




Il Pd da Santa Maria a Monte richiama all’unità
Un governo di unità nazionale, o meglio di unità regionale, è quello che serve secondo il Partito democratico per vincere le prossime elezioni di maggio. Un fronte comune per affrontare una situazione di emergenza quale viene descritta l’avanzata della Destra. Un fronte che abbatta tutte le opposizioni esterne, ma anche – e soprattutto – interne che indeboliscono la Sinistra e rendono il terreno fertile allo schieramento opposto.
Anche di questo hanno discusso i consiglieri regionali Andrea Pieroni, Alessandra Nardini e Antonio Mazzeo durante l’incontro a Santa Maria a Monte per la presentazione del nuovo segretario del partito Patrizia Faraoni.
La presentazione di Faraoni è stata l’occasione per lanciare una mobilitazione di tutte le forze riformiste in vista delle elezioni regionali di maggio 2020. A riempire la saletta de Il poeta, oltre ai rappresentanti del Partito democratico tra cui il comsigliere comunale Manola Diomelli e Sergio Coppola capogruppo della lista di centrosinistra Santa Maria a Monte di Tutti, c’erano anche i Repubblicani con Alberto Fausto Vanni e l’ex Leu, oggi E’ Viva, David Turini. Tema comune a tutti gli interventi è stato il bisogno di ripartire dalle idee e coinvolgere “tutte le forze politiche di centro sinistra” per dirla con le parole di Faraoni, che aggiunge: “Serve riportare la politica ai cittadini e ascoltare le esigenze del territorio. Noi, a livello comunale, non condividiamo la politica di questa maggioranza, che reputiamo scellerata. Ben vengano, quindi, tutte le forze riformiste di sinistra, abbiamo bisogno di loro. Le divergenze ci hanno portato a perdere il comune. Oggi il nostro avversario è fuori non più all’interno”.
Il Partito democratico sembra aver capito che non può proporsi esclusivamente come argine contro la “deriva di destra”, ma che senza contenuti e soprattutto senza unità interna c’è il rischio concreto di perdere una regione storicamente considerata di Sinistra. Anzi, la prima delle regioni rosse. Una considerazione, questa, forse tardiva, ma sicuramente che arriva al momento giusto, quello della campagna elettorale.
“Io sto apprezzando il lavoro della segreteria nazionale – ha detto Andrea Pieroni, consigliere regionale -. Può sembrare poco carismatica perché magari non grida e non fa sparate, è un lavoro oscuro, ma prezioso e proficuo. Il nostro partito si sta ricompattando come non faceva da molti anni se pensiamo che abbiamo avuto scissioni guidate da chi era stato segretario del partito. Ci sono elementi rassicuranti dalle amministrative di maggio scorso: abbiamo tenuto tutti i comuni e recuperato Volterra e Casale Marittimo. Partire dalla regione per poi riprendere tutti i comuni, tra cui Santa Maria a Monte e Cascina”. Poi continua: “Eugenio Giani – ha detto – conosce e ama la Toscana, ha esperienza. Il rilancio della Toscana costiera deve essere al primo posto dell’agenda del nuovo governatore. La Toscana non deve più camminare a due velocità: la Toscana centrale corre veloce mentre la costa arranca”.
Il Partito democratico e tutto il centro sinistra conoscono il proprio avversario e si aspettano uno spostamento sul piano nazionale delle elezioni regionali esattamente come è avvenuto in Umbria e sta avvenendo in Emilia Romagna. È plausibile aspettarsi nei prossimi mesi in tutto il territorio regionale un’assidua presenza dei vari partiti, soprattutto di quei partiti che puntano sul carisma del loro leader, sottraendo così la scena al candidato che effettivamente correrà per la regione. Questo “assalto” preoccupa il Pd, che d’altronde inizia già da ora a costruire le barricate per difendere la Regione.
“Tutte le forze politiche dell’attuale governo – secondo Nardini – devono essere richiamate a un senso di responsabilità. Altrimenti si rischia di consegnare alla destra il Paese, rischio concreto anche in regione Toscana. Ci stiamo riconnettendo con tutti quei mondi con cui i legami si erano interrotti, ma per la prima volta noi non conosciamo il colore della regione futura. Prima la lotta era sul candidato all’interno della lista, ma il colore non era in dubbio. Per la prima volta la vittoria non è scontata. Dobbiamo avere l’umiltà di riconoscere ciò che non ha funzionato. Ho scelto di sostenere la candidatura di Giani perché questo è il momento dell’unità. Abbiamo bisogno di una comunità che discute sul programma, non sulla persona. In Toscana la sfida è troppo rischiosa per poterci permettere scissioni. Da Italia Viva a Leu, da Calenda al civismo, non possiamo permetterci che la Toscana finisca nelle mani di Susanna Ceccardi o chi per lei”.