Indagine Golden Hood, le comunicazioni di Giglioli e Bertini al consiglio comunale
Spadoni sui giornali: “E’ impropria l’attenzione che danno quando uno riveste un ruolo amministrativo politico”
Nel consiglio comunale di lunedì 25 maggio ci sono state anche le comunicazioni del sindaco sulla posizione dell’assessore Gianluca Bertini in merito all’indagine Golden Hood.
“In merito alle vicende di cronaca – ha detto Gilgioli – di cui è stato oggetto a metà febbraio l’assessore Bertini, in quanto titolare di un importante azienda del settore del pallets, vicenda che hanno coinvolto con atti di indagine tutte le principali aziende del settore a livello regionale, ci tenevo a dare una breve comunicazione in questo consiglio (comunale ndr). Comunicazione che non può non ricalcare quanto detto a mezzo stampa 3 mesi fa, dato che ad oggi non sono emerse novità dalle indagini in corso e pertanto non esistono motivi per non rinnovare piena fiducia all’assessore Gianluca Bertini e all’operato della magistratura. A mio avviso le due vicende restano in ambiti che non vanno confusi, in primis perché l’azienda dell’assessore Bertini non ha rapporti diretti con l’Ente, ma lavora in un settore separato e poi perché non è scritto da nessuna parte che il legale rappresentante di un’azienda non possa ricoprire incarichi e ruoli politici.
Sono certo che la giustizia, una volta fatto il suo corso, farà piena luce sulla vicenda, senza bisogno di ulteriori e sterili giudizi politici e auspico che fino ad allora l’assessore possa adempiere il suo ruolo senza strumentalizzazione politiche, che hanno il solo scopo di dare visibilità a chi ne discute e far parlare di una vicenda solo per tentare di screditare il buon operato dell’assessore. Ripeto: piena fiducia nel ruolo della magistratura, seppur con la speranza e l’auspicio che l’iter sia il più veloce possibile e totale fiducia nell’operato dell’assessore Bertini il cui impegno e le cui capacità sono ormai universalmente note da più di dieci anni nell’attività di governo della nostra amministrazione”.
Comunicazione asciutta, asettica e chiara quella del sindaco Giglioli a cui però Manola Guazzini capogruppo della lista di minoranza Cambiamenti ha voluto prontamente replicare mettendo la questione in termini politici. “Mi sarei aspettata che l’amministrazione avesse ritenuto dovuta la comunicazione senza la nostra sollecitazione” ha detto Manola Guazzini. Poi ha aggiunto: “Il sindaco ha ritenuto sterili le nostre polemiche. Io parto da una premessa: io e il mio gruppo siamo dei garantisti, vale il principio dell’innocenza fino a sentenza definitiva. La magistratura farà il suo corso. Il sindaco non è che sia entrato nel merito, ma tutti ci auguriamo che si risolva in una bolla di sapone”.
Sulle tempistiche però Guazzini ha voluto rimarcare le posizioni di Cambiamenti: “La notizia è uscita sui giornali il 7 febbraio. L’accusa a suo carico sarebbe solo l’utilizzo di fatture per operazioni inesistente. Questa sede è politica e faccio solo una valutazione politica. Il 6 febbraio abbiamo fatto un consiglio finito oltre mezzanotte. Lo sapeva sicuramente l’assessore che ha risposto a mezzo stampa, sia, immagino, il sindaco. Avrei preferito che ce lo avessero detto. Io lo avrei fatto fossi stata nei panni dell’assessore o del sindaco. È una questione di opportunità politica, non di giustizia. Io per opportunità politica ho preso in considerazioni le dimissioni, o fare un passo indietro direttamente dall’assessore o il sindaco lo invitasse a fare un passo indietro.
Per tre motivi: la tutela della sua carica di assessore, della sua professione di imprenditore e delle istituzioni. Le mie considerazione penso che non siano tanto campate in aria”. Qui Guazzini poi ha riportato un esempio: “Nell’autunno 2016, l’allora presidente di Geofor Paolo Marconcini, fu indagato per peculato d’uso, perché aveva usato la macchina di Geofor per andare a un matrimonio. Gli stessi consiglieri di Geofor hanno chiesto le dimissioni di Marconcini. Marconcini seduta stante dette le dimissioni. Ultima considerazione: ho apprezzato le comunicazioni del sindaco e del comitato di distretto (sul tema ndr) per le infiltrazioni mafiose che nel nostro territorio ci sono”.
Parole a cui ha replicato il consigliere comunale del Pd Alessio Spadoni, che come poi si scoprirà durante il suo intervento, è anche l’avvocato che rappresenta legalmente Gianluca Bertini in questa vicenda. Spadoni ha subito puntualizzato che il paragone tra Marconcini e Bertini era inappropriato: “Il paragone è fuori luogo: le due fattispecie non collimano minimamente. Stiamo parlando di questioni che non hanno nulla a che vedere con l’aspetto amministrativo: questioni(quelle di cui si dibatte qui ndr)riguardano la società dell’assessore Bertini, non l’assessore Bertini in quanto tale.Perché i comportamenti sui quali ci sono indagini sono i comportamenti che riguardano alcuni fatti amministrativi della società. Viene chiamato a rispondere l’assessore Bertini perché è il legale rappresentante della società, non sono i comportamenti tenuti direttamente dall’assessore Bertini”.
“Una precisazione – ha continuato Spadoni -: troppe volte, a mio giudizio, si prendono in considerazione gli organi di stampa come bocca della verità, soprattutto quelli locali. Le indagini che sono tuttora in corso – perché ancora non c’è un rinvio a giudizio, ancora stiamo parlando di indagini – riguardano un terzo filone di indagine che parte da un reato ipotizzabile di mafia avvenuto su Palermo. Su Palermo alcuni collaboratori di giustizia hanno rammentato dei canali di denaro verso la Toscana, verso alcune aziende toscane e lì è nato il secondo filone di indagine. Società che nulla hanno a che vedere con l’assessore Bertini o con l’azienda che lui rappresenta. È nel terzo filone di indagine – quello che si sta svolgendo tuttora e che vede coinvolta l’azienda dell’assessore Bertini a livello di indagine – stanno valutando se i rapporti commerciali che una stragrande maggioranza di aziende hanno avuto verso queste società coinvolte con la mafia a Palermo, se sono o meno reali.
Lì l’assessore Bertini penso sia in grado tranquillamente di dimostrare la totale estraneità a ogni tipo di fatto.Non a quelli mafiosi che non gli sono neanche contestati, ma a ogni tipo di fatto. Perché i rapporti commerciali che ha avuto sono stati tutti legittimamente dimostrati. Tant’è che penso ci sarà l’archiviazione senza neanche il rinvio a giudizio perché i documenti che sono in possesso dell’assessore Bertini sono assolutamente validi per dimostrare ogni comportamento legittimo.
Ora io mi domando: se in questa indagine non fosse stato coinvolto un assessore, non ci sarebbe stata questa attenzione da parte dei giornali. Tant’è che ci sono altre 34 aziende coinvolte e sfido chiunque a dire i nomi. Noi non dobbiamo, quali amministratori, favorire questo tipo di utilizzo dei giornali, perché è impropria l’attenzione che danno quando uno riveste un ruolo amministrativo politico.
“Io credo – ha continuato Spadoni – che aver riportato l’argomento in questo consiglio non faccia altro che male all’azienda dell’assessore Bertini, che mi permetto di ricordarlo, dà lavoro a 27 famiglie. E in un momento così particolare come quello che stiamo vivendo forse era meglio se si aspettava l’esito delle indagini e quantomeno si facesse una critica in un momento di rinvio a giudizio. Attualmente l’assessore Bertini non è destinatario di nessuna misura restrittiva e voglio sottolineare che confido che tutto sarà chiarito – e questo lo dico da avvocato, che segue l’assessore Bertini anche sotto questo profilo – in maniera molto rapida e netta nelle opportune sedi perché penso che i documenti come li ha prodotti lui pochi altri siano in grado di farlo”.
Anche Gianluca Bertini è intervenuto mantenendo un profilo di massima trasparenza sia per spiegare la propria posizione sia per replicare a Manola Guazzini. Bertini ha detto durante il consiglio: “Ritengo doveroso fornire, come diretto interessato, alcune precisazioni nonostante a mio personale parere si tratti di una questione che niente ha a che fare con l’attività amministrativa, quale il ruolo di assessore comunale. Parto dalla vicenda, che già ha avuto particolare attenzione mediatica, nello scorso mese di febbraio che mi vede coinvolto esattamente il 6 febbraio, la mattina del consiglio comunale, ricevo un atto di notifica e non sapevo di che reato ero accusato.
Per cui la sera vi potevo dire cosa volevate, ma non sapevo di cosa ero accusato. (Un’indagine quindi ndr)che mi vede coinvolto non in via personale, ma in qualità di legale rappresentante di una società oggetto di verifica unitamente a molte altre società del settore operanti a livello regionale e nazionale. Abbiamo prontamente richiesto e ritirato il 25 febbraio 2020 la copiosa documentazione (dove è riportato ndr) oggetto di indagine. A un attento esame della stessa riteniamo che ci siano errori ed equivoci e respingeremo fermamente ogni accusa che eventualmente venisse mossa nei confronti dell’azienda.
Con i legali incaricati abbiamo già presentato alla procura della Repubblica di Firenze in data 30 aprile 2020 la documentazione probante, volta a dimostrare l’assoluta estraneità della nostra azienda circa i fatti oggetto di indagine. Siamo fiduciosi nell’operato degli inquirenti e siamo quindi in attesa del relativo esame della documentazione. Ad oggi non c’è nessuna novità rispetto al 6 febbraio 2020. Questa ad oggi è la situazione della vicenda, non essendovi, ripeto, nessun nuovo elemento. Ho ritenuto comunque opportuno fornire queste doverose precisazioni. Ringrazio per la fiducia il sindaco, i colleghi di giunta, i consiglieri comunali e tutti coloro che insieme a me portano avanti l’azione amministrativa: i compagni di partito fino ai cittadini per il continuo e quotidiano rapporto e sostegno. Questo è quello che mi spinge ad andare avanti, cercando di svolgere al meglio la mia funzione di amministratore pubblico e cercando di dare risposte serie e concrete alle istanze dei cittadini. Soprattutto in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo”.
Poi Bertini ha concluso rispondendo a Guazzini e dicendo: “Ci sono tanti modi di fare politica, quelli di passare da un argomento a un altro, da una forza politica a un’altra, fare dell’attività politica la propria esistenza di vita, le proprie legittime ambizioni, ci mancherebbe. E quella anche di sparare a zero sull’avversario di turno. Tutela della persona, tutela dell’impresa e delle istituzioni: se le dimissioni me le avesse chieste il sindaco le avrei date sicuramente, ma io sono sicuro di non avere fatto assolutamente niente, per cui tutti questi discorsi francamente non ritengo di accettarli. In un momento in cui si dura fatica tanti giorni ad aprire l’azienda. Per rispetto alle persone che ci lavorano, strumentalizzare posizioni personali per fini politici è una politica che non mi appartiene e mai la farò. Non mi vedrete mai sparare a zero sull’avversario politico”.
Anche il capogruppo della Lega Roberto Ferraro ha fatto un breve intervento di fatto spostando l’attenzione dalla vicenda che ha coinvolto se pur marginalmente solo a livello di indagine Bertini, a un tema più comprensoriale ovvero la reazione dei sindaco sulla questione dell’indagine Vello d’oro 2, (a cui Bertini è assolutamente estraneo ndr).