Profughi dall’Afghanistan, i sindaci Pd del Cuoio rispondono all’appello dell’Anci

I primi cittadini: “Il territorio pisano ha una storia di accoglienza e di integrazione che noi onoreremo anche così”
Rispondono in massa i sindaci della provincia di Pisa all’appello dell’Anci per l’accoglienza dei profughi provenienti dall’Afghanistan tornato in mano ai talebani. Ad accoglierlo, infatti, sono stati i primi cittadini di area Pd: per il territorio del Cuoio, quindi, Gabriele Toti per Castelfranco, Giovanni Capecchi per Montopoli, Simone Giglioli per San Miniato e Giulia Deidda per Santa Croce sull’Arno.
“Rispondendo all’appello alla mobilitazione del nostro segretario nazionale e a quelli lanciati da tante Ong, organizzazioni, reti civiche e istituzionali, a partire dall’Anci e dal consiglio regionale della Toscana – si legge nell’appello – come sindaci e amministrazioni di area Pd della provincia di Pisa sentiamo il dovere e la responsabilità di fare fino in fondo la nostra parte rispetto al dramma che stanno vivendo tante donne, bambini e profughi in fuga dall’Afghanistan. Saremo pronti ad accoglierli nei modi e nei tempi che le sedi e i soggetti istituzionali e civili preposti definiranno”.
“Se da un lato drammi umanitari del genere possono essere affrontati solo in un quadro internazionale di impegno corale e condiviso – prosegue l nota – che veda anzitutto l’Europa protagonista, dall’altro nessuno sforzo può essere sufficiente se poi chi concretamente governa i singoli territori e le singole comunità non risulta in grado di reggere l’impegno richiesto e necessario. Il territorio pisano ha una storia di accoglienza e di integrazione che noi onoreremo anche così“.
“Come comunità democratica – concludono i sindaci .- riteniamo questo un impegno assolutamente coerente con i nostri valori ma soprattutto un compito e un contributo doveroso verso un dramma immane che coinvolge la vita di tante donne, bambini e uomini che in queste ore sono costretti a subire violenze e soprusi inaccettabili e che vedono messi in discussione i loro diritti fondamentali”.
Foto centro diritti umani università di Padova