le prime reazioni |
Politica
/

Deidda aspetta le Carte, Giglioli: “Non siamo di fronte a una condanna”. Ma per l’assemblea No Keu: “Il quadro è inquietante”

24 novembre 2022 | 21:48
Share0
Deidda aspetta le Carte, Giglioli: “Non siamo di fronte a una condanna”. Ma per l’assemblea No Keu: “Il quadro è inquietante”

Una Città in Comune e Rifondazione Comunista: “Le bonifiche non sono partite”. Mazzetti: “Avvelenato un territorio mentre la politica era distratta”

Le notifiche vere e proprie arriveranno nei prossimi giorni e l’evento era stato quanto mai annunciato. Il terremoto politico però c’è stato tutto e ancora scuote l’intero mondo politico fra Pisa e Firenze. L’epicentro, neanche a dirlo, è Santa Croce sull’Arno, dove la notizia degli avvisi di chiusura indagini sulla maxi inchiesta keu(questa) è arrivata in mattinata.

I commenti politici, poi, non si sono fatti attendere, mentre le parole dei primi interessati all’intera vicenda ancora aspettano l’ultimazione delle notifiche. E’ il caso della sindaca Giulia Deidda, che raggiunta al telefono da Il Cuoio in Diretta ha rimandato una presa di posizione più completa al momento in cui sarebbe avvenuta la notifica sulla fine dell’indagine: “Non ho ancora niente in mano. So quello che so dai giornali – dice la prima cittadina di Santa Croce –. Appena avrò avuto modo di leggere le carte, parlerò“. Nessun commento, al momento, da nessuna delle altre persone coinvolte nell’intera vicenda, mentre nell’ambito del mondo politico il primo a dire la sua è il sindaco di San Miniato Simone Giglioli: “Bene che sia finita l’inchiesta, segno che la giustizia fa il suo corso – dice il primo cittadino sanminiatese –. Chi ha sbagliato naturalmente pagherà, ma il processo non è ancora iniziato e non siamo di fronte ad una condanna”.

Di “quadro inquietante” parla, invece, una dei portavoce dell’assemblea permanente No Keu di Empoli, Samuela Marconcini. “La magistratura – dice – naturalmente  farà il suo corso ma il problema è innanzitutto è politico ed economico. I contorni che emergono sono probabilmente più estesi di quanto pensavamo all’inizio e sappiamo che probabilmente la politica si sbrigherà a dire che non siamo di fronte a condanne. La questione giudiziaria per noi però è secondaria: è stata fondamentale nel far venire fuori il caso, ma resta il fatto che il problema riguarda la produzione dei rifiuti industriali. Ci chiediamo ancora una volta se possiamo andare avanti con un sistema che produce rifiuti che non sa come smaltire. Abbiamo letto in questi giorni che a Peccioli, a seguito di uno studio portato avanti insieme all’Università di Pisa, si sta parlando di mettere in sicurezza il Keu presente nei terreni in situ. Ci chiediamo se lo stesso avverrà ad Empoli, dove per tantissime famiglie che vivono lungo l’ormai tristemente nota Strada 429 l’allaccio all’acquedotto comunale non c’è. Il Keu, invece, è sempre tutto sotto il manto stradale”.

Una Città in Comune e Rifondazione Comunista

Tuonano, intanto, le forze politiche. “La chiusura delle indagini – dicono la lista pisana Una Città in Comune e Rifondazione Comunista – conferma quanto emerso già con l’avvio della inchiesta: l’esistenza di un vero e proprio intreccio tra politica, affari e mafia volto ad evitare i controlli ambientali e così garantire lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari grazie alla collaborazione di imprese controllate dalla ‘ndrangheta calabrese. Conferma anche che tale intreccio vede coinvolti i vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce e figure chiave del potere amministrativo locale e regionale del Partito Democratico (dall’ex segretario di gabinetto prima di Enrico Rossi e poi di Eugenio Giani, Ledo Gori, al consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni, alla sindaca di Santa Croce e presidente del Polo Tecnologico Conciario Giulia Deidda). Migliaia di tonnellate di rifiuti contaminati utilizzati illegalmente hanno così avvelenato la nostra terra per un lungo periodo. Oggi, a distanza di più di un anno da quando è emersa pubblicamente l’inchiesta keu, le bonifiche non sono partite: il risultato è che, a fronte dei profitti illeciti derivanti da questo connubio tra politica, imprenditoria e criminalità, restano ancora contaminate aree in tutta la provincia, con quello che questo comporta per la popolazione.

Che il distretto del cuoio fosse permeabile all’ingresso della criminalità organizzata e del suo denaro illecito da riciclare era emerso chiaramente già dal maggio 2018 con l’inchiesta Vello d’oro della stessa Dda di Firenze. Che gli imprenditori e le società di depurazione si fossero liberati abusivamente degli scarichi inquinanti non trattati, senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali e sulla salute dei cittadini, era già emerso da alcuni episodi occorsi in passato. Ma dal quadro delle indagini emergerebbe un vero e proprio sistema di corruzione e penetrazione della ‘ndrangheta, ramificato negli organi di controllo regionale e gestito direttamente dagli imprenditori del cuoio in grado di interagire direttamente con la politica. Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta, a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe ben altre scelte rispetto a quelle che si stanno prendendo. Infatti ad ogni livello si sta procedendo ad allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione a favore degli interessi delle aziende e dei profitti privati, e facilitando così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie. Esattamente l’opposto di quanto andrebbe fatto, a partire da chi governa il territorio”.

Erica Mazzetti

“Un territorio – sottolinea Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia e componente VIII Commissione ambiente – è stato avvelenato dalle mafie con i rifiuti derivanti dal ciclo keu, mentre la politica locale e regionale era ‘distratta’. È bene che la giustizia faccia piena luce su tutto ciò che è successo per il bene dei cittadini e dell’ambiente. Il Pd in Regione Toscana ha sempre evitato di chiarire a fondo la vicenda. Del resto, a ricevere gli avvisi di garanzia ci sono anche dirigenti di enti pubblici e politici. Per quanto riguarda la Commissione di cui faccio parte, farò il massimo per sostenere la richiesta di giustizia dei cittadini e per appurare fatti e responsabilità. Contro le mafie e le connivenze”.

Elena Meini

Di “fatto molto importante che servirà a fare chiarezza su una complessa e grave vicenda” parla invece la portavoce della Lega e consigliera regionale Elena Meini. “Ci sono almeno tre elementi che qualificano questa inchiesta – dice la capogruppo in consiglio regionale, già Presidente della Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e la criminalità organizzata –. Il primo di natura politica; il secondo di natura ambientale; il terzo è l’aspetto giudiziario. Su quest’ultimo, è opportuno rinnovare la piena fiducia verso l’operato della Magistratura e, nel rispetto dei principi costituzionali di garanzia, confidare che, a tempo debito, vengano condannati i soggetti che hanno compiuto illeciti.

Dal punto di vista della tutela ambientale, siamo consapevoli che ci siano stati, fino al recente passato, gravi problemi per quanto concerne il sistema di trattamento, recupero e smaltimento dei reflui industriali conciari. Un sistema che ha goduto di finanziamenti pubblici e di deroghe strutturate su di un accordo di programma datato 2003. Nella relazione di minoranza, e lo dico in qualità di chi ha presieduto la Commissione di inchiesta sul Keu, abbiamo evidenziato tutte le criticità di un sistema che ha agito in modo non trasparente, ma soprattutto senza una chiara rendicontazione delle spese finanziate attraverso risorse regionali. Abbiamo anche evidenziato come il sistema di deroghe sia stato strutturato su un progetto ancora fumoso e non certo, in termini di efficacia, che di fatto si è concretizzato nel non rispetto dei parametri di Legge.

Rimane, poi, ancora aperta la questione politica ed istituzionale, che ha riguardato il famoso ‘emendamento’ ed il ruolo dell’allora presidente del consiglio regionale Giani. Ma, c’è anche la questione della nomina del Capo di gabinetto, Ledo Gori, che fu fatta, dal neo Presidente della Giunta, all’indomani della sua proclamazione. Ma ciò che credo opportuno, altresì, evidenziare è che, a fronte di finanziamenti che potrebbero essere stati indebitamente erogati per spese estranee all’accordo di programma, in quanto non pertinenti o non previste, si potrebbero aprire scenari preoccupanti per tutto il distretto tali da avere gravi ripercussioni anche verso moltissime società, imprenditori e lavoratori che hanno da sempre rispettato le leggi. Infine, sempre dal punto di vista politico istituzionale, sarebbe stato almeno opportuno, almeno un ridimensionamento del ruolo dell’attuale dirigente del settore ambiente (Edo Bernini), che, invece, nonostante le gravi ipotesi di reato, ha continuato – e continua ad oggi – a ricoprire un ruolo delicato quanto strategico, cioè quello dei controlli e autorizzazioni ambientali, e che ha oltretutto firmato il parere della Regione sulla nave gasiera di Piombino”.