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Deidda ad Altopascio contro le discriminazioni sessuali: “È un dovere essere qui per Simone e Francesca”

18 gennaio 2020 | 20:43
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Deidda ad Altopascio contro le discriminazioni sessuali: “È un dovere essere qui per Simone e Francesca”

Il primo cittadino di Santa Croce: “L’omofobia deve avere le ore contate”

Tutti uniti ad Altopascio per dire basta a omofobia, bifobia e transfobia. Dopo i fatti della notte di venerdì 20 gennaio in un locale di Altopascio

“È un dovere essere qui dopo quello che è successo a Simone e Francesca – sono le prime le parole di un’emozionata Giulia Deidda -. Sono rimasta scioccata sabato, questi ragazzi li ho visti crescere e li ho contattai subito. I ragazzi il sabato sera devono tornare a casa felici, non impauriti: questa è una sconfitta per la nostra società. Non siamo allarmisti, non è stato un gesto di un matto: noi siamo giustamente preoccupati, quello è un gesto deliberatamente discriminatorio e noi oggi siamo qui per condannarlo. Qualcuno ha osato dire che questa è una passerella: io vorrei suggerirli che non è solo una passerella, è anche un sfilata, una parata e noi siamo orgogliosi di essere qui e di essere quelli che siamo. Siamo qui per dire che la violenza fa schifo e che l’omofobia deve avere le ore contate”.

“Vorrei fare un appello – conclude Deidda – Facciamo crescere anche in provincia queste iniziative: non lasciamo soli luoghi come Santa Croce, Altopascio – ma potrei dire anche Castelfranco, San Miniato e Montopoli – nelle mani di un pensiero retrogrado che purtroppo certi ambienti politici provano e tenere in vita per acciuffare qualche voto in più. I giovani meritano di crescere serenamente in un clima di rispetto delle loro inclinazioni. Nessun essere umano deve essere marginato, anche alla luce di ciò che è successo a Eduarda. Una storia che mi ha colpito tanto: se al disagio si aggiunge la discriminazione il cocktail diventa letale, è un0’altra sconfitta per tutti noi. Siamo ancora indietro, ma vogliamo vincere questa battaglia. Non ci fermiamo qui, diamo forza a coraggio a Simone e a tutti quei ragazzi che provano e tentano questa battaglia di civiltà”.

“Ho raccolto immediatamente l’invito del sindaco Sara D’Ambrosio – racconta Eugenio Giani -. Oggi è doveroso essere qui per lanciare un messaggio contro l’omofobia. Di fronte alla violenza non possiamo rimanere in silenzio. Ricordo che Altopascio è uno storico luogo di accoglienza e ospitalità, è uno dei centri della via Francigena”.

“La manifestazione di oggi è la risposta ad un episodio spiacevole che ha colpito Altopascio e che ha raggiunto un eco nazionale – dichiara di Sara D’Ambrosio -. Oggi siamo qui in una giornata importante di forza e di riflessione. Siamo qui a parlare di due episodi uniti con un unico filo conduttore, quello dell’aggressione omofoba e quello della triste scomparsa di Eduarda. Un filo che deve essere spezzato. Da una parte la marginalità, dall’altra il pregiudizio e l’odio. Siamo nel 2020, in un paese europeo dobbiamo far sì che ci sia il rispetto reciproco anche attraverso le leggi. Il diverso non è un qualcosa di pericoloso, ma un grande valore di ricchezza. Questa è una battaglia di civiltà di tutti, il mio appello va a tutte le istituzioni. Cerchiamo di far sì che non ci sia una prossima volta, un’altra, l’ennesima, aggressione. Altopascio è il paese dell’ospitalità, è aperto a tutti”.

Anche dalla consigliera regionale Pd, Alessandra Nardini interviene sulla questione: “Siamo nel 2020 – dice – e succede ancora che un giovane venga insultato e picchiato perché gay e che una amica che lo difende venga anch’essa picchiata. Ci tengo poi a ricordare Eduarda, ragazza transessuale che si è suicidata nei giorni scorsi nella sua casa di Altopascio. Succede ancora nonostante in questi anni, anche grazie all’approvazione della legge sulle unioni civili, si sia provato a rendere il nostro paese più civile, ma tanto, tantissimo, resta ancora da fare“.

“Per questo oggi era giusto essere qui, in piazza ad Altopascio – dice – davanti al municipio, rispondendo all’appello di LuccAut, che ringrazio. Le istituzioni hanno il dovere di combattere tutte le discriminazioni e tutte le violenze, di essere al fianco di chi ha il coraggio di denunciarle. Per questo in consiglio regionale, pochi giorni fa, ho chiesto che si discutesse, e poi approvasse, una mozione urgente in merito a quanto accaduto”.

“È vile e schifoso che una donna o un uomo vengano discriminati e offesi per il proprio orientamento sessuale – ha detto ancora Nardini – figuriamoci quando si arriva ad una ignobile violenza fisica. In questo paese non abbiamo ancora approvato una legge contro l’omotransfobia: è un grave vuoto da sanare, siamo in estremo ritardo e lo sdegno non basta più. Non possiamo poi ignorare l’importanza centrale di educare le giovani generazioni, a partire dalla scuola, al rispetto incondizionato delle differenze, senza proteggere pregiudizi e discriminazioni dietro il rischio inventato di una presunta teoria gender”.

“Soprattutto noi, donne e uomini delle istituzioni – ha concluso – dobbiamo diffondere una cultura del diritto a essere ciò che si è. Per questo mi sembrano  incredibile e davvero di pessimo gusto la polemica di chi attacca le amministrazioni comunali che hanno deciso di appendere la bandiera rainbow al Municipio. Io quelle amministrazioni mi sento di ringraziarle, davvero di cuore, perché difendono i diritti di tutte le loro cittadine e di tutti i loro cittadini. Come ci ha ricordato Simone: l’omofobia non è un prezzo da pagare ma una battaglia da vincere“.