‘Carismi affonda e il Comune non se ne accorge’, parola di M5S

“Non si analizzano le cause del dissesto finanziario e l’amministrazione glissa palesemente sull’impegno formale da noi richiesto, dichiarando che seguirà la vicenda con la speranza che ci sia un lieto fine”. Così il Movimento 5 stelle di San Miniato ha commentato la risposta fornita dall’assessore Gianluca Bertini all’interpellanza presentata sulla situazione della Carismi e sulle ripercussioni sul territorio.
“Già a fine luglio – spiega il Movimento – avevamo chiesto alla giunta di adoperarsi per fare chiarezza sulle cause della situazione economico finanziaria della Cassa di Risparmio di San Miniato e su cosa l’amministrazione avesse intenzione di fare per tutelare i correntisti, i dipendenti e l’intera economia del territorio. Nella risposta pervenuta, a firma dell’assessore al bilancio Bertini, si afferma che, dal 2011 fino al 2014, la banca era sulla strada del recupero della redditività e della patrimonialità. Si afferma che l’attuale dissesto finanziario nasce dal deterioramento del portafoglio immobiliare, dall’irrigidimento delle regole di vigilanza sul credito bancario e dal conseguente obbligo, per la banca, di ulteriori accantonamenti. Infine l’amministrazione si impegna a seguire la vicenda confidando in un esito positivo che contribuisca allo sviluppo economico del territorio. Il nostro giudizio sulla risposta è estremamente negativo: l’analisi del bilancio è un imbarazzante copia e incolla di dati parziali, quelli che più fanno comodo per dipingere un quadro roseo che non corrisponde assolutamente alla reale situazione dell’istituto”.
“Analizzando i dati di bilancio in modo completo – spiega ancora M5s -, comprese le partite deteriorate, che l’assessore si guarda bene dal citare, è evidente che il dissesto finanziario ha origini lontane e che la situazione è andata via via peggiorando. Dire che il deterioramento del portafoglio immobiliare sia stato una causa della crisi appare un po’ banale: perché c’è stato tale deterioramento? Solo per la crisi del settore edilizio o anche per una gestione bancaria “disinvolta” che ad alcuni ha elargito prestiti senza una corretta analisi della capacità di solvenza del richiedente e senza una attenta stima dei beni per cui si erogavano fondi? Tale domanda nasce dal fatto che nel corso degli anni la Cassa avrebbe concesso affidamenti nei confronti di soggetti sottoposti a procedure concorsuali e coinvolti in inchieste giudiziarie, tematica tra l’altro già affrontata sia a livello nazionale presso la commissione finanze del Senato della Repubblica dalla Senatrice Laura Bottici del Movimento 5 stelle, sia a livello regionale dallo stesso Movimento. L’intervento dell’organo di controllo che ha obbligato la banca ad aumentare gli accantonamenti, sulla base di regole uguali per tutti gli istituti, non è la causa della crisi ma la conseguenza di un aumento eccessivo della situazione debitoria della banca che doveva essere migliorata per una trasparente e corretta gestione bancaria a tutela dei clienti. L’atteggiamento dell’amministrazione appare perlomeno superficiale e dilettantesco. Si è voluto nascondere il reale stato finanziario dell’istituto, la sua evoluzione nel tempo e soprattutto le cause. Ci chiediamo perché. Per incapacità o paura di scoprire un consolidato metodo di gestione di alcune banche che ha portato alla crisi del settore creditizio. Basti sottolineare che l’amministrazione di San Miniato omette di citare i dati relativi alle partite deteriorate e, guarda caso, non inserisce le voci riguardanti gli ultimi 2 anni che da soli evidenziano una perdita di 114 milioni. Nei dati mancanti è nascosta la causa del dissesto della Cassa di risparmio di San Miniato, tanto che la vigilanza di Bankitalia ha imposto nel 2016 un aumento di capitale di 250 milioni di euro, aumento che porterà alla definitiva perdita dell’istituto sul territorio, in seguito all’acquisizione da parte dei francesi, con tutti i danni economici e sociali che ne deriveranno. Va sottolineato inoltre che l’aumento di capitale sarà sottoscritto oltre al Credite Agricole, anche da Cassa depositi e prestiti e dal Fondo interbancario quindi in parte con i soldi pubblici. A tutt’oggi, inoltre, non è ancora stato chiarito come verranno gestiti gli Npl (i cosiddetti crediti deteriorati) anche se è lecito ritenere che sarà lo Stato ad intervenire rilasciando garanzie (Sga) come è già capitato. Infine va detto che non è assolutamente chiaro, dalla risposta dell’assessore Bertini, come verrà gestita la questione dei dipendenti, quella delle filiali e come intenda l’amministrazione tutelare gli stessi. Già è nota, infatti, la volontà del futuro proprietario Il Credite Agricole di chiudere ulteriori sportelli, proseguendo la cosiddetta ‘razionalizzazione’ già iniziata per volontà dei vertici della stessa Carismi. Il M5S non si ritiene assolutamente soddisfatto di quanto sta accadendo: la perdita dei piccoli istituti creditizi è un danno irreversibile per le piccole e medie imprese”.