Centinaia in piazza per la manifestazione ‘No Keu’: “Siamo tutti vittime”






Corteo lungo la regionale 429, la ‘strada dei veleni’ sotto la lente dell’inchiesta della Dda. Grande assente il comprensorio del Cuoio con qualche eccezione
“Abbiamo visto svalutare i nostri sogni e adesso non abbiamo altro che un’abitazione a 50 metri da una discarica abusiva e tossica”. Questo il grido d’allarme dei circa duecento manifestanti che questa mattina (24 aprile) si sono riuniti in presidio nel piazzale della Casa del Popolo di Sant’Andrea Fontanella, piccola località a sud di Empoli.
Residenti dei quartieri e delle frazioni vicino all’ormai celeberrima strada 429, associazioni, ma anche le prime forze politiche, della sinistra radicale, a sostegno della lotta e delle legittime paure di una comunità scossa dall’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti del settore conciario. In una parola: l’assemblea permanente No Keu, che oltre a chiamare a raccolta le forze intorno ad una serie di parole d’ordine, ha iniziato una raccolta firme da presentare a tutti i comuni coinvolti.
Le paure dei residenti
Fra i compiti dell’assemblea, anche dare sostegno a tutte le famiglie che in questi giorni stanno approntando a spese loro le analisi delle acque dei pozzi. La Regione, dopo l’esplosione dello scandalo seguita alle rivelazioni sull’inchiesta in corso della Dda di Firenze, si è proposta di pagare le analisi, ma in tanti lo stanno facendo in autonomia. “Si è spezzato un legame di fiducia. Tanti non si fidano più di Arpat – dice Samuela Marconcini, fra i portavoce dell’assemblea No Keu. – Il rischio è che gli effetti sulle falde e quindi sul territorio comincino ad arrivare fra anni. Tutto ciò è inquietante”. “Qua non abbiamo l’acquedotto, noi con l’acqua dei pozzi ci cuciniamo e ci laviamo – è il grido di Dario Mandriani, residente della zone ed uno dei portavoce dell’assemblea. – Abbiamo assoluta necessità di acqua pubblica nelle nostre case, di bonifica e tutela del nostro territorio, di risarcimenti per chi ha avuto una svalutazione enorme della sua casa e quindi del lavoro e dei risparmi di una vita, ma anche di giustizia e pene certe per tutti i responsabili”.
Fra gli aderenti alla manifestazione il comitato Arci Empolese Valdelsa Aps, l’Anpi, Buongiorno Empoli – Fabbrica Comune, gruppo Consiliare di Empoli, Montelupo è partecipazione – Gruppo Consiliare di Montelupo, Non Una di Meno – Empoli, Potere al popolo Empolese Valdelsa, Prc-Rifondazione Comunista, Settembre Rosso, Toscana a Sinistra. Sigle a cui si sono aggiunte poi anche Biodistretto Montalbano, Circolo Arci Fontanella, Circolo Arci Sant’Andrea, Fai (Federazione anarchica italiana) sezione empolese, Fai (Federazione anarchica italiana) sezione Castelfiorentino, Forum delle donne di Certaldo.
La stoccata al Comprensorio del Cuoio e al sistema moda
“Immaginiamoci allora un abitante della 429 che va a comprarsi un paio di scarpe o un giacchetto di pelle – sono le parole, taglienti, gridate al microfono dagli esponenti dell’assemblea. – Forse fino a ieri lo ha fatto senza pensarci, adesso non potrà fare a meno di chiedersi se dietro quel cuoio c’è stato o no utilizzo di cromo esavalente che forse sta inquinando le falde acquifere di casa sua”.
Ed è stato proprio il Comprensorio del Cuoio il grande assente della manifestazione. Una rumorosa assenza al presidio, denunciata a mezza bocca anche dai tanti presenti fra la folla. Centro di uno scandalo di cui qui si sentono tutti vittime, ma assai poco evidente nelle persone e nelle sigle presenti, con l’eccezione di alcuni suoi esponenti e aderenti al presidio, come l’Unione Inquilini Valdarno Inferiore, Rifondazione Comunista e Partito Comunista Zona Cuoio.
“L’assemblea è permanente perchè dovremo andare oltre la rabbia e lo sconcerto di questi giorni. Serve ripensare un modello di sviluppo ed economia – ha dichiarato Marconcini. – Dobbiamo essere capaci di costruire qualcosa a lungo termine, e per farlo occorre andare a cercare le cause vere, profonde di questa situazione. Perché siamo arrivati a questo punto? Com’è possibile? Dobbiamo spostare la nostra attenzione al cuore del problema, che in questo caso è il comprensorio del cuoio, che dà lavoro a circa 6-8mila persone e produce il 98% del cuoio a livello italiano (il 70% a livello europeo), ma come lo produce? La maniera più veloce, e vengo al punto che più vi interessa, è utilizzare il cromo esavalente, che permette una produzione maggiore in tempi brevi, e da lì si genera il problema dello smaltimento di una sostanza altamente inquinante. Allora la domanda che sorge spontanea è: ma si può produrre in maniera diversa? Beh, sì, esistono sostanze vegetali, come i tannini, che permetterebbero la concia delle pelli in maniera del tutto naturale. Non sono un’esperta, ma immagino che nel secondo caso il prodotto finito – che è naturale, ma richiede più tempo per la lavorazione – costi di più. Quindi abbiamo da una parte un prodotto inquinante che costa meno, e dall’altra un prodotto naturale che costa di più: cosa scegliereste voi?”.
Evidente, poi, la volontà di organizzare qualcosa proprio lì, a Santa Croce, dove tutta questa storia è iniziata. “Dobbiamo costruire questa inedita alleanza tra residenti della 429 e lavoratori delle conce, perché siamo tutti vittime di questo sistema – ha affermato Marconcini. – Unirci, come cittadini, come lavoratori, come consumatori, per un unico obiettivo: risanare la società. Se c’è una cosa positiva che ci ha lasciato la pandemia, è la consapevolezza che quello che sembrava immodificabile fino a poco tempo fa, invece può cambiare”.
“Certamente tutto questo nella mia terra, la zona del Cuoio, non è un fulmine a ciel sereno – ha dichiarato il portavoce dell’Unione Inquilini del Comprensorio Luca Scarselli. – Basta ricorcare, oltre alle dichiarazioni del pentito Schiavone, anche altri fatti, come quelli che riguardarono anni fa il depuratore di Ponte a Cappiano, dal quale sono stati sversati direttamente in Usciana reflui maldepurati con un danno stimato fra i 15 ed i 20 milioni di euro. Senza dimenticare anche le 5 interdittive antimafia ad altrettante aziende nella seconda parte del 2020. Ci sono state poi altre operazioni come “Blue Mais” e “Vello d’Oro” che hanno toccato anche la nostra zona”.
Toscana terra di mafia
“La Toscana purtroppo si rivela per l’ennesima volta terra di mafia, come già era emerso dalle rivelazioni di Carmine Schiavone (cugino del più famoso “Sandokan”), che alla fine degli anni Novanta aveva descritto il traffico di rifiuti dalla provincia di Pisa seppelliti in Campania – hanno ricordato i portavoce del presidio. – Quel che c’è di nuovo questa volta è il fatto che i rifiuti non sono stati spediti altrove, ma sono rimasti qui, in una logica peversa del chilometro zero, e hanno visto il coinvolgimento pesante di politici locali. Quanto a stabilire le responsabilità, gravi o meno, dei singoli, ci penserà la magistratura; a noi interessa affrontare una prospettiva più ampia, nella consapevolezza che non sono (soltanto) i singoli a determinare una situazione di illeciti diffusi, ma un complesso sistema di vantaggi reciproci tra imprenditori e politici, e una gigantesca convenienza economica nello smaltire i rifiuti speciali e pericolosi (si parla, per i conciatori del comprensoio del cuoio, di un risparmio di 28 milioni di euro) tramite scorciatoie illegali”.