Ucraina, Putin ha dato l’ordine. Appello dei sindaci della Metrocittà. Mazzeo: “Scelta da condannare”, Donne Demm: “Non sia un tempo di guerra, violenza e sopraffazione”

Il presidente del consiglio regionale: “Violare il diritto internazionale mette in pericolo tutto il mondo”
Putin ha dato l’ordine: iniziata l’invasione. Il ministero della difesa russo: “Con armamenti ad alta precisione vengono neutralizzate infrastrutture militari di difesa contraerea, aeroporti militari e l’aviazione dell’esercito ucraino”.
“Stamane ci siamo svegliati con una notizia che nessuno di noi avrebbe mai voluto leggere: la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina – commenta il presidente del consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo -. Un attacco ingiustificato e ingiustificabile.Putin ha preferito la forza e le armi alla pace. Una scelta che va condannata da tutta la comunità internazionale, con forti sanzioni, affinché nessun altro possa fare quello che sta facendo Putin. Violare in questo modo il diritto internazionale mette in pericolo tutto il mondo. Putin ci ripensi, fermi le operazioni. La Toscana è e sarà sempre terra di pace ed è vicina al popolo e alle istituzioni ucraine in questo momento drammatico”.
Donne Demm di Pisa
“Sono giorni difficili questi – anche secondo le Donne Demm di Pisa -, soffiano venti di guerra nel cuore dell’Europa. E’ ormai sotto gli occhi di tutte e tutti che la tensione e la minaccia di un imminente conflitto in Ucraina siano generate esclusivamente da interessi di geopolitica economica tra due schieramenti storici: gli Stati Uniti d’America e la Repubblica Russa.
Da una parte un impero, come nella sua conferenza stampa Vladimir Putin ha definito la Russia, che riconosce l’indipendenza delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, violando i confini territoriali dell’Ucraina. Dall’altra parte vediamo il presidente degli Stati Uniti Biden e l’Europa varare sanzioni economiche, come risposta all’azione russa, al fine evitare un conflitto diretto e armato. In mezzo a tutto ciò assistiamo a corsi e ricorsi storici. Il cuore dell’Europa è permeato da secoli da un mosaico di etnie, gruppi di tradizione, lingue e culture che difficilmente si potranno separare e lo abbiamo già visto con la guerra dei Balcani.
Stiamo assistendo a livello globale all’esasperazione di sovranismi e militarismi, messi in atto ed enunciati o per difesa o per dimostrazione di maggiore forza, che nulla o poco hanno a che vedere con la via della diplomazia vera, della pace e della cooperazione internazionale. Nel frattempo migliaia di persone fuggono dalle proprie case, sfollati e giovani rivendicano l’autonomia della propria terra. L’Europa oggetto di spartizioni, di prove di forza, di pesi e contrappesi economici deve reagire e tradurre i valori della pace, della solidarietà, della giustizia dei diritti umani, del sostegno al progresso e all’emancipazione dei suoi popoli in un’azione ferma che non può che essere l’incontro, il dialogo e la mediazione pacifica tra interessi contrapposti.
Come Donne Democratiche ci appelliamo alle Istituzioni, agli Stati coinvolti e a tutta la società civile perché questo tempo non sia un tempo di guerra, di violenza e di sopraffazione, dove solo la logica del patriarcato sovranista e militarista faccia da timone per uscire dalla tempesta della crisi in Ucraina.
Sappiamo cosa succede alle donne durante le guerre: violenze sistematiche, intenzionali e irreversibili. Sul corpo delle donne sono state attuate occupazioni nazionaliste, giustificando lo stupro di guerra che oggi, nei conflitti contemporanei, assume una valenza più complessa. E’ una parte strategica ed offensiva, una vera e propria “arma” sul campo di battaglia, che diventa appunto il corpo femminile, per l’annientamento totale del nemico. Noi donne democratiche rivendichiamo l’importanza di una rivoluzione della cura, che sia anche una rivoluzione di pace non bellicosa ma costruttiva, dialogante e lungimirante.
Chiediamo all’Europa democratica che si faccia sentire, non come un terzo elemento accessorio tra Stati Uniti e Russia ma, forte della sua esperienza secolare, come un’Unione di popoli che, nella propria tradizione, custodisce il seme dell’accoglienza, delle differenze, della convivialità delle nazioni, dei diritti umani e della democrazia civile e sociale. Ora è il momento di alzare la voce per la pace”.
Nardella e i sindaci della Metrocittà Firenze
“C’è sempre lo spazio per una trattativa se davvero lo si vuole aprire. Se si ha cuore la vita dei figli degli altri come dei propri – perché né gli uni né gli altri sono invulnerabili – si è sempre in tempo a fermarsi. La risposta non è mai nella guerra, nell’attacco armato, nell’illusione di poter dirigere i conflitti come da una cabina di regia che ci porta sullo schermo un terribile spettacolo visto dall’alto, ma senza entrare nella carne, nel cuore, nella mente delle persone.
Come sindaci della Città Metropolitana di Firenze ci rivolgiamo alle autorità russe perché sospendano l’invasione dell’Ucraina, un Paese che ha profonde ferite nella sua storia, e i bombardamenti. Tutti si fermino in presenza di gesti di buona volontà e ascolto. Una grande potenza che si è sentita umiliata dall’aggressività di una parte del mondo che ha puntato ad arricchirsi anche su di lei e ancora di più dopo il 1989 e la fine dell’Unione Sovietica, rischia ora di dissipare un capitale di cultura, amicizia, rispetto che ha sempre legato l’Italia alla Russia e all’Est europeo. Per noi Russia e Ucraina sono Europa e c’è bisogno di tutti per fermare un’involuzione legata ovunque all’accaparramento del risorse e delle fonti energetiche, con disprezzo per la vita umana. Non sarà un’altra guerra a risolverla, semmai l’approfondirà.
I problemi tra Russia e Ucraina e il loro rapporto con l’Occidente si è aggravato negli ultimi anni nell’insensibilità generale – bisogna riconoscerlo – ma si può tornare sui propri passi dando prospettiva a tutti. Nei nostri territori vivono più di 2330 ucraini, più di 800 russi e di 100 bielorussi. Vivono con noi, molti e molte di loro aiutano i nostri anziani, altri si sono inseriti in tante altre attività delle nostre comunità. Facciamo nostra la loro angoscia e chiediamo a tutti di non credere alla presunta forza risolutiva della guerra. Da queste nostre città, in questi giorni impegnate a dare un futuro pacifico al Mediterraneo, scongiuriamo di abbassare le armi, di non avvelenare la terra, di fare respirare i cieli, di sentire il pianto dei bambini, di salvare tutti”.