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Garante della disabilità in Consiglio, Pilastri (Lega): “Contro di me odiose falsità, medito la querela”

14 giugno 2021 | 12:22
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Garante della disabilità in Consiglio, Pilastri (Lega): “Contro di me odiose falsità, medito la querela”

Il consigliere comunale ricostruisce la seduta dei veleni: “Ho fatto applicare correttamente il regolamento”

Non si fa attendere ed è durissima la risposta del consigliere comunale della Lega, Leonardo Pilastri, ai gruppi consiliari di Pd e Orgoglio Fucecchiese, che lo hanno accusato di aver voluto zittire in Consiglio il nuovo garante per le disabilità.

“In relazione alle dichiarazioni dei gruppi consiliari Pd e Orgoglio Fucecchiese – esordisce Pilastri – che contengono riferimenti personali alla mia onorabilità e addirittura offese, in un quadro caratterizzato da un assoluto stravolgimento della realtà dei fatti in modo assolutamente strumentale, ritengo opportuno riportare quanto segue, allo scopo di dare una corretta informazione su quanto avvenuto durante il consiglio comunale dello scorso 11 giugno. La seduta è iniziata con la presenza alla seduta (in modalità online) del signor Gasperini, nominato dal sindaco di Fucecchio “garante delle disabilità” del Comune, che il presidente aveva, motu proprio, autorizzato a relazionare al Consiglio sulla propria funzione. Nonostante che ciò non fosse previsto all’ordine del giorno della seduta, dato l’interesse e l’importanza dell’argomento, e data la mia personale disponibilità a collaborare con il signor Gasperini sui temi in futuro, ho ritenuto opportuno non intervenire per quella che si stava già prefigurando, comunque, come violazione regolamentare”.

“Il problema è che, una volta terminato il suo intervento – spiega Pilastri – il signor Gasperini, invece di essere salutato dal presidente ed invitato a lasciare la seduta, come prevede il regolamento ed in analogia a quanto accade normalmente, per esempio, per i componenti del collegio dei revisori dei conti, ha continuato a partecipare alla seduta anche quando essa è entrata nella sua fase formale – dice Pilòastri – A quel punto, non ho potuto fare a meno di intervenire, per chiedere se, all’insaputa dei consiglieri, il presidente avesse trasformato la seduta da “ordinaria” a “aperta”, che, per regolamento, prevede appunto la partecipazione libera di ogni cittadino alla seduta. Siccome è stato confermato che la seduta era “ordinaria” e “formale”, quindi con la partecipazione dei soli consiglieri e del sindaco, chiedevo l’applicazione dell’articolo 43 del regolamento comunale, che recita “E’ consentita la presenza dei dirigenti, del personale comunale e di esperti o consulenti esterni al solo scopo di relazionare sugli argomenti in trattazione”. Quindi: non ho mai proferito le parole “allontanamento immediato” con toni ostili nei confronti di Gasperini, che stimo per il suo continuo impegno sul tema della disabilità, ma ho chiesto semplicemente il rispetto del regolamento consiliare“.

“Non è vero, inoltre – prosegue Pilastri – che dopo l’intervento di Gasperini “era facile prevedere che i gruppi avrebbero rivolto un caloroso saluto al loro ospite”, visto che, dopo il suo intervento, la seduta formale aveva preso il via senza che il presidente intervenisse. Ancora, non è vero che Gasperini “era stato invitato dal Consiglio” a questa seduta, visto che si era solo parlato, in una delle precedenti sedute, soltanto in modo generico ed informale di tale evenienza. Non è vero, infine, che il mio intervento “ha provocato il palese imbarazzo dei gruppi di destra”, visto che il capogruppo di Forza Italia, Testai, ha fatto un intervento dove ha evidenziato il fatto che tutti si auspicano di lavorare insieme al signor Gasperini in modo proficuo e che nessuno avrebbe potuto eccepire niente riguardo la sua presenza se il presidente avesse, semplicemente, applicato il regolamento ed informato, preventivamente, i capigruppo. In questo mare di falsità, la maggioranza si è dimenticata di riportare forse il punto più importante, ossia che il presidente, dopo il mio intervento ha preso atto della situazione ed in ossequio al regolamento, invitava il signor Gasperini a lasciare la seduta“.

“Da quel momento si è scatenato un putiferio – dice ancora –  con i consiglieri di maggioranza e del movimento Cinque Stelle che esprimevano tutta una serie incredibile di odiose valutazioni personali nei miei confronti riguardo al fatto che avevo mancato di rispetto ad un ospite. Per sgombrare il campo da ogni illazione e strumentalizzazione, preciso che ho un disabile fra i miei parenti più stretti, che conosco perfettamente le difficoltà che si trova ad affrontare ogni giorno in un mondo che non tiene in adeguato conto dei suoi bisogni e delle sue necessità e che ho sempre cercato, durante la mia vita, di fare qualcosa per rendere migliore la vita dei nostri amici più sfortunati di noi. Per questo, la reazione scomposta e strumentale di quei consiglieri durante la seduta mi aveva già fatto molto male. Ma ancora più male mi ha fatto leggere le stesse dichiarazioni redatte con un linguaggio odioso, con l’obiettivo di attaccare il mio onore e la mia dignità di uomo su un tema delicatissimo come quello delle disabilità, a cui, come detto, sono particolarmente sensibile, proferendo, addirittura, offese dirette nei miei confronti (viene riportata una dichiarazione del capogruppo Pd Cafaro che dice, testualmente, che bisogna prendere le distanze “dalle insolenze di Pilastri”).  Da notare che questo attacco personale non rappresenta che l’ultimo di una serie iniziata sin dal 2019, con cui la Sinistra ha cercato in tutti i modi di azionare la “macchina del fango” di sovietica memoria, nei confronti di un rappresentante dei cittadini che, evidentemente, dà loro molto fastidio con le sue azioni a tutela delle garanzie democratiche, delle libertà e dei diritti dei cittadini. E la sinistra ha portato spesso tali attacchi con parole di vero e proprio odio, strumentalizzando in modo increscioso i temi sociali più delicati ed importanti. Evidentemente, dà molto fastidio un rappresentante dei cittadini che non è un politico di professione, che non ha tessere di partito e che ha come unico scopo della sua attività politica quello di mettere a disposizione quello che sa fare e che ha fatto negli ultimi 35 anni per cercare di risolvere i tanti problemi dei concittadini”.

“Finora avevo evitato di replicare – spiega – sperando che, alla lunga, si comprendesse che in consiglio comunale non si può più continuare a fare quello che si vuole, in spregio ai regolamenti e che le forze politiche che si ergono quotidianamente a paladini “contro lo spargimento di odio” capissero che i modi dell’agire politico dovrebbero essere improntati al rispetto reciproco. Ciò non sta accadendo, anzi, si continua ad alzare il tiro della campagna di provocazione e di odio personale nei miei confronti, ed è per questo che è giunto il momento di dire basta, ed è per questo che sto seriamente valutando di sporgere querela nei confronti di coloro che cercano spudoratamente, sistematicamente e strumentalmente, ormai da mesi, di infangare il mio onore e la mia dignità”.