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“Proteggiamo gli anziani per far vivere giovani ed economia”, la guerra al coronavirus secondo Pilastri

3 novembre 2020 | 11:04
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“Proteggiamo gli anziani per far vivere giovani ed economia”, la guerra al coronavirus secondo Pilastri

“Manca la programmazione, nonostante si era prevista la seconda ondata. La guerra non arrivi alle porte della terapia intensiva”

“Sia le amministrazioni locali che il governo nazionale stanno trattando una delle più gravi crisi dal dopoguerra, forse la peggiore, come fossero in campagna elettorale“. Lo dice Leonardo Pilastri, consigliere comunale a Fucecchio e capogruppo per la Lega al consiglio dell’Unione dei comuni dell’Empolese Valdelsa.

“Quel che si vede ora – per Pilastri – è che non hanno pianificato niente, nonostante si sapesse da mesi come sarebbe andata questa pandemia. Parlo delle terapie intensive per esempio, ma anche della carenza dei medici”. Perché, se ogni morto è un tuffo al cuore, sempre di più la solidarietà della prima ora sta lasciando il posto al comprensibile egoismo di chi non sa come andare avanti, non riesce a programmare, vive sospeso nell’attesa di un nuovo Decreto e magari si accalca in piazza, infrangendo proprio la prima regola: il distanziamento.

“Siamo in una situazione – spiega ancora Pilastri – per cui un giorno si dice una cosa che il giorno dopo non è più vera. Io dico che i dati dell’Istituto superiore di sanità ci spingono a cambiare il paradigma del problema: l’unica certezza che abbiamo su questo virus è che il covid è pericoloso per una fascia d’età da 60 anni in su. E’ in questa fascia d’età che si verifica il 95 per cento dei decessi. Quelli di età inferiore, in media, non arrivano alle terapie intensive e l’esito è comunque non infausto quindi abbiamo un punto di partenza sul quale concentrarci”.

Facendo proprio un suggerimento che, più o meno tra i denti, sta girando con sempre più frequenza: “I giovani devono girare, muoversi, produrre, spendere, frequentare esercizi pubblici e commerciali con personale sotto i 50 anni, così da creare una confort zone di popolazione che non è al sicuro dal virus, ma che è più protetta dalle sue conseguenze mortali”. Nonostante tra le cose accertate per via empirica c’è che molti dei sintomi avvertiti nella fase positiva non terminano con la negativizzazione e, dati i tempi ancora brevi (dal punto di vista medico) della pandemia, non è possibile valutare se potrebbero cronicizzarsi, pesando sul sistema sanitario nazionale per decenni.

“Siamo sempre nel campo delle ipotesi. Di questo potremo preoccuparci una volta usciti dall’emergenza. Noi stiamo combattendo una guerra e sai cosa succede in guerra? Che quando i posti in ospedale finiscono, si sceglie chi curare e chi lasciar morire: non vorrei che questa scelta dovesse essere fatta sulla porta delle terapie intensive, la guerra non deve arrivare fino a lì, anche perché poi sono le persone a decidere e non sempre le persone sono state guidate dal buonsenso che, comunque, non è mai un valore assoluto”.

Allora l’obiettivo deve essere “portare meno persone possibile in terapie intensiva. Gli anziani sono in questo momento la parte più importante del Paese dal punto di vista affettivo e della memoria, ma anche economico perché con la crisi in atto, le loro pensioni mantengono molte famiglie. Per questo vanno isolati, anche usando alberghi, per organizzare questa fase fino a quando non sarà disponibile il vaccino”. Anche se le Rsa, per fare un esempio di tentativo in questo senso, non sono sempre state luogo sicuro per i nostri anziani. “Ci sono 3 strutture in Empolese Valdelsa che in questo momento presentano decine di contagiati e contano i primi decessi. Verificheremo il rispetto dei protocolli perché non è possibile che si muoia dove si deve essere al sicuro. Ci sono diversi livelli di protezione: bisogna migliorare e considerare queste strutture come bolle, dalle quali non si entra e non si esce. Bisogna isolare anche il personale sanitario, amministrativo perché chiunque e qualsiasi cosa entra non debba più uscire”.

Non solo anziani isolati, quindi, ma anche chi lavora con e per loro. “Con spirito di servizio, devono assistere e proteggere la parte più delicata del Paese, grazie a protocollo rigidissimi anche per i materiali. Così l’economia riparte e i nostri anziani ne escono vivi. Senza questo approccio, l’economia fallisce, perché chiudiamo adesso per riaprire a Natale e a Pasqua siamo di nuovo in questa situazione: l’economia non può andare a singhiozzo. Non funziona così”. Anche perché “ci sono delle categorie di persone che sono state provate già dalla prima ondata e ora è troppo”.

Fare programmazione, per Pilastri, è anche iniziare fino a ora “a ragionare sulla messa a disposizione del vaccino”. Anche perché l’Italia ha “una primazia, perché ha contribuito alle ricerche e deve far valere questo diritto e assicurarsi le dosi che merita”. Intanto, di vaccino, c’è quello antinfluenzale “che non agisce sul covid, ma serve a gestire la situazione correlata al coronavirus, quindi dovrebbero esserci dosi massicce di vaccino in circolazione, così da alleggerire gli ospedali da questa tipologia di malati”.

Con l’idea che “i soldi ci sono: l’Europa è tutta colpita e quindi sono stati stanziati per tutti, solo che ora non vanno sprecati. Serve una programmazione che non sia quella dei 10 giorni della campagna elettorale. Ricordo, per esempio, una donazione di un milione di euro all’ospedale di Empoli fatta da un miliardario che vive in zona ma se ne sono perse un po’ le tracce. Sappiamo che 600 sono andati alla Società della salute e inviteremo e vigileremo affinché siano usati con criterio e per la salute pubblica, non per altre finalità”.

Creare bolle sicure per gli anziani, per Pilastri, “significa ridare ai giovani la propria vita: un adolescente ha diritto di avere la sua adolescenza che significa sport, amici, scuola. Non sappiamo che adulti saranno i giovani che hanno messo in pausa l’adolescenza, ma sappiamo che i nostri anziani hanno già vissuto la loro vita e hanno gli strumenti per affrontarla. D’altra parte la situazione non è facile e bisogna tutelare la vita delle persone, pur gestendo una situazione critica”.

Che poteva essere studiata e valutata già da prima. Il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l’Ecdc “Già a ottobre 2019 emanò una direttiva per gli Stati membri che li invitava a prepararsi a un virus che arrivava da fuori Europa. In un anno, non solo non c’è ancora un vaccino, ma non abbiamo ancora capito cosa fa questo virus e come si muove. Manca una chiara fotografia del problema e questo non va bene perché non sappiamo cosa fare.

La ricerca è nel ‘panico’ e l’unico dato certo è che il virus, statisticamente, uccide le persone anziane. Al netto di ogni considerazione sugli effetti del virus e sugli strascichi che lascerà, che sono tutte incertezze, l’unico dato certo è che uccide prevalentemente gli anziani. Che, per forza, devono essere trattati in modo diverso dagli altri. Anche perché chiudere tutto di nuovo non aiuta a gestire gli aspetti economici e sociali, ma anzi crea danni permanenti: molte aziende non riapriranno, tanti ragazzi perderanno un pezzo importante della vita sociale, con ripercussioni anche sulla società di domani, che uscirà da questa pandemia come da una guerra, come un Paese da ricostruire”.

Come in ogni emergenza, quindi, per Pilastri bisogna darsi delle priorità. “In base ai dati certi, possiamo stabilire come focus solo la letalità e costruire le decisioni future sull’unico punto fermo. Tanti anziani lo hanno capito prima di noi, tanto che mi dicono: ‘io mi isolo, perché se mi ammalo divento un problema. Per me, per la sanità, per la mia famiglia’. Se è vero come è vero che gli anziani sono un patrimonio di saggezza, è anche questa saggezza che dovremmo ascoltare“.