Come il coronavirus ha cambiato la città, incontro di Pontedera Europa

La tecnologia e i saperi di cui hanno bisogno gli urbanisti sarà il tema del prossimo incontro
“Quasi due ore di serrata discussione nella quale 27 tra ingegneri, geometri, architetti, hanno discusso su come dovranno cambiare le nostre città e i nostri borghi a causa della pandemia. Esperienze e punti di vista a confronto per capire e disegnare il futuro partendo dall’assunto che la condivisione della conoscenza dei territori migliora la società”. Un incontro ovviamente on line, quello organizzato da Pontedera Europa, ma che ha messo al tavolo virtuale relatori noti, per offrire Chiavi di lettura per il governo del territorio: come cambiano le città al tempo di Covid19.
Ad aprire il dibattito sono stati Alberto Magnaghi, architetto e urbanista italiano e fondatore della scuola territorialista dal 2012 professore emerito all’Università di Firenze, Graziano Massetani architetto, urbanista ed ex assessore all’urbanistica a Pontedera e Fausto Condello, architetto e dirigente del Comune di Montopoli.
Conclusioni affidate a Michele Perrone, assessore al territorio e infrastrutture del Comune di Rose, borgo alle pendici della Sila. “Tantissimi – racconta il coordinatore Pontedera Europa Fabrizio Braccini – gli spunti di riflessione durante il dibattito poiché covid 19 ha portato alla luce tutta la fragilità del nostro territorio.
A partire dalla sciagurata politica della riduzione degli spazi abitativi, infatti, si possono costruire case con una metratura poco superiore a 25 metri quadrati, che è stata la causa principale della sofferenza negli agglomerati urbani di medie e grosse dimensioni. Interi nuclei famigliari, a volte anche numerosi, costretti a vivere in spazi ristretti per interi mesi. La politica della cementificazione urbana ha azzerato gli spazi comuni di socialità nei plessi di nuova generazione.
E non è andata bene neppure ai bellissimi borghi arroccati sulle nostre colline e montagne dove la potente industria delle telecomunicazioni ha preferito non investire. Alla difficoltà dei collegamenti viari si è aggiunto il problema della esclusione digitale. Ma è tutto perso oppure possiamo pensare a come ridisegnare il nostro territorio partendo dall’assunto che la qualità della vita, la sostenibilità ambientale devono essere il fondamento della nuova economia?
Possiamo ripensare modalità di lavoro che prevedano 2 giorni in azienda e 3 da casa in modo da superare le barriere fisiche dovute a collegamenti stradali spesso fatiscenti e far rinascere i borghi attraverso un ripopolamento sostenibile. E’ possibile immaginare di lavorare a Milano abitando a Rose?
E’ nei momenti eccezionali che occorrono risposte straordinarie. Covid 19, pur anche nella tragicità della sofferenza che ha causato, ci offre una via d’uscita impensabile solo qualche mese fa. La tecnologia e i saperi di cui hanno bisogno i dottori delle città, cioè gli urbanisti, sarà il tema del prossimo incontro che avverrà su base provinciale”.