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Liste d’attesa e agende chiuse, Pezzati (Fdi): “L’assistenza in tempi congrui deve essere un pilastro del sistema sanitario”

19 febbraio 2023 | 09:38
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Liste d’attesa e agende chiuse, Pezzati (Fdi): “L’assistenza in tempi congrui deve essere un pilastro del sistema sanitario”

Il medico chirurgo dell’Aoup, nelle vesti di responsabile pisano della sanità per Fratelli d’Italia: “Il doversi rivolgere al privato rischia di creare delle discrepanze sociali gravi”

Liste d’attesa. Un problema grave, nazionale, e non solo toscano. Con tanti pazienti che lamentano di non trovare posti, se non dopo mesi e mesi. 

Daniele Pezzati

Sulla questione, la redazione ne ha parlato, per fare chiarezza, con il dottor Daniele Pezzati, medico chirurgo all’Auop, nelle sue vesti di responsabile pisano della Sanità per Fratelli d’Italia.  Laureato a Firenze con il massimo dei voti con lode, specializzato in chirurgia generale nella città gigliata, vanta, nel suo curriculum, un dottorato di ricerca all’università di Pisa, ha lavorato per anni nel campo dei trapianti di fegato a Cisanello,  dove adesso riveste il ruolo di dirigente medico all’unità operativa di chirurgia generale. In passato ha lavorato come ricercatore alla Cleveland Clinic negli Usa, dove ha conseguito una fellowship. È da poco membro dell’organismo toscano del governo clinico della Regione.

Le liste di attesa sono sicuramente un problema diffuso su gran parte del territorio nazionale – spiega Pezzati -. Un sistema sanitario efficiente deve avere tra i suoi pilastri l’assistenza dei cittadini in tempi congrui sulla base dell’importanza della patologia e dell’accertamento. La pandemia ha sicuramente mescolato le carte in tavola poiché ci siamo trovati nel mezzo delle prime due ondate a un netto decremento della richiesta di prestazioni. I cittadini tendevano a recarsi nelle strutture sanitarie solamente in casi di estrema necessità. Personalmente mi è capitato di pazienti, durante il Covid, che chiamati per operarsi di cancro, hanno rinunciato per paura di contagiarsi. In seguito abbiamo assistito ad un incremento della richiesta, probabilmente legata alla necessità di recuperare tutto ciò che nella pandemia non era stato possibile fare. La pandemia però non può essere una giustificazione ad ogni problema: un sistema sanitario funzionante deve infatti essere in grado di fare fronte  a periodi di emergenza ed è anzi nei momenti di difficoltà che ne possiamo misurare la organizzazione”.

Esiste una normativa di riferimento? “Sì, esistono varie normative di riferimento ma tutto si può ricondurre al buon senso. È ovvio che se un cittadino deve fare una Tac o una risonanza non lo fa per sport e dobbiamo essere in grado di garantire dei tempi coerenti con le necessità”.

Come siamo messi nella nostra regione, sia per gli esami diagnostici che per gli interventi? La Regione Toscana è stata purtroppo recentemente oggetto di una indagine della Corte dei Contiche ha evidenziato delle gravi criticità su più fronti. I numeri ci dicono che quanto è stato dipinto fino ad oggi, ovvero un sistema modello sia a livello nazionale che internazionale, non corrispondeva per grossa parte alla realtà. Sempre i numeri ci dicono che esiste una discrepanza di accesso alle prestazioni sanitarie, sia quelle diagnostiche che gli interventi, sul territorio regionale. Per una medesima prestazione i cittadini vi hanno accesso in tempi differenti a seconda della localizzazione geografica. Un esempio: per fare il medesimo intervento chirurgico ci possono essere centinaia di giorni di attesa di differenza in ospedali che distano pochi chilometri l’uno dall’altro”.

Chiamare il Cup è spesso, se non sempre, una vera a propria Odissea (nonostante la gentilezza di tutti gli operatori dei call center): ore in attesa per poter prendere la linea per poi sentirsi rispondere “le agende sono chiuse, richiami prossimamente”…. “Anche questo aspetto è stato fortemente criticato dalla Corte dei Conti. Il fenomeno delle “agende chiuse” è vietato per legge e sanzionabile perché preclude l’accesso dei cittadini ad un diritto fondamentale che è quello alla salute. La Corte dei Conti, nel suo documento di analisi, pone dei forti sospetti che questo fenomeno si sia verificato in Toscana per una inefficienza del sistema di prenotazione. In pratica sembrerebbe che il sistema, di fronte alla impossibilità di garantire una prestazione sanitaria, non prendesse neppure in carico la richiesta falsando così i dati. Esistono degli indici che sono stati valutati e confermerebbero questo scenario”.

Chi non ha problemi economici, si rivolge al privato, per una lastra, una ecografia, una risonanza, una tac o una pet… “Questa è la naturale conseguenza di un sistema che ha delle falle. È ovvio che, di fronte ad una necessità di salute, i cittadini siano costretti a ricorrere al privato se il sistema pubblico non soddisfa le richieste in modo congruo. Questo però rischia di creare delle discrepanze sociali  gravi che in un sistema universalistico e pubblico come quello italiano non devono accadere”.

Chi ha una impegnativa del medico curante con “priorità 10 giorni”, in teoria ha una “linea preferenziale”: ma vengono sempre rispettati i tempi? “È difficile a dirsi. Purtroppo però se il fenomeno delle liste chiuse fosse confermato è possibile che anche alcune richieste urgenti non siano state espletate nei tempi previsti”.

Se si ha necessità di un intervento chirurgico? “In questo caso i numeri sembrano certificare la capacità del sistema di garantire gli interventi più urgenti come quelli per patologie tumorali. Anche in questo caso però è stato di recente riscontrato che alcuni pazienti affetti da tumori aspettavano oltre 90 giorni anziché i massimi 30 previsti dalla normativa. Per gli interventi non urgenti le liste possono tranquillamente superare l’anno.

Lei, quale responsabile pisano della sanità per Fratelli d’Italia, cosa propone? Fratelli d’Italia ha fatto varie proposte a livello regionale per far fronte alla situazione. Il nostro approccio però prevede una profonda riforma di tutto il sistema sanitario regionale a 360 gradi.È un errore è considerare il problema delle liste di attesa come a se stante. Per far fronte alle richieste bisogna anzitutto verificare le potenzialità. Ovvero: in base al personale ed alle strutture che ho quante prestazioni di ogni tipo posso garantire? Tutto parte da lì. Se il numero delle prestazioni non è sufficiente a far fronte alle richieste allora si devono fare degli interventi mirati. La nostra idea prevede una forte regia centrale che eserciti anche un controllo serrato. Non si può pensare di avere Asl ed Aziende Ospedaliero Universitarie che sono in competizione fra loro e creano doppioni spesso inutili. Ognuno deve avere un compito preciso. È così che gli eserciti migliori funzionano e la sanità è un grosso esercito. Personalmente ritengo che il primo passo sia comunque uscire da questo circolo di autocompiacimento secondo cui siamo i migliori. Un sistema sanitario che si considera perfetto non è funzionale. In sanità bisogna sempre cercare di mirare a risultati migliori. Nel momento in cui ci si specchia e basta si pongono le basi per un decadimento. Voglio sottolineare che i medici toscani sono eccellenti, molti di loro sono professionisti rinomati anche a livello internazionale, ed principalmente grazie a loro che il sistema regge”.

Daniele Pezzati

Un capitolo a parte, l’umanità in ospedale verso i pazienti “fragili”, tra cui i malati oncologici…  “Io credo che questo sia un tema importantissimo. La sanità senza umanità non è una buona sanità.Un paziente è prima di tutto una persona e come tale deve essere trattata. Dico sempre che non posso visitare un paziente oncologico in venti minuti perché non ho il tempo sufficiente per creare un rapporto di empatia che è essenziale. L’aziendalizzazione della sanità ha portato a considerare i numeri prima ancora che i pazienti. Quando ci si approccia ad un paziente bisogna sempre chiedersi come si vorrebbe essere trattati se ci trovassimo dall’altra parte. Questo è un capitolo cruciale che andrebbe anche inserito sistematicamente nella formazione dei giovani sanitari e nella valutazione di chiunque operi all’interno del sistema sanitario”.