imprenditoria locale circa il destino degli spazi sorti per ospitare sulla carta il Museo del Cuoio che, purtroppo – affermano -, ad oggi è chiuso da anni, relegato alla mera dimenticanza funzionale, ed esposto, purtroppo, al degrado. Una proposta, invece, vorremo avanzarla noi e si inserisce nel solco della mozione che fu presentata dal gruppo consiliare di minoranza al quale apparteniamo nella seduta del 6 maggio 2021 e che fu approvata dall’intero Consiglio Comunale. La mozione era quella di far aderire il comune di Santa Croce sull’Arno al progetto Uffizi diffusi“.

“Progetto ideato – ricordano – dal direttore degli Uffizi Erike Schimidt ed avente quale obiettivo principale la valorizzazione di opere appartenenti all’immensa collezione fiorentina che, per evidenti motivi di spazio, non è possibile mettere in mostra presso la sede della Galleria a Firenze e che attualmente giacciono presso i depositi della medesima struttura”.

Secondo Lambertucci e Fanella “si tratterebbe di rispolverare, per il nostro comune, il percorso esplorativo circa modalità e opportunità di adesione, che tra l’altro l’amministrazione comunale aveva dichiarato di aver già aperto, prendendo contatto diretto con la Galleria degli Uffizi al fine di approfondire la possibilità di inserire il comune di Santa Croce sull’Arno tra gli enti candidabili a ricoprire tale ruolo. Nel Museo del Cuoio – proseguono – potrebbero trovare collocazione tutte quelle opere di elevato pregio artistico che richiamano direttamente o indirettamente la storia della lavorazione del cuoio e delle pelli in Toscana e che contengono uno stretto legame con il nostro territorio che, ad oggi, per motivi di spazio sono relegate all’oblio negli scantinati delle vaste collezioni museali. Potrebbero venir individuate per esempio opere d’arte che richiamano la corporazione dei cuoiai e dei vaiani pellicciai, oppure che testimoniano l’intenso traffico fluviale dei navicellai o ancora ritratti di antiche famiglie di mecenati del settore come, per esempio, i Salviati. Infatti, a partire dal 1541 e per alcuni decenni sono attestate società in accomandita per concerie/cuoierie attive sia a Pisa sia a Firenze finanziate dalla famiglia Salviati e gestite da esperti del settore. Le aziende pisane erano solitamente dotate di capitali più cospicui rispetto alle omologhe aziende fiorentine, anche perché per tradizione erano abituate a impiegare non solo la materia prima locale ma anche le cuoia e le pelli di importazione, alcune delle quali, oltre ad essere di qualità più pregiata, dovevano accollarsi costi aggiuntivi di trasporto e di assicurazione non di poco conto. Viceversa la conceria fiorentina finanziata dai Salviati doveva lavorare solo «quoia nostrali», ovvero risultanti dalla macellazione di animali allevati nel contado fiorentino. Ma non solo, vi sono censimenti, decreti ed ordinanze che riguardano la conceria in Toscana che potrebbero rappresentare un arricchimento storico, culturale e artistico interessante da porre a corredo delle altre opere. Insomma, se vogliamo, un progetto anche ambizioso ma che rappresenta senza alcun dubbio una visione di più ampio respiro per il nostro Museo del Cuoio che potrebbe comportare ricadute economiche importantissime anche in termini di occupazione e, perché no, volano di turismo sul nostro territorio comprensoriale”.