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L’allarme della Fondazione Caponnetto: “Toscana divorata dalle mafie, la classe dirigente ha fallito”

16 aprile 2021 | 16:07
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L’allarme della Fondazione Caponnetto: “Toscana divorata dalle mafie, la classe dirigente ha fallito”

Le condanne bipartisan dopo la maxi-operazione della Dda di Firenze e le preoccupazioni per i livelli occupazionali. Le pressioni delle opposizioni su Giani: “Dia spiegazioni”

“I nostri report, negli anni, ci hanno reso antipatici a molti, ma avevamo e abbiamo ragione  L’importante operazione antimafia di ieri mi auguro faccia aprire gli occhi alla classe politica e sociale della Toscana”. Lo dichiara Salvatore Calleri presidente della Fondazione Antonino Caponnetto.

“Ieri – ha detto Calleri – si è rotto, per molti, un tabù: i rapporti tra mafia e politica in Toscana, a prescindere che questi vengano o no giudicati un reato, non sta a noi dirlo, esistono. Molte le conferme arrivate da questa operazione: abbiamo avuto la conferma, lo diciamo da 8 anni, che abbiamo una nostra terra dei fuochi, con lo sversamento di 8000 tonnellate di rifiuti tossici; abbiamo avuto la conferma che le mafie mirano ad occupare le organizzazioni di categoria; abbiamo avuto la conferma che le mafie usano il porto di Livorno. Lo diciamo da anni. La classe politica toscana, buona parte, benché avvertita, se ne è fregata dei nostri allarmi fino al punto che oggi la Toscana è divorata dalla mafia. Le forze dell’ordine e la magistratura possono agire celermente come in questo caso, ma prevenire è compito delle classi dirigenti che in Toscana, purtroppo, hanno fallito”.

“La nostra condanna ferma e risoluta, per queste gravi vicende va di pari passo con la preoccupazione che non vi siano ripercussioni sulle attività produttive ed in particolare sui livelli occupazionali del distretto, già fortemente colpiti in questi mesi dalla crisi conseguente alla pandemia”. Così Mauro Fuso, segretario Cgil Pisa commenta la maxi operazione antimafia che vede al centro lo smaltimento dei rifiuti conciari nel distretto del Cuoio.

“La presenza di organizzazioni malavitose in Toscana – ha detto Fuso – e in particolare, da quanto emerge dalle ultime operazioni di Carabinieri e Dda, nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno accende di nuovo l’attenzione dell’opinione pubblica e sopra ogni cosa le forti preoccupazioni più volte manifestate, anche dalla Cgil a tutti i livelli. Le indagini e l’azione della magistratura dovranno seguire il loro corso e ci auguriamo che, quanto prima, possano essere individuate tutte le responsabilità per non aggiungere al danno per lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, la beffa per un intero territorio. È assolutamente necessario che l’attività della magistratura proceda nell’individuazione degli intrecci illeciti che hanno portato a questa situazione, gravissima per quanto emerge dalle notizie giornalistiche. Le conseguenze di tali comportamenti illegali sul distretto conciario, così importante per l’economia toscana, potrebbero essere fortemente penalizzanti”.

Intanto la Cgil ha convocato un presidio pubblico a Santa Croce lunedì prossimo (19 aprile) in piazza Matteotti “affinché si faccia luce”. “Come Cgil provinciale dichiariamo fin da subito che ci costituiremo parte civile nel processo per tutelare gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori che potrebbero essere danneggiati da questi atti. Se quanto emerso dalle indagini venisse confermato ci troveremmo di fronte alla possibile crisi del sistema consortile così come lo abbiamo conosciuto finora”.

Anche i vertici regionali del sindacato hanno commentato la vicenda: “L’operazione dei carabinieri che ha portato a vari arresti in Toscana – hanno detto dalla Cgil Toscana – ha nuovamente riportato l’attenzione sul tema delle infiltrazioni malavitose nella nostra Regione, evidenziandone il forte radicamento in Toscana come dichiarato anche dal Procuratore nazionale antimafia qualche giorno fa e come da molto tempo denunciato anche dalla Cgil. Nella nostra regione la presenza di reti criminali è radicata e ridurre il problema, circoscrivendolo, lascia spazi al suo avanzamento. Quanto emerso impone a tutti, sindacato compreso, un di più di consapevolezza e di impegno per un contrasto preventivo alle infiltrazioni della malavita organizzata nel tessuto economico della nostra regione. Il quadro che emerge dalle indagini desta grande preoccupazione sia per la gravità dei reati ipotizzati che minano profondamente la tenuta della legalità nella nostra Regione e che rappresentano una frattura anche nei confronti di chi doveva controllare, sia perché questi vanno a colpire, non solo nell’immagine, attività di grande importanza per l’economia regionale. Tali sono infatti le attività legate al comparto conciario e dell’edilizia che occupano decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori e che costituiscono settori trainanti per l’intera economia regionale nonché, in molti casi, un fiore all’occhiello del nostro paese nel mondo per la qualità dei prodotti realizzati. Per questo riteniamo di fondamentale importanza che l’azione della magistratura, nel tempo più breve possibile, accerti le responsabilità – che riguardano ipotesi di reato con importanti implicazioni sulla salute pubblica e la cura del territorio come l’utilizzo di materiali altamente inquinanti per la realizzazione del V lotto del SR 429 – e manifestiamo grande attenzione e preoccupazione per gli effetti sociali che simili atti illeciti potranno causare in settori già duramente colpiti dalle negative ricadute economiche della pandemia in atto. Consideriamo indispensabile contrastare in ogni modo la diffusione di reti criminali nella nostra regione che portano inevitabilmente con sé fenomeni di sfruttamento lavorativo, irregolarità negli appalti, caporalato. La Cgil è in campo da sempre su questi temi con tutte le proprie strutture e ha già avanzato proposte finalizzate a contrastare fenomeni di illegalità e sfruttamento nei diversi settori economici. Dal rafforzamento delle misure volte a ridurre i subappalti alla verifica della congruità della manodopera e alla costituzione in ogni provincia di tavoli prefettizi sulla legalità insieme a un tavolo regionale con tutte le forze sociali, le istituzioni e i soggetti di vigilanza per una stretta collaborazione tra tutte le forze civili. È inoltre necessario concretizzare le iniziative dei vari territori e le proposte avanzate, soltanto qualche settimana fa, ai tavoli regionali tra istituzioni, sindacati e imprese per rafforzare settori fondamentali per l’economia della nostra Regione, qualificare le filiere, contrastare il dumping contrattuale e lo sfruttamento lavorativo. Ancor più in un contesto di crisi sanitaria, economica e sociale, che impone a tutti gli attori istituzionali di rispondere al bisogno di protezione sociale, a partire dal promuovere sviluppo di qualità e lavoro dignitoso perché nessuno, lavoratori ed imprese, cada vittima della facile risposta al bisogno che la criminalità può offrire; inoltre, se si pensa alle ingenti risorse pubbliche che stanno per essere immesse sul mercato dal recovery fund ai vari incentivi, che possono diventare terreno fertile per la malavita servono regole più stringenti per l’erogazione di fondi e risorse, ma serve soprattutto una volontà politica di rivedere le regole in tal senso e un’assunzione di responsabilità complessiva, anche delle imprese, per combattere questa piaga. La Cgil ritiene indispensabile continuare l’impegno in questa direzione per tutelare i lavoratori e i posti di lavoro, il territorio e le imprese sane e per questo annuncia fin da adesso che si costituirà parte civile anche in questo processo”.

Sull’operazione della Dda è intervenuto anche Soldi Mozzi, il comitato antimafia del Valdarno Inferiore nato pochi mesi fa: “Oltre ad essere colpita l’intera dirigenza dell’Associazione Conciatori in carica all’epoca dei fatti e quella di alcune importanti aziende del sistema consortile che a loro fa riferimento – hanno detto dal comitato -, sono coinvolte nelle indagini ancora in corso, anche rappresentanti politici e dirigenti, attuali e non, di alto livello. La questione è sempre la stessa: la gestione dei rifiuti conciari e il loro riutilizzo attraverso la valorizzazione commerciale ad opera delle aziende consortili a ciò dedicate. Questa volta l’indagine sembra dare per scontate infiltrazioni della ‘ndrangheta.

Soldi Mozzi non intende in alcun modo anticipare un giudizio che spetta a chi dovrà valutare se processare, condannare o assolvere. Si augura inoltre con tutto il cuore che le persone coinvolte, soprattutto quelle che hanno avuto inevitabilmente a che fare con le indagini a causa dei propri doveri istituzionali e amministrativi, riescano a dimostrare la loro completa estraneità ai fatti contestati. Ma le indagini sulle infiltrazioni mafiose e criminali nel nostro territorio non sono certo una novità. Già all’atto della sua costituzione, avvenuta a gennaio scorso e successiva ad un corposo lavoro di ricerche e confronti oltre che di interventi pubblici di nostri aderenti, il Comitato Soldi Mozzi, ha presentato un suo manifesto costitutivo che fra le altre cose diceva: ‘Le infiltrazioni da parte di organizzazioni mafiose nel nostro territorio non sono una novità e le interdittive antimafia emanate a settembre dalla Prefettura di Pisa, lo dimostrano’. E ancora: ‘la magistratura e le forze di polizia arrivano là dove c’è il sospetto che un crimine sia già stato commesso. E la prevenzione? È comprensibile che le amministrazioni locali e chi rappresenta imprese, professioni e lavoratori, con l’idea di salvaguardare la situazione economica, produttiva e finanziaria del territorio tendano a tenere bassa la febbre di queste malattie di sistema parlando sottovoce del problema ma, affinché la comunità tutta possa coscientemente reagire alle infiltrazioni criminose, è indispensabile che questi temi vengano trattati continuativamente’. Con questo manifesto ci siamo presentati a tutte le amministrazioni del territorio, mettendoci a disposizione come Comitato Antimafie del Valdarno Inferiore, per collaborare in ogni forma possibile affinché il tema delle infiltrazioni mafiose e criminali nel tessuto imprenditoriale e sociale del nostro territorio diventi prioritario nell’agenda politica delle nostre amministrazioni e qualificante del modo di operare nel nostro territorio. Soldi Mozzi ribadisce la propria disponibilità al confronto e segnala di avere anche qualche utile idea da mettere in campo per contrastare in maniera seria il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel Valdarno Inferiore e per rendere radicale, pubblica e trasparente questa azione, coinvolgendo la comunità tutta. Soldi Mozzi non si limiterà ad aspettare di “essere chiamato” ma farà comunque la propria parte.

I cittadini del Valdarno Inferiore che hanno aderito al Comitato, credono non sia più il tempo di fare interventi ed assumere posizioni, per quanto serie e condivisibili, solo a posteriori, in ‘riparazione del danno’. Credono invece che l’assunzione di responsabilità e di iniziativa da parte delle istituzioni e di tutte le associazioni di rappresentanza che hanno a cuore il futuro del nostro territorio, sia urgente e improcrastinabile. In questo senso Soldi Mozzi apprezza particolarmente la presa di posizione della CGIL di Pisa e parteciperà, lunedì 19 aprile alle 12 in piazza Matteotti a Santa Croce sull’Arno al presidio pubblico a sostegno della legalità e del lavoro e affinché si faccia presto luce su questi gravi fatti confidando nel ruolo della magistratura e degli organismi inquirenti”.

Le reazioni della politica

Le condanne sono bipartisan e arrivano anche dal mondo della politica: “Appresa la notizia della maxioperazione di questa mattina della Dda di Firenze sul nostro territorio siamo fiduciosi nell’operato della magistratura che, ne siamo certi, saprà fare piena luce su quanto accaduto – così i consiglieri Alessandro Lambertucci, Marco Rusconi, Valentina Fanella, Benedetta Cicale del gruppo Per un’altra Santa Croce -. La notizia ovviamente ci lascia sgomenti soprattutto perché giunge in un momento di estrema difficoltà dove molti sforzi erano stati concentrati nel tentativo di uscire dalle criticità economiche prodotte dal persistere della pandemia. Siamo estremamente preoccupati per le sorti dell’intera filiera produttiva perché le ipotesi di reato contestate coinvolgono la salute pubblica ma allo stesso tempo crediamo che la gran parte delle aziende è certamente sana e la loro serietà non possa venir compromessa da eventuali comportamenti criminali e scorretti di pochi. Auspichiamo che il sindaco Deidda possa dimostrare la sua estraneità rispetto ad accuse così infamanti e gravi”.

Da Santa Croce Vincenzo Oliveri chiede la convocazione della commissione Controllo e Garanzia: “In qualità di membro della commissione consiliare di Controllo e garanzia in data odierna (16 aprile) – ha detto il consigliere di minoranza – ho inviato una richiesta al presidente Valentina Fanella di convocare in forma urgente la commissione affinché possa riferire per approfondire meglio ogni aspetto, all’interno di una sede istituzionale preposta che, vista la delicatezza del caso, non può essere identificata nella seduta del consiglio comunale, essendo quest’ultima aperta al pubblico sulle notizie apparse sulla stampa in data 15 aprile in merito alle indagini svolte dalla Dda di Firenze dove risulterebbe tra gli indagati anche il sindaco di Santa Croce sull’Arno Giulia Deidda. Con l’occasione auspico come capogruppo del Gruppo consiliare Asma2.1 che il sindaco possa comprovare la sua estraneità a quanto gli è stato addebitato e riportato sulla stampa”.

“Non ci esprimiamo sul coinvolgimento personale degli amministratori locali e regionali coinvolti, sul quale dovrà fare luce la magistratura – hanno detto Corrado Calafiore, segretario Partito Comunista Zona Cuoio e Francesco Sale, segretario regionale Partito Comunista – Ma in questa storia i responsabili politici ci sono. E i nomi e i cognomi dei responsabili dovranno venire fuori. Perché un sistema di corruzione di queste dimensioni non si costruisce senza istituzioni corrotte a più livelli, dove chi deve controllare non controlla e chi deve denunciare non denuncia. Se nelle istituzioni entra il malaffare, la responsabilità politica è di chi governa. Questo orribile intreccio tra politica, criminalità organizzata e vertici dell’associazione imprenditoriale dei conciatori è ancora più vergognoso, se si pensa che nelle istituzioni e ai vertici delle associazioni imprenditoriali ci sono individui disposti a distruggere l’ambiente e la salute di tutti solo per arricchirsi.

Il dilagare delle mafie sul nostro territorio è conseguenza della totale delega al privato nella gestione dei rifiuti e del totale disinteresse per la salute pubblica e l’ambiente. Le false promesse fatte da Giani durante la campagna elettorale sulla salvaguardia dell’ambiente e sull’economia circolare, si scontrano purtroppo con la realtà dei fatti, che descrive una Regione in cui la criminalità organizzata è ormai penetrata nelle istituzioni. Il futuro dei nostri figli non può essere soggetto alle leggi del profitto privato: un pugno di monopoli finanziari non possono determinare i destini dell’ambiente, imponendo un modello di produzione e consumo che è funzionale alla realizzazione dei propri guadagni e non del benessere e delle esigenze collettive. Non è possibile una politica in favore dell’ambiente senza mettere in discussione questo sistema economico”.

“Improvvisamente, le notizie apparse sui media nei giorni scorsi, relative a decine di avvisi di garanzia a diversi esponenti politici del Pd e del capo di Gabinetto del presidente Giani, Lego Gori, hanno portato alla luce una spaventosa ipotesi di infiltrazione delle ecomafie nel nostro territorio, con gravissime conseguenze sulla salute dei cittadini – così si esprime Leonardo Pilastri, capogruppo della Lega in consiglio dell’Unione comunale Empolese Valdelsa -. E ci stanno mostrando che, come ha dichiarato il procuratore distrettuale antimafia di Firenze responsabile dell’indagine, che ‘c’è una grande pervasività economica. Questa situazione dimostra che, anche in Toscana, pecunia non olet’. Per troppi anni ci hanno fatto credere che, qui da noi, fosse ‘tutt’apposto’ e che, grazie all’illuminata guida della sinistra, la Toscana e l’Empolese Valdelsa fossero immuni da queste problematiche. Così non è, il vaso di Pandora è stato aperto. E quello che è peggio, siamo di fronte ad un’ipotesi di disastro ambientale relativo all’impiego di materiali altamente contaminati nella costruzione della Strada Regionale Toscana 429, appena consegnata all’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa nella sua qualità di ‘utente finale’, responsabile della sua gestione e manutenzione. Stiamo parlando del Keu, un inerte finale derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli. Stiamo parlando di cromo esavalente, uno dei più pericolosi contaminanti ambientali, tossico e cancerogeno per l’uomo, molto solubile in acqua, il quale, quando raggiunge la falda acquifera, si sposta facilmente creando estesi ‘plume’ di contaminazione. Stiamo parlando di ben 8.000 tonnellate di questo rifiuto tossico, mischiato a terra ed inerti da ditte scellerate (nello stile della Terra dei Fuochi) e, probabilmente, utilizzato per la costruzione dei terrapieni del V lotto della SRT 429 appena inaugurato. Stiamo parlando di una infrastruttura strategica per la comunità e per l’economia della zona. Stiamo parlando di una strada attualmente gestita e manutenuta dall’Unione dei Comuni dell’Empolese Valdelsa, costata centinaia di milioni di euro, realizzata fisicamente sotto la responsabilità della Città Metropolitana (stazione appaltante), appositamente incaricata dalla regione Toscana. Un’opera, quindi, gestita dall’intera catena degli enti locali a guida Pd nel nostro territorio nel corso degli ultimi decenni. Le domande che i cittadini iniziano a porsi sono molteplici. In un quadro in cui molte di queste attengono direttamente alla responsabilità della Città Metropolitana (fra queste, quelle sui controlli che sono stati fatti sulle ditte esecutrici dei lavori per verificare che fossero in linea con la normativa antimafia, o quelle relative ai collaudi ‘in corso d’opera’ previsti dal codice civile e dalle norme vigenti in ambito appalti ed ai controlli di legge sulla qualità dei materiali e sulla loro compatibilità con l’ambiente circostante), una deve essere indirizzata alla giunta dell’Unione dei Comuni ed al suo presidente Falorni: nel momento in cui è stata accettata l’infrastruttura, sono state operate le opportune verifiche sui dati di collaudo? A questa domanda, il gruppo consiliare della Lega chiederà urgente risposta alla giunta dell’Unione. Al riguardo, si sta procedendo a richiedere la convocazione urgente di un consiglio straordinario dedicato a questa delicatissima ed importantissima questione; speriamo soltanto che non succeda come l’anno scorso quando, insieme alle altre opposizioni in consiglio, facemmo un’azione analoga per avere informazioni ufficiali sulla pandemia Covid e dovemmo letteralmente combattere con il presidente dell’Unione, Falorni, il quale provò in ogni modo a procrastinare la convocazione del consiglio e a minimizzare una situazione che, poi, sfortunatamente sappiamo tutti quanto devastante sia diventata.”

“Le inchieste Keu e Calatruria della DDA di Firenze – hanno detto da Una città in comune – stanno scuotendo la politica regionale: sono pesantissime le accuse nei confronti del segretario di gabinetto di Eugenio Giani Ledo Gori, del dirigente della Regione Edo Bernini, del consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni e della sindaca di Santa Croce e presidente del Polo Tecnologico Conciario Giulia Deidda. Il sistema organizzato dagli esponenti dell’Associazione Conciatori di Santa Croce avrebbe coinvolto queste figure chiave del potere amministrativo locale e regionale per evitare i controlli ambientali e poter così garantire lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari con la collaborazione di imprese controllate dalla ‘ndrangheta calabrese. In particolare, sotto l’occhio degli inquirenti sono le 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati utilizzati in maniera illegale come materiale inerte di riempimento per i recenti lavori della strada regionale 429 Empolese-Valdelsa. Si sarebbe avvelenata la nostra terra per un lungo periodo sotto gli occhi di tutti grazie a complicità e coperture politiche utili ad evitare che si procedesse a controlli e verifiche e che avrebbero favorito questa attività illecita. Che il distretto del cuoio fosse disponibile all’ingresso della criminalità organizzata e del suo denaro illecito da riciclare era emerso chiaramente già dal maggio 2018 con l’inchiesta Vello d’oro della stessa DDA di Firenze. Che gli imprenditori e le società di depurazione spesso si liberassero abusivamente degli scarichi inquinanti non trattati, senza alcuna considerazione per le conseguenze ambientali e sulla salute dei cittadini, era evidente dai molti episodi occorsi in passato. Ma un simile sistema di corruzione e penetrazione della ‘ndrangheta, ramificato negli organi di controllo regionale e gestito direttamente dagli imprenditori del cuoio, rappresenta qualcosa di molto più preoccupante. Dall’inchiesta emerge, infatti, che importanti poteri economici e politici della nostra regione sarebbero in combutta da anni con attività criminali ai danni dei cittadini e dell’ambiente, utilizzando a proprio piacimento i servizi della ‘ndrangheta. Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe ben altre scelte rispetto a quelle che si stanno prendendo. Infatti, ad ogni livello si sta usano la pandemia per allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione e favorendo così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie”.

Interviene sulla questione anche il commissario della Lega Empolese Valdelsa, Andrea Picchielli, che dichiara: “Non ci vogliamo certo sostituire alla magistratura, in un quadro in cui apprezziamo enormemente il lavoro degli inquirenti che sono riusciti a scoperchiare una vasta organizzazione legata alla ‘Ndrangheta. Come Lega anche per queste inchieste siamo garantisti, ma siamo preoccupati per le presunte relazioni con il mondo della politica regionale e della zona del Cuoio. Confidiamo che il lavoro della magistratura faccia piena chiarezza sulla vicenda”.

“La Toscana e tutta l’area metropolitana fiorentina sono oramai terra di conquista della mafia – così si esprime Paolo Gandola, consigliere metropolitano Forza Italia centrodestra per il cambiamento -, la denuncia della fondazione Caponnetto e l’attacco sferzato a tutta la classe politica che per tanti anni ha preferito ignorare l’evidenza che le organizzazioni mafiose e criminali stavano radicandosi anche da noi, non può lasciarci indifferenti. Il quadro che sta emergendo in questi giorni è allarmante e deve richiamare la politica ad affrontare di petto la questione. Oggi il fallimento di chi governa i nostri territori è evidente ed inoppugnabile. Quanto emerso mette in luce un quadro allarmante, al riguardo come si conviene usiamo il massimo della cautela, essendo noi garantisti a tutti gli effetti, ma non possiamo al momento non capitolare di fronte al sistema che si sembrerebbe configurarsi. Quello delle infiltrazioni mafiose – prosegue il consigliere – è tuttavia un tema che oggi è scomparso, o quasi, dai radar della politica e che invece dovrebbe ritornare prepotentemente d’attualità visto che la crisi economia determinata dalla pandemia potrebbe spalancare le porte alla mafia e alle organizzazioni criminali. Dalla magistratura, dunque, ci aspettiamo che faccia velocemente quanto di sua competenza accertando i fatti e tutti i reati ipotizzati ma fin da ora chiediamo alla politica di inaugurare una nuova stagione che riporti la lotta alla mafia in cima alla lista delle priorità dell’agire quotidiano”.

Anche dalla Regione i consiglieri di opposizione chiedono chiarezza: “La maxi operazione dei carabinieri e della Dda di Firenze che ha portato all’arresto di 23 persone per più attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta, denuncia tutta la debolezza della Regione Toscana e forse anche una sottovalutazione del fenomeno da parte di chi la governa se tra gli indagati compaiono perfino dirigenti di enti pubblici e politici toscani.” E’ il commento di Irene Galletti, presidente del gruppo Movimento 5 Stelle Toscana, in merito alla maxi operazione contro le infiltrazioni mafiose in Toscana che vede coinvolti anche funzionari delle istituzioni ed esponenti politici.

https://www.toscanaindiretta.it/cronaca/2021/04/15/ndrangheta-in-toscana-23-in-manette-per-narcotraffico-e-estersioni/117418/

“Il prezioso ed encomiabile lavoro svolto dalle forze dell’ordine – spiega la capogruppo M5S – non basta da solo a sopperire all’immagine che viene restituita ai cittadini toscani: quella di una regione pervasa dalla criminalità organizzata, che si permette di articolare più attività criminose in varie province e in molteplici settori: dal traffico di droga, al controllo dei lavori stradali, fino allo smaltimento illecito di rifiuti nelle concerie. Un quadro preoccupante se consideriamo che tra gli indagati compaiono anche Ledo Gori, attuale capo di gabinetto del presidente Eugenio Giani e del suo predecessore, Enrico Rossi, e il dirigente della direzione ambiente Edo Bernini, nonché la sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda”.

Il presidente Eugenio Giani – ha chiesto Galletti – prenda atto che la situazione richiede che riferisca urgentemente in Consiglio Regionale sui fatti.” E conclude “Auspico che lo faccia di sua iniziativa, anche se non mancherò di avviare subito una raccolta firme tra le forze politiche responsabili in Consiglio regionale per vincolarlo a questo compito.”

“Come Forza Italia, chiediamo formalmente l’istituzione di una Commissione regionale d’inchiesta sulle infiltrazioni della mafia e della criminalità organizzata in Toscana. L’operazione di ieri che ha fatto emergere legami tra imprese, mondo politico e cosche della ‘Ndrangheta nella nostra regione, è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che va avanti da diversi anni, con numeri sempre più inquietanti, come emerge puntualmente dai rapporti stilati da forze dell’ordine ed Istituzioni pubbliche”. È quanto dichiarano Marco Stella, capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale della Toscana, e Aldo Milone, responsabile Sicurezza del coordinamento regionale di Forza Italia Toscana.

“Non dimentichiamoci – avvertono Stella e Milone – che nel secondo Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione (2018) curato dalla Scuola Normale di Pisa su commissione della regione Toscana, c’è scritto nero su bianco che, escludendo Sicilia, Campania e Calabria, secondo le statistiche ufficiali negli ultimi tre anni la Toscana è la prima regione in Italia per numero di arresti e denunce con l’aggravante del metodo mafioso e per questo si conferma un contesto economico favorevole, oltre che vantaggioso, per gli investimenti criminali. Secondo i dati della Dia (Direzione Investigativa Antimafia), infatti, sono 78 i clan che hanno sviluppato attività economiche in regione, di cui il 48% fa riferimento alla ‘Ndrangheta calabrese e il 41% alla Camorra campana, mentre a Cosa Nostra e alla Sacra corona unita resterebbe solo l’11%. Il modus operandi dei clan si basa da un lato sul fenomeno della corruzione che tende a farsi sistemica, e dall’altro sul metodo mafioso che trova espressione in un repertorio di messaggi, linguaggi, segnali, atteggiamenti, regole, in parte mutuati da quelle delle tradizionali organizzazioni mafiose. Come emerso a gennaio nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Firenze, la Toscana rimane centrale nei traffici nazionali e transnazionali di droga, e vanta numeri importanti anche nel gioco d’azzardo, nel riciclaggio, nel traffico di rifiuti, nell’occultamento di capitali criminali in particolare nel settore immobiliare e turistico-ricettivo. La Commissione d’inchiesta deve essere istituita il prima possibile, noi ci siamo già mossi con gli atti formali da presentare”.

“È di una gravità inaudita quanto emerge dall’inchiesta ‘Keu’ della DDA sul ruolo delle potenti cosche della ‘ndrangheta nella gestione dei reflui e dei fanghi industriali del distretto conciario di Santa Croce sull’Arno che hanno portato al sistematico inquinamento di falde, suolo e corsi d’acqua con i residui chimici delle attività delle concerie”. Lo dichiara il coordinatore nazionale dei VerdiAngelo Bonelli che aggiunge: “La modalità di occultamento dei rifiuti utilizzata dalla ‘ndrangheta è identica a quella che adottava il clan dei Casalesi: da ex presidente della commissione per lotta alla criminalità del Lazio lo posso confermare. Interravano nei sedimi autostradali o nei terreni i rifiuti tossici che hanno portato all’avvelenamento di pezzi di territorio casertano con gravi conseguenze sulla salute e sull’agricoltura, infatti nella realizzazione di alcuni lotti della SR429 tra Empoli e Castelfiorentino, secondo la DDA sarebbero state interrate 8000 tonnellate di rifiuti contaminati. Se le indagini e le accuse della DDA dovessero essere confermate anche dalle analisi chimiche e caratterizzazioni dei terreni ci troveremmo di fronte ad un disastro ambientale che dovrà essere severamente punito e su cui sarà necessario da subito individuare le responsabilità politiche a prescindere dalla magistratura. Il ministro Cingolani e il ministro Speranzadevono immediatamente ordinare un’indagine ambientale per capire fino a che punto le matrici ambientali sono state inquinate e quali sono i rischi per la salute e la catena alimentare”.

“Il quadro disegnato dall’inchiesta Keu – hanno detto Francesco Alemanni e Filiberto Zaratti, rispettivamente Commissario straordinario di Europa Verde per la Toscana e coordinatore nazionale del partito – circa possibili infiltrazioni di potenti cosche della ‘ndrangheta nelle più importanti istituzioni della Toscana desta in noi grande preoccupazione. Esprimendo massima fiducia e sostegno al lavoro della magistratura, sollecitiamo una risposta rapida alle legittime inquietudini dei cittadini. A tal proposito, per una maggiore tutela della salute dei cittadini, sarebbe opportuno dare immediato mandato all’Arpa Toscana di verificare se effettivamente, nella realizzazione di alcuni lotti della SR429 tra Empoli e Castelfiorentino, siano state interrate le 8000 tonnellate di rifiuti contaminati di cui dà notizia la stampa. Sul tema della legalità è necessario mantenere alta l’attenzione per fare in modo che la Toscana non rappresenti una terra fertile per la criminalità organizzata e le ecomafie. Auspichiamo, quindi, che sia fatta rapidamente luce sulla vicenda, lasciando che la giustizia faccia il proprio corso”.

Evitare sciacallaggio politico da parte della destra: questo chiede il Pd, che esprime vicinanza agli indagati. “Il quadro indiziario emerso dalle notizie di stampa relativo alle indagini della DDA di Firenze sullo smaltimento dei rifiuti conciari, se confermato, ci porrebbe di fronte a fatti gravi e preoccupanti – afferma la senatrice Valeria Valente, commissaria provinciale Pd –. Il rischio che l’economia toscana e il suo apparato produttivo risultino infiltrati da organizzazioni criminali, e che il loro prezioso patrimonio ambientale sia ormai danneggiato irreversibilmente, deve chiamare le comunità di questo territorio ad una risposta ferma e corale. La Toscana e il territorio pisano hanno tutti gli anticorpi necessari per reagire nel modo migliore. Noi come Partito democratico siamo pronti a fare la nostra parte. Confermiamo la nostra piena e assoluta fiducia nell’operato della magistratura. Rispetto all’ipotesi di un coinvolgimento di amministratori del Pd ribadiamo la nostra stima verso persone che conosciamo come oneste e dedite al bene pubblico da sempre e che, come tali, sono riconosciute dalle nostre comunità. Siamo certi che potranno dimostrare la correttezza del loro operato. Alla destra, garantista a giorni alterni, la storia della Toscana non consentirà, in ogni caso, sciacallaggi o un po’ di propaganda a buon mercato su temi così delicati. Come comunità del Pd, infine, ci sentiamo di condividere e di essere al fianco di chi chiede chiarezza ed esprime preoccupazione anche per la tenuta economica e occupazionale di un distretto produttivo che si è distinto nei decenni per la capacità di competere, innovando e facendo da pioniere delle migliori pratiche nel rispetto dell’ambiente e nell’adozione di un sistema a economia circolare. Anche per questo è importante che le indagini si concludano nel modo più completo e rapido possibile e che si faccia piena luce su quanto effettivamente accaduto”.

Gli fa eco Simona Bonafé, segretaria regionale del Partito democratico. “L’inchiesta della Dda di Firenze emersa ieri ci riporta uno scenario inquietante – ha detto Bonafé – per la presenza di infiltrazioni della ‘ndrangheta in Toscana dedite dal traffico di cocaina, al controllo di lavori stradali, fino allo smaltimento illecito di rifiuti delle concerie. Come classe politica di questa regione siamo chiamati ad utilizzare tutti gli strumenti di contrasto alla criminalità organizzata già esistenti e dotarci di nuove norme se necessario. Non abbiamo elementi ulteriori rispetto a quelli pubblicati oggi dalla stampa. Il Partito democratico ripone pertanto tutta la propria fiducia negli organismi competenti che indagano sui fatti e ci auguriamo che la magistratura il prima possibile faccia chiarezza, anche a tutela delle tante aziende del comparto del cuoio che costituiscono un’eccellenza per l’economia della nostra regione e lavorano nel pieno rispetto delle regole. Abbiamo appreso delle accuse nell’ambito di questa indagine ad amministratori del nostro partito che hanno il diritto di poter dimostrare la correttezza del loro operato e verso i quali il nostro atteggiamento è assolutamente garantista. Anche per questo vogliamo respingere le strumentalizzazioni della destra, su questa inchiesta giudiziaria così delicata e ancora aperta, per attaccare un avversario politico”.

“Che la criminalità organizzata avesse, purtroppo, solide basi anche in Toscana – affermano i consiglieri regionali della Lega, che si uniscono alla condanna – era ormai noto, considerata anche la consueta relazione della Direzione Investigativa Antimafia e l’indagine emersa in tutta la sua gravità e capillarità in queste ore, conferma come non si debba abbassare minimamente abbassare la guardia.Quello che colpisce dalle prime informazioni è un’ipotizzata connivenza fra il comportamento illegale di alcune aziende del settore conciario ed il mondo politico regionale, stante le mirate accuse che investirebbero, tra gli altri, Ledo Gori, capo di Gabinetto del presidente Giani ed ancora prima di Rossi, il dirigente della Direzione ambiente della Regione, Edo Bernini, il consigliere regionale Andrea Pieroni ed il sindaco di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda. Ovviamente la situazione è in fase evolutiva e lungi da noi nel volerci sostituire alla magistratura, anche se, fin da ora, rivolgiamo il nostro apprezzamento nei confronti degli investigatori che sono riusciti a scoperchiare una vasta organizzazione legata all’ndrangheta. Se, però i reati ipotizzati fossero effettivamente ed inoppugnabilmente provati, allora ci troveremmo di fronte ad un episodio di una gravità tale, da dover far attentamente riflettere chi attualmente governa la Toscana“.

Duro anche l’onorevole della Lega Ziello: “Gravissimo che tra le persone coinvolte nella maxi operazione antimafia in Toscana per diverse attività criminali riconducibili alla ‘Ndrangheta, con accusa di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, ci sia anche Ledo Gori, capo di gabinetto del presidente della Regione, Eugenio Giani. Siamo garantisti, ma ciò non toglie che l’inchiesta della Dda sollevi una questione sulla quale Giani è chiamato quantomeno a dare spiegazioni. La Toscana non deve essere terra fertile per la criminalità organizzata. Giani batta un colpo”.

Gli fa eco la deputata di Forza Italia, Erica Mazzetti: “C’è anche il capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Ledo Gori, tra gli indagati nell’inchiesta della Dda di Firenze su presunti reati ambientali, nella quale sono indagati anche imprenditori considerati contigui alle cosche di ‘ndrangheta, e che oggi ha portato a sei arresti. A Gori viene contestato il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio”.  “Questa la notizia – continua – che viene data dalle agenzie di stampa poche ore fa, che mi ha ovviamente lasciata senza parole. Sono, come esponente di un partito storicamente garantista come Forza Italia, per consentire alla Giustizia di fare il suo corso, certo è però che determinate notizie uscite con questa forza sulla politica della nostra Regione creano forti timori e pretendono rapida chiarezza nel rispetto dei cittadini toscani e delle Istituzioni che dovrebbero rappresentarli”.”Sempre nell’inchiesta – aggiunge – risulta indagato, tra gli altri, il consigliere del Pd Andrea Pieroni, accusato sempre di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Indagato poi per abuso d’ufficio il direttore del settore ambiente e energia della Regione Toscana, Edo Bernini. Queste le altre notizie uscite oggi pomeriggio che gettano pesanti ombre da verificare sul sistema politico toscano. Il tema dei rifiuti spesso si intreccia purtroppo con quello delle vicende della malavita. Mi auguro – prosegue Mazzetti – che si possa con i giorni chiarire anche la vicenda che, ha visto un’articolata operazione dei carabinieri e della Dda di Firenze che con 23 arresti ha stroncato in Toscana più attività criminali riconducibili alla ‘ndrangheta infiltratasi nell’intera regione: dal traffico di cocaina, al controllo di lavori stradali, allo smaltimento illecito di rifiuti nelle concerie. In un filone dell’operazione  sono stati eseguiti in Toscana, Calabria e Umbria sei arresti per la gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa. Alcuni soggetti a capo dell’Associazione conciatori di Santa Croce avrebbero rappresentato, spiegano gli investigatori, il fulcro decisionale di tutto il sistema indagato”.

“Per l’accusa – aggiunge -, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati Keu, altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8mila tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero stati usati nella realizzazione del V lotto della Strada 429. Come si legge gli aspetti che caratterizzano questa vicenda, diventano ora dopo ora gravi e preoccupanti fino a coinvolgere anche un primo cittadino quale la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda. Troppi sono gli intrecci evidenziati dalla stampa – sottolinea Mazzetti – fra la malavita e le Istituzioni regionali e locali. Il sistema dello smaltimento dei rifiuti, quale membro della VIII commissione ambiente, l’ho sempre ribadito deve basarsi su regole chiare ed impianti sicuri nel rispetto della legge e dell’ambiente. Queste notizie non fanno altro che ribadire l’esigenza di controlli della Legge sempre più forti e costanti, per evitare pericolose derive criminali“.

Preoccupazione anche nell’Empolese Valdelsa, dove Claudio Gemelli, consigliere della città metropolitana di Firenze per Fratelli d’Italia annuncia un’interrogazione per conoscere le gare di appalto dei della 429. “Arrivano da stamattina le notizie di arresti e indagini dell’antimafia che hanno riguardato anche il territorio metropolitano – ha detto Gemelli -. Nello specifico alcuni lavori relativi ai lotti della SR 429 tra Empoli e Castelfiorentino. Apprendiamo da organi di stampa che le infiltrazioni della ‘ndrangheta sarebbero arrivate anche alle forniture di materiali e alla movimentazione terra per l’appalto relativo ai lotti della sr429 nel territorio della città metropolitana di Firenze dove pare siano stati utilizzati 8000 tonnellate di rifiuti contaminatiprovenienti dai reflui e dai fanghi delle concerie della zona, per la realizzazione della strada. Una situazione allarmante su cui occorre fare al più presto chiarezza e che tocca il nostro territorio da vicino e la realizzazione di importanti infrastrutture. Purtroppo, non è nuova la notizia di infiltrazioni mafiose anche in Toscana, ma queste notizie ci spingono a non abbassare mai la guardia. Nell’attesa di ulteriori sviluppi nelle prossime ore protocollerò un’interrogazione per conoscere come si sono svolti le gare per gli appalti dei lotti della 429 interessati dall’indagine. Valuterò inoltre se convocare una commissione di garanzia e controllo per approfondire meglio ogni aspetto della vicenda”.

“Le notizie circa le infiltrazioni della ‘ndrangheta in materia di appalti e rifiuti in Toscana ed in gran parte all’interno del territorio della Città Metropolitana fiorentina, sono fonte di forte preoccupazione – dichiarano i consiglieri metropolitani leghisti del gruppo Centrodestra per il Cambiamento Alessandro Scipioni e Cecilia Cappelletti, che aggiungono – Auspichiamo che le indagini facciano velocemente il loro corso per accertare eventuali responsabilità ad ogni livello; ma, a prescindere dalla vicenda giudiziaria, che seguirà il suo iter, chiediamo che il presidente Gemelli della Commissione controllo in città metropolitana, convochi urgentemente una commissione al fine di verificare attentamente la conformità alla legge di tutte le procedure degli appalti che hanno riguardato le vicende in questione al fine di esaminarne ogni aspetto. Oggi la politica deve essere la prima ad imporre la volontà di fare piena chiarezza, per il bene della collettività e per tenere lontani interessi di simili losche organizzazioni dal nostro territorio”.

“Abbiamo letto sui vari mezzi di comunicazione – l’opinione de La casa dei comunisti – di una vasta operazione coordinata dai carabinieri e dai nuclei forestali dell’arma che coinvolge anche la nostra zona del cuoio, su presunti illeciti nell’utilizzo dei rifiuti prodotti dal comparto stesso, nonché’ problemi nelle attività di scarico delle acque, dallo stesso depuratore Aquarno, che come sappiamo scarica nel canale Usciana sembra, acque non depurate come la legge prevede (tutto questo naturalmente in attesa di conferma). A noi una domanda viene spontanea: ma i responsabili politici, vedi sindaci, assessori all’ambiente e i vari soggetti tecnici pubblici (vedi Arpat) preposti al controllo della salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini, non hanno nulla da dire in questa vicenda? Purtroppo, quando ci siamo battuti come comunisti perché’ il nostro presidio distaccato dell’Arpat a San Romano non fosse chiuso per centralizzare tutto a Pisa, eravamo consapevoli che questa scelta prima o poi l’avremmo pagata pesantemente, ed oggi costatiamo in tutta la sua realtà i danni. Non ci risulta aver mai letto o sentito pubblicamente un sindaco o un assessore all’ambiente della zona del cuoio, denunciare la situazione della qualità delle acque dei canali vedi, l’antifosso, collettore Usciana, fiume Arno che attraversano i vari comuni, e, non ci risulta aver mai letto interventi da parte del sindaco o dell’assessore di Santa Maria a Monte, comune a valle della zona del cuoio attraversata da alcuni di questi canali con scarichi industriali per informare i cittadini sulle qualità delle acque degli stessi. Come mai? Crediamo sia giunto il momento di porre seriamente attenzione per rivendicare una nuova e migliore qualità della vita e della nostra salute. Infatti senza proteste e senza passione in difesa dell’ambiente saremo sempre in mano a dei politicanti, che promettono, ma appena eletti si dimenticano presto delle promesse preelettorali”.

“Gravissimo quanto accaduto in Toscana in queste ore – così i deputati Manfredi Potenti, responsabile dipartimento antimafia Toscana e Gianluca Cantalamessa, responsabile dipartimento antimafia nazionale Lega -. Soprattutto, se tra le persone coinvolte nella maxi operazione antimafia, per diverse attività criminali riconducibili alla ‘Ndrangheta, con accusa di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, c’è anche il capo di gabinetto del presidente della Regione. Siamo garantisti, ma non ingenui. Perché se c’è qualcosa che irrita fuori misura è il silenzio di quanti fino a ieri impartivano lezioni e facevano la morale agli altri: le spiegazioni sono un dovere. La Toscana resti libera dalla ‘ndrangheta“.

“Quello che emerge dalle intercettazioni e dagli organi di stampa è un orribile intreccio tra politica, criminalità organizzata e mondo imprenditoriale: è inquietante che ci siano individui disposti a distruggere l’ambiente e la salute di tutti solo per arricchirsi”. Lo dichiara il Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Fabrizio Rossi. “Il Presidente Giani – continua Rossi – deve dissipare ogni dubbio, è un dovere nei confronti di tutti i toscani. Le promesse fatte da Giani, in campagna elettorale, sulla salvaguardia dell’ambiente e sull’economia circolare, si scontrano con la dura realtà dei fatti, che descrive una Regione in cui la criminalità organizzata è penetrata nel tessuto economico e nelle istituzioni a quanto pare dalle notizie che abbiamo. Una regione Toscana debole e che, nonostante anche i nostri appelli, ha sottovalutato clamorosamente il fenomeno malavitoso. Il gruppo regionale di Fdi aveva chiesto l’istituzione di una apposita commissione volta a fare chiarezza sul tema delle infiltrazioni mafiose in Toscana. Questa nostra proposta, immotivatamente bocciata dal Pd, trova invece le sue ragioni nell’attualità rappresentata da questa muova inchiesta della magistratura. Questa preoccupante vicenda giunge in momento di estrema difficoltà economica dovuta al persistere della pandemia, anche nella zona del cuoio. Le indagini e l’azione della magistratura dovranno seguire il loro corso e ci auguriamo che possano essere individuate tutte le responsabilità per non aggiungere al danno per lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, la beffa per tanti posti di lavoro a rischio e per il danno d’immagine nei confronti di tanti imprenditori del settore onesti”.

“La bufera che si è abbattuta su Santa Croce sull’Arno non può lasciare indifferente alcun toscano, quale che siano visioni politiche e provenienza geografica. Men che meno chi, come il sottoscritto, si occupa di questioni legate alle attività produttive”. Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Vittorio Fantozzi, vicepresidente della Commissione sviluppo economico. “Ci sono capi di accusa molto gravi rivolti a imprenditori e amministratori – ha ricordato Fantozzi -, e non sono mancate misure di custodia cautelare. Siamo certi che la magistratura farà in tempi rapidi e con rigore, ma anche con sobrietà, il proprio dovere, e che gli accusati avranno tutte le possibilità di dimostrare la loro estraneità ai fatti. Ma Santa Croce, polo di eccellenza mondiale della produzione conciaria e della depurazione delle acque, emblema di una imprenditoria dinamica e di un talento per gli affari che ha trasformato tanti operai in facoltosi proprietari, simbolo di un tessuto produttivo che va saputo vincere sfide importanti nel coniugare profitto e difesa dell’ambiente generando ricchezza diffusa. Santa Croce deve interessare a tutti, perché questa mazzata arriva dopo quelle inferte da recessione, da cattiva globalizzazione e infine da Covid. C’è il rischio, anche per come funziona il sistema mediatico, che tutti etichettino Santa Croce come luogo di ‘ndrangheta,quando invece è una terra fatta di gente laboriosa e onesta. E questo potrebbe essere veramente un rovescio definitivo che avrebbe contraccolpi tremendi su tutta la Regione (pensiamo solo alle interdipendenze col settore della moda). Farò tutto quanto in mio potere per poter affrontare anche in commissione gli aspetti economici e sociali della inchiesta. Lo ritengo doveroso, anche perché credo nella missione delle piccole e medie imprese che ogni giorno rappresentano il vero biglietto da visita del nostro Paese”.