Analisi di Guazzini, propositi Lega e rammarico di Corsi

10 giugno 2019 | 17:30
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Analisi di Guazzini, propositi Lega e rammarico di Corsi

E’ un’analisi complessa quella che fa Manola Guazzini del voto a San Miniato e in provincia di Pisa, soprattutto se la si mette in relazione con il contesto provinciale e nazionale come fa la leader di Cambiamenti. Analisi da cui il Pd non esce come la panacea a tutti mali come si sarebbe indotti facilmente a pensare ci volessimo fermare al solo esito elettorale dove i Democratici hanno centrato l’obiettivo di mantenere la presa su tre comuni nel turno di ballottaggio: Pontedera, Ponsacco, San Miniato.

“C’è un dato – spiega Guazzini – che emerge su tutti gli altri se si cerca di analizzare il voto del comune di San Miniato: tra il primo e il secondo turno ci sono stati quasi 4mila votanti in meno. Al di là dei flussi che sicuramente si sono verificati, i due contendenti hanno confermato tutti e due i voti del primo turno, incrementandoli Giglioli di 84 e Altini di 164. E’ evidente che c’è una fetta consistente di elettori di San Miniato che non si è sentita rappresentata da nessuno dei due candidati al ballottaggio, non ha individuato in nessuno di essi il cambiamento che riteneva necessario e non li ha trovati abbastanza diversi l’uno dall’altro neanche per essere spinta ad andare a votare ‘contro’. Per il resto, il voto di San Miniato rispecchia l’andamento generale della Toscana: il Pd ha di certo recuperato, sostituendo Zingaretti a Renzi, un po’ di potere di coalizione – l’anno scorso furono persi dal centrosinistra ballottaggi come quello di Pisa, che oggi probabilmente non sarebbero stati persi. Ma questo non vuol dire che abbia recuperato voti, se non, in minima misura, da sinistra, né che abbia risolto qualche problema strategico, né che abbia cessato di essere un contenitore informe e, alla lunga, non stabile”.
“Tra primo e secondo turno – insiste Guazzini – le amministrazioni di centrosinistra della provincia di Pisa sono state tutte riconfermate, mentre sarebbero state tutte o quasi perse sulla base del voto delle Europee. Questo ci parla di una tenuta del radicamento sociale se si vuole essere positivi, o di certi legami di interesse, se si vuole essere oggettivi. Non ci parla assolutamente di una ripresa di egemonia culturale. Il modello amministrativo su cui si fonda il governo delle nostre zone, in alcuni casi a partire dal dopoguerra in altri dagli anni ’70, non produce più idee, ha quasi esaurito la sua riconoscibilità, si riduce nel migliore dei casi a una piatta amministrazione dell’esistente, nel peggiore a un rapporto opaco con gruppi d’affari e di interessi. Ed è evidente che, se non c’è una svolta profonda, sarà sempre più difficile porre argini alla destra. Come Comitato CambiaMenti abbiamo saputo costruire un argine, e abbiamo raccolto 3400 voti che non si sono in gran parte riconosciuti né nell’una né nell’altra delle due proposte arrivate al ballottaggio, sulla base di un programma fondato su innovazioni vere, a partire dalla trasparenza e dal recupero della centralità del Comune”.
“Farò con Matteo Squicciarini – annuncia Gauzzini – un’opposizione senza sconti, cominciando a porre fin dalle prime sedute del Consiglio questioni del tipo: come si intende gestire la questione M3 di Ponte a Egola, come si intende affrontare il tema del controllo dell’afflusso di rifiuti dall’esterno della nostra zona, quale strada si intende assumere sul Liceo. Se si intende o no correggere la variante urbanistica, che consentirebbe di insediare a San Donato il Penny Market al di fuori dell’area dell’Interporto. E poi, visto che tutti hanno affermato la priorità della dimensione comprensoriale, come si intende costruire una concreta iniziativa istituzionale sul tema, a partire dall’omogeneità delle maggioranze nei quattro Comuni del Valdarno”.

Anche Giovanni Pasqualino, coordinatore della Lega nella zona del Cuoio, ha cercato di spiegare cosa non ha funzionato. “È giusto congratularsi con chi ha vinto perché i cittadini hanno scelto democraticamente – spiega Pasqualino -. Con rammarico dico che forse potevamo fare di più: non siamo riusciti a intercettare i voti di CambiaMenti. Non so, o non abbiamo lavorato bene, o forse certi meccanismi sono difficili da scardinare. Un altro elemento è che non siamo riusciti a creare la terza lista di Fretelli d’Italia. Comunque, a San Miniato abbiamo 3 consiglieri e abbiamo gettato le basi per un percorso. Dobbiamo lavorare di più in tutta la provincia – continua con l’analisi a più ampio raggio – perché sicuramente abbiamo più consiglieri, ma qui hanno fatto cappotto. Nel comprensorio del cuoio speravamo almeno in un comune così da fare come abbiamo fatto a Cascina e Pisa: a Pisa è stato possibile vincere perché c’era Cascina a poca distanza e si potevano vedere i risultati ottenuti. In ogni caso, se penso che 5 anni fa avevamo lo zero virgola, siamo orgogliosi e andiamo a testa alta. Ci stiamo già preparando per Toscana 2020 e penso che ci siano i presupposti per vincere la regione”.

Secondo Carlo Corsi, consigliere uscente di Forza Italia, ancora una volta l’ago della bilancia è stato CambiaMenti: “La differenza l’ha fatta CambiaMenti, non c’è stato quello spostamento che ci aspettavamo – ha detto Corsi -. Se avessero avuto coraggio, visto che sono nati come alternativa al Pd, forse ora il risultato sarebbe diverso. È inutile dire di voler cambiare, noi a parti invertite li avremmo votati. Avrebbero dovuto fare come diceva Montanelli: ‘turatevi il naso e mettete a croce nel posto giusto’. Anche se ci fosse stata la lista di Fratelli d’ Italia – continua – sarebbe cambiato poco, se non che la Lega avrebbe preso meno preferenze. I voti di Fratelli d’Italia sono andati alla Lega, ma al ballottaggio cambiava poco una lista in più. In ogni caso, già che siamo andati al ballottaggio è una vittoria per il centrodestra in questo territorio e adesso bisogna lavorare in consiglio comunale”.

Giuseppe Zagaria
Gabriele Mori