
“Non solo rimango insoddisfatto dalla risposta data alla interrogazione, ma anche amareggiato e sconcertato dalla deriva culturale e di attenzione per il nostro bene comune da parte di questo modo di ragionare e di fare politica… Da più di 20 anni di sversamenti… Come se nulla fosse. E se non fosse intervenuta adesso la sentenza? O se fosse intervenuta già 20 anni fa, forse non saremmo oggi tra i primi in Toscana col più alto tasso di malattie oncologiche (dati Careggi), di cui tutti noi bene o male soffriamo”. Lo dice Alessandro Niccoli, consigliere comunale del gruppo misto a San Miniato, che nel consiglio comunale del 29 aprile ha portato una interrogazione con a oggetto gli accertamenti Arpat a Cuoiodepur.
“Letta la risposta data dall’amministrazione comunale alla mia interrogazione ad oggetto gli sversamenti di Cuoiodepur, gli accertamenti di Arpat, le diffide della Regione e la condanna del Tar Toscana, non posso dire di ritenermi soddisfatto. La risposta è del tutto evasiva, superficiale e connotata da mancanza di trasparenza e seria responsabilità verso la cittadinanza. Si dice che non vi era obbligo di informare la cittadinanza perché non c’è pericolo e non era il caso di creare allarme (circa come detto gli sversamenti delle sostanze tossiche), che non vi sono procedimenti penali pendenti, che la sentenza del Tar non è definitiva e che allo stato deve essere data la prova contraria e che le diffide riguardavano solo aspetti amministrativi di interpretazione. Che i consiglieri di nomina comunale del consiglio di amministrazione Cuoiodepur hanno sempre riferito le attività poste in essere, riportando valutazioni di corretto operare nel rispetto della legge. Sorvolando sull’ultimo e inquietante passo, secondo cui i consiglieri di nomina comunale, pur conoscendolo hanno ritenuto corretto l’operato di Cuiodepur, smentiti dalla Sentenza del Tar Toscana, la detta risposta – e parlo non solo da consigliere comunale di opposizione, ma da semplice cittadino fruitore di acqua bene comune e di ambiente tutelato costituzionalmente – è del tutto raccapricciante, specie laddove l’Amministrazione partecipata a Cuoiodepur, sorvola sulla tutela dell’ambiente e della cittadinanza. Anzitutto, la prova contraria, di fatto, deve uscire con la Sentenza d’appello, perché allo stato c’è una Sentenza ‘nero su bianco’ che parla di sversamenti tossici e illeciti nelle nostre falde. Di ciò i cittadini sarebbero dovuti essere avvisati, perché potessero prendere i loro provvedimenti sul consumo quotidiano di acqua per cucinare e lavarsi. E che non ci siano risvolti penali, in primis è irrilevante, in secundis non è vero, in quanto risulta la presenza di un esposto in Procura e va da sé la relativa presumibile inchiesta penale a carico dei vertici di Cuoiodepur i quali non mi stupisco se non hanno già ricevuto relativo avviso (di garanzia) allo scopo di potersi difendere. Poi, come fa a dire l’Amministrazione che le diffide della Regione e di Arpat riguardavano solo aspetti amministrativi di interpretazione? Con ciò si ammette che l’Amministrazione Pd ha difficoltà a capire una normativa o una diffida? Come mai allora, a seguito della Sentenza del Tar Toscana 2019, adesso Cuoiodepur ha interrotto gli sversamenti pericolosi e gli extraflussi? Condotta lucrativa, oltre ogni interesse per il bene comune e la salute pubblica, mai commessa per esempio da Acquarno. Per quanto tempo ancora rimarranno fermi gli sversamenti tossici? Non è che a Natale, quando tutto sarà dimenticato le nostre falde riprenderanno il solito avvelenamento ventennale? E dalla risposta data dall’Amministrazione è davvero tutto dire. Si dice che ‘sono 20 anni che Arpat Pisa, Provincia e Regione contesta l’operato delle Amministrazioni comunali nel loro succedersi e le diffide parevano circoscritte ad aspetti amministrativi”.