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Roberto Salvini e Raffaella Bonsangue votano no al referendum

17 settembre 2020 | 23:38
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Roberto Salvini e Raffaella Bonsangue votano no al referendum

Siamo concentrati su elezioni amministrative e regionali, ma 20 e 21 settembre si vota anche per il referendum costituzionale per rispondere alla domanda: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?”. Il consigliere regionale Roberto Salvini e la coordinatrice provinciale di Forza Italia Pisa Raffaella Bonsanngue

Salvini

“No al taglio brutale del numero parlamentari – dice Roberto Salvini (Gruppo misto) –. Non si tocchi la Costituzione finché non sarà restituito ai cittadini e ai territori il potere di scegliere i propri rappresentanti. Siamo l’unico Paese del mondo avanzato dove un candidato indipendente o dissidente non ha speranza di poter correre in condizioni di parità. Il mio appello personale, che so però essere condiviso dalla stragrande maggioranza delle persone e dei gruppi che hanno promosso insieme a me il Patto per la Toscana, è per votare no, al referendum di domenica prossima”.

Bonsangue

“Ho ricevuto mandato – spiega – per designare rappresentanti, in occasione di questo importante quesito, per conto del Comitato promotore del referendum, noiNo, per sensibilizzare l’opinione pubblica, informare i cittadini ad un voto consapevole e dare forza alle ragioni del no.

La mia è una posizione personale, in quanto delegata per il predetto comitato, atteso che il Presidente Berlusconi ha lasciato libertà di voto per eletti, dirigenti, iscritti e simpatizzanti. Il rischio per la Toscana, come per le altre regioni d’Italia, è la perdita di rappresentanza dei territori.

A farne maggiormente le spese alcune aree della nostra Regione che si vedrebbero tagliare la loro rappresentanza: si passerebbe da 38 a 24 deputati (-36,84%) e da 18 a 12 senatori (-33,33%). In realtà, a fronte del taglio dei Parlamentari, non ci sarebbe un significativo contenimento dei costi della politica: stravolgere la Costituzione porterebbe ad un risparmio, di circa 57 milioni di euro l’anno. Lo 0,007 per cento della nostra spesa pubblica, pari ad un euro all’anno per ciascun italiano, cioè il prezzo di un caffè.

Questa legge, così come è scritta, è sbagliata: non farà risparmiare le casse dello Stato, non renderà il Parlamento più efficiente e non farà eleggere parlamentari più capaci e preparati. Non esiste, oggi, il problema della quantità dei parlamentari, ma quello della loro qualità. E gli italiani devono saperlo. Invito tutti i cittadini a riflettere prima di dare il proprio voto in occasione di questo referendum, anche per archiviare una triste e sterile stagione politica.

Per il referendum confermativo non è previsto un quorum da raggiungere: questo vuol dire che l’esito del referendum non dipenderà dalle percentuali di partecipazione degli elettori, ma dal voto della maggioranza dei votanti. Chiunque voterà sì rafforzerà un governo che, come tutti possiamo notare quotidianamente, sta facendo disastri, e voterà di fatto per il M5s, ovvero per un movimento che ha fatto dell’antipolitica la sua campagna per la sopravvivenza. La riforma sarebbe un atto di demagogia che limiterebbe la rappresentanza, ridurrebbe la libertà e la nostra democrazia.

Occorre votare no per dire no alla deriva populista: i parlamentari non sono poltrone, ma rappresentano i cittadini e i territori. La riforma costituzionale non è contro la ‘casta’, ma contro i cittadini. Le riforme, quelle vere, devono essere attuate per migliorare le funzionalità delle istituzioni e il taglio lineare dei parlamentari non produrrà gli effetti sperati, anzi, genererà pericolose distorsioni democratiche.

Il tentativo confusionario e demagogico di modifica della composizione del Parlamento di 345 eletti (si passerebbe da 630 a 400 Deputati e da 315 a 200 Senatori) rischia seriamente di alterare gli equilibri tra organi costituzionali, senza inserire questa azione in un quadro complessivo ed organico di adattamenti costituzionali, legislativi e parlamentari. Ridurre gli sprechi della politica e le inefficienze dei procedimenti legislativi è possibile anche senza indebolire la democrazia rappresentativa e il rapporto tra elettori e eletti.

La riforma in questione è di grande rilievo per l’architettura istituzionale e il sistema politico, incidendo sulla rappresentatività delle assemblee e sulla partecipazione, strutture portanti della nostra democrazia. È indispensabile che elettrici ed elettori, di qualsivoglia orientamento, siano messi in grado di esprimere un voto pienamente consapevole della portata e degli effetti della decisione popolare. Per questi e tanti altri motivi, il 20 e 21 settembre dico di votare No, per dire sì alla democrazia”.