Inchiesta Keu, Fratelli d’Italia: “Il Pd faccia chiarezza al proprio interno”

I consiglieri Capecchi, Torselli e Petrucci: "I cittadini hanno diritto di conoscere la verità"

“Il Pd faccia chiarezza al proprio interno, i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità sulla vicenda Keu. Giani, assessori e consiglieri regionali di  maggioranza ogni giorno ci ripetono che la vicenda Keu e quella del cosiddetto emendamento Pieroni, votato in fretta e furia dall’aula consiliare, sono vicende separate. Ma non è assolutamente vero. La commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni della criminalità in Toscana ha dovuto produrre due relazioni distinte, una di maggioranza e una di minoranza, proprio perché la minoranza ha considerato assolutamente centrale la questione dell’emendamento pro-conciatori che invece la maggioranza ha cercato di sminuire”. Lo dichiarano il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale Francesco Torselli, il consigliere regionale Alessandro Capecchi, vicepresidente della commissione ambiente e territorio e già componente della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Toscana, ed il consigliere Diego Petrucci, componente della commissione sanità.

Dall’interrogatorio di Ledo Gori emerge che il Partito Democratico era ben a conoscenza dell’emendamento, tanto da organizzare serate a tema per discutere di cosa e come presentarlo. Se quanto detto da Gori corrispondesse a verità, vorrebbe dire che quell’emendamento non era frutto di un singolo consigliere che lo ha presentato, bensì un atto politico deciso dal Partito Democratico, discusso e valutato anche da chi oggi siede ancora nella giunta regionale. Un atteggiamento molto grave che, se confermato dalle indagini, dovrebbe portare alle dimissioni di diversi esponenti Pd che oggi siedono a vario titolo a Palazzo del Pegaso – sottolineano i consiglieri di Fdi – È nell’ambito della commissione d’inchiesta che Fratelli d’Italia ha fatto emergere due atti rilevanti: il primo che la giunta regionale nel 2018 aveva istruito la proposta dei conciatori ricevendo il no degli uffici della Regione, ed il secondo che nel 2019 l’ex presidente Enrico Rossi, a nostra precisa domanda, aveva collocato nell’ottobre 2019 la sua chiacchierata con il consigliere Pieroni durante la quale definì “una cazzata” l’emendamento che voleva portare avanti il gruppo consiliare del Pd. Mesi prima che arrivasse poi la legge all’interno della quale fu inserito l’emendamento”.

Come minoranza non solo avevamo chiesto di non chiudere i lavori della commissione d’inchiesta ma di riprenderla anche al momento in cui la magistratura avesse chiuso l’indagine e compiuto ulteriori passi decisivi – spiegano Torselli, Capecchi e Petrucci – La commissione d’inchiesta si è rivelata zoppa perché non abbiamo potuto ascoltare nessuna delle persone coinvolte nell’indagine della magistratura. Per noi resta da approfondire tutto il capitolo dell’accordo di programma, tutto il tema dei rapporti tra l’associazione dei conciatori e la politica ed in particolare con il Pd. Il capo di gabinetto, come era Ledo Gori, deve essere colui che trasmette le volontà politiche del presidente alla struttura regionale e non colui che va a cena con gli imprenditori parlando di questioni relative al governo della Regione”.