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Scuola di Marti, “Minimizzazione del problema e mancanza di volontà di trovare alternative”

25 marzo 2022 | 18:28
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Scuola di Marti, “Minimizzazione del problema e mancanza di volontà di trovare alternative”

Squarcini: “Il comportamento suggerisce che la situazione è molto complicata e lontana da una soluzione”

“Purtroppo ormai è chiaro: la continua minimizzazione del problema, la poca trasparenza e la mancanza di volontà di trovare alternative che invece potrebbero alleviare con poco sforzo la situazione del plesso di Marti, suggerisce che la situazione è molto complicata e lontana da una soluzione“. Così la capogruppo di Montopoli del CambiamentoSilvia Squarcini commenta le dichiarazioni del sindaco di Montopoli Valdarno Giovanni Capecchi e dell’assessore Alessandro Varallo sui lavori alla scuola di Marti (qui).

Un chiarimento dell’amministrazione che, per Squarcini, “Complica e confonde ulteriormente le cose. È inaccettabile in primo luogo che si parli di lasciare spazio ad ‘aspettative inutili’ dei genitori, quando già ad ottobre tutte le soluzioni discusse pubblicamente sono state presentate come soltanto provvisorie e in vista di una pronta riapertura del plesso recuperato. Inoltre, è impossibile, al di là dell’iter del contributo regionale ottenuto dal Comune, che vista l’urgenza non solo non sia stato dato seguito alla progettazione esecutiva in 6 mesi, ma che soprattutto non si sia tenuto conto, o opportunamente spiegato, dell’effettiva complessità della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, immaginando alternative valide, come il noleggio o l’affitto di strutture temporanee. Anch’esse, tra l’altro, avevano la possibilità di essere finanziate dalla Regione.

Oltretutto, già all’atto dell’approvazione dello studio di fattibilità con cui il comune ha partecipato con successo al bando regionale per la concessione del contributo, era allegato e disponibile un cronoprogramma che, in modo chiaro, proponeva una tempistica di 75 giorni per la progettazione esecutiva e affidamento lavori. Le parole del Comune sono quindi contraddette dai fatti: se per ragioni tecniche l’iter si è così dilatato, fino a diventare così incerto da non permettere alcuna comunicazione che possa generare ‘aspettative inutili’, perché non renderlo pubblico e parallelamente trovare soluzioni alternative?”.