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Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio

26 maggio 2020 | 21:40
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Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio
Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio
Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio
Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio
Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio
Centro medico di Ponte a Egola, tra maggioranza e opposizione non c’è convergenza, scontro in consiglio

L’aula di infervora. Gasparri cerca di rimandare la votazione, ma Guazzini non molla: “Scriverò al Prefetto”

Consiglio comunale spaccato a metà sul centro medico di Ponte a Egola in via Giordano Bruno. O meglio, maggioranza e opposizione unite negli intenti, ma nettamente separate nelle soluzioni, tanto da dover votare due distinte mozioni sullo stesso argomento. Da quando si è paventato il rischio chiusura del centro privato ad oggi, tutti si sono arrovellati per portare la propria proposta. Nel mezzo ci sono ore di dibattito in consiglio comunale, più di 1600 firme raccolte dai cittadini per scongiurare la chiusura, diversi incontri pubblici e privati, l’intervento di tre consulte, qualche posto di lavoro e un servizio pubblico fondamentale. Nonostante ciò, le posizioni continuano a rimanere due. L’ultimo step della “questione centro medico” è stata la discussione delle mozioni nel consiglio comunale di San Miniato, ieri sera, lunedì 25 maggio.

Da una parte i tre gruppi di opposizione Cambiamenti, Forza Italia e Lega che chiedono, in prima battuta, di mettere “un toppino”, attivando una convenzione con il comune di un anno per aiutare il centro, data la condizione di eccezionalità. Questo in vista di un disegno più definito e stabile da elaborare nei mesi successivi. Dall’altra, le posizioni della maggioranza, concorde sul carattere emergenziale della situazione, ma distante nella soluzione. “Il problema non è economico – hanno ripetuto il capogruppo del Partito democratico Marco Greco e il sindaco Simone Giglioli -. Al centro serve la ricostituzione dell’associazione professionale”. Una soluzione da perseguire servendosi anche di altre strutture, come la Croce Rossa di Ponte a Egola. Certo è che il ragionamento, ancora a livello di idee, non è molto diverso rispetto a quello proposto più di tre mesi fa, senza particolari evoluzioni. E poi, secondo i consiglieri di maggioranza, la convenzione nasconde un rischio, che è quello di creare un precedente per tutte le altre attività private che un giorno potrebbero trovarsi nella stessa situazione.

Il presidente del consiglio comunale Vittorio Gasparri ha cercato di salvare l’unitarietà di intenti tra maggioranza e opposizione – che si è riunita nell’aula magna della scuola secondaria di San Miniato Basso per permettere ai consiglieri di mantenere il distanziamento – con tutti i mezzi a sua disposizione. Mezzi, che ad alcune forze politiche di opposizione, come Cambiamenti, sono apparsi come delle forzature per non mettere in votazione la mozione presentata dalla minoranza. Infatti, la mozione che doveva essere votata come settimo punto all’ordine del giorno è slittata alla fine del consiglio e, una volta giunti oltre la mezzanotte, c’è stata anche la proposta di rinviare la votazione al prossimo consiglio comunale per trovare, nel frattempo, una soluzione condivisa. Soluzione condivisa che in realtà doveva essere trovata prima della seduta del consiglio comunale, nei numerosi incontri tra forze politiche e medici. Ma anche questo è un altro tasto dolente, fatto di inviti mancati e accuse di scarsa collaborazione, che sembrano essere delle ben studiate strategie politiche per spaccare l’unità della controparte. Insomma, quei banchi di scuola distanziati come quando si facevano le verifiche in classe hanno finito per rappresentare la riproduzione delle posizioni politiche, anch’esse piuttosto distanti.

“Noi sappiamo – ha detto Manola Guazzini, capogruppo di Cambiamenti – che il centro è privato, ma riteniamo che svolga un servizio pubblico importantissimo. Sappiamo bene che i medici tutti ce l’hanno e sappiamo che non possiamo obbligare i medici ad andare lì. Abbiamo valutato le considerazioni dei consiglieri di maggioranza nel dire ‘si crea un precedente’. A nostro giudizio questa è una situazione eccezionale, non ci sono altri centri con queste caratteristiche nel nostro territorio. La questione è all’attenzione dell’amministrazione comunale dall’ottobre scorso, quando una lettera dell’associazione dei medici evidenziò al sindaco il rischio della chiusura del centro medico in via Giordano Bruno. La questione ha suscitato l’interesse anche delle consulte di Ponte a Egola, Molino, La Catena e San Donato”. L’idea delle minoranze di attivare una convenzione con il centro privato per un anno è direttamente collegata con la realizzazione della Casa della salute a Ponte a Egola, che, auspicabilmente, in breve tempo sarà finita, al netto dei ritardi dovuti al Covid-19.

Quella sul centro in via Giordano Bruno è una mozione che, a causa del lockdown, è stata anche posticipata: era prevista per il consiglio di aprile, ma data la situazione e vista la necessità di trovare una convergenza, le stesse minoranze hanno convenuto nel rimandarla a maggio.

“Parlarne per 10 minuti soltanto è difficile” ha risposto il capogruppo del Partito Democratico, Marco Greco, salvo poi chiedere una sospensione del consiglio di 5 minuti per cercare una convergenza. “Per noi – ha detto Greco – quella non è la soluzione: si dice per un anno, ma se il problema è economico, l’anno dopo il problema si ripone. Anche perché i medici possono sempre decidere di andare via, anche con la convenzione con il comune. Oggi un medico fa una scelta professionale, oltre che economica. La nostra proposta è quella di insistere con Asl affinché mandi i medici in sostituzione ai colleghi che vanno in pensione.Non è un problema economico, ce lo hanno detto i medici. Anche perché Asl già paga gli stipendi netti dell’infermiera e della segretaria. La vostra proposta può essere una toppa messa lì, ma dura solo un anno. Perché se un domani succede da un’altra parte, è evidente che si crei un precedente”.

“Abbiamo già avuto degli incontri – ha risposto la leghista Beatrice Calvetti a Greco – durati ben più di dieci minuti, non vedo cosa si possa risolvere con una sospensione di cinque minuti”. Gli fa eco Manola Guazzini: “Io rimango sulle mie posizioni – ha detto – Le pressioni con l’Asl il sindaco e l’assessore possono alzare la cornetta e urlare al telefono per ottenere qualcosa, come hanno fatto altri sindaci. Questo attiene ai rapporti istituzionali e mi sembra la base, ma non certo una soluzione definitiva. Se volevano la collaborazione, quando hanno fatto l’incontro con l’associazione medici chiamavano tutti i gruppi. Invece l’incontro l’hanno fatto solo il sindaco, l’assessore e il capogruppo del Pd”.

Gli incontri a cui a più riprese hanno fatto riferimento i consiglieri sono almeno tre: il primo è una conferenza dei capigruppo per trovare una quadra condivisa che tuttavia non è arrivata perché secondo Calvetti è stato cancellato il cuore della mozione delle minoranze, cioè la convenzione. Il secondo incontro è una video conferenza convocata dal capogruppo Pd insieme a Forza Italia e Lega, ma escludendo la lista Cambiamenti perché, a detta di Guazzini “poco tecnologica” e il terzo è stato l’incontro con i medici della struttura. In realtà, secondo Guazzini, il mancato invito alla videoconferenza è pura strategia politica per “spaccare la minoranza”.

“Noi non abbiamo l’arroganza di dire che la nostra proposta è meglio della vostra – ha risposto Greco -. Ci siamo lasciati dicendo che ci saremmo impegnati a promuovere un incontro con i medici, come è stato. Poi la consigliera Guazzini mi ha contattato dicendomi che voi – riferito alle minoranze – non eravate disposti ad avere un incontro con i medici e allora io ho alzato le mani”. Di fronte a queste parole, respinte come false da Guazzini, che anzi ha detto di essersi anche “arrabbiata perché esclusa”, gli animi si sono scaldati. La decisione del presidente del consiglio è stata quella di rimandare la votazione alla fine della seduta, nella speranza che da una parta o dall’altra cadesse qualche condizionalità. Un modus operanti quantomeno discutibile che ha forse acuito e prolungato la polemica. Tanto che, la capogruppo di Cambiamenti ha minacciato anche di scrivere al prefetto nel caso non fossero state votate le mozioni.