“Santa Croce sull’Arno vive nel più totale degrado”, la ricetta di Manfrin e ItalExit



“Quella che ci propinano e con cui si riempiono la bocca non è inclusione, al contrario è una ghettizzazione”
“Quella che ci propinano e con cui si riempiono la bocca non è inclusione, al contrario è una ghettizzazione“. Non usano mezzi termini il coordinatore politico di Italexit provinciale di Pisa Giovanni Pezone e il vice coordinatore provinciale e coordinatore della sezione di Santa Croce sull’ArnoAlessandro Manfrin per descrivere la cittadina conciaria.
Prima e dopo aver presidiato il gazebo in piazza Matteotti, i due si sono concessi un giro nei vicoli del centro e Manfrin “ha constatato che Santa Croce vive nel più totale degrado”. Perché “Il centro è completamente abitato da immigrati, l’incuria e l’inciviltà la fanno da padrone, ci sono bottiglie di vetro ovunque, bambini piccoli che gironzolano senza genitori, gruppi di adolescenti non propriamente raccomandabili. E le attività commerciali praticamente non esistono più, il bar Giannini chiude ‘stile coprifuoco’ e così abbiamo un centro esautorato del suo essere cuore pulsante di una comunità. Un centro ‘morto’ commercialmente e senza identità, che a maggior ragione dovrebbe essere vivo anche le sere d’estate”.
Secondo Manfrin, quindi, “servono politiche di inclusione serie e rigorose, che non siano a discapito della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Come prima cosa l’Amministrazione dovrebbe fare un censimento sugli immigrati che abitano il centro, conoscere i contratti di locazione per capire come sono e se ci siano eventuali irregolarità, anche su eventuali casi di sovrannumero di occupanti per abitazione.
Censire tutte le abitazioni popolari del Comune, individuare altri immobili di proprietà comunali e intervenire per renderli abitabili. Ritengo che un vero atto di integrazione sia quello di collocare gli immigrati in modo omogeneo sul territorio comunale così da rendere le località e i quartieri con una giusta proporzione di residenti italiani e stranieri evitando così aggregazioni in una sola zona che altrimenti creano dei veri e propri ghetti.
Creare programmi di accesso a lavori socialmente utili, obbligatori per i disoccupati, al fine di ottenere accesso a sussidi e bonus. Questo responsabilizzerebbe gli immigrati, scoraggiando i bivacchi, con l’intento di farli sentire parte attiva della pubblica attività. Creare iniziative di scambio culturale così da incentivare un’integrazione sana e costruttiva per tutta la comunità.
Si deve prendere contatto con la realtà che un’integrazione infinita non è realizzabile ed economicamente sostenibile. Essa è caricata sulle spalle e sulle tasche di tutta la comunità che sta vivendo una recessione economica di portata storica. Quindi si deve avere il coraggio di dare uno stop a nuove residenze o domicili di immigrati, se non quelli per ricongiungimento familiare. ItalExit si propone come unica forza politica in grado di dare una scossa al sistema, che ha dimostrato di essere un ‘unicum’ centro sinistra centro destra, senza che nessuno abbia il coraggio di dare una vera svolta al Paese”.