Pd addio, lascia l’ex-segretario di Montopoli Sandro Vanni

“Il “renzismo” ha rotto il patto sociale, valoriale e politico che teneva insieme una comunità plurale al suo interno, nella quale la sintesi delle differenze rappresentava una ricchezza”. Questo il passaggio più diretto della breve lettera con la quale Sandro Vanni, già segretario dell’Unione Comunale del Partito Democratico di Montopoli, ha comunicato poco fa la sua decisione di uscire definitivamente. Un’uscita che è seconda, nel Cuoio, a quella comunicata due giorni fa anche da Massimo Baldacci, suo “collega” sanminiatese e storico militante del partito, a seguito di uno “stato di crisi” iniziato alcuni giorni fa su scala nazionale dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi”. Situazione che, c’è da scommetterci, creerà non pochi mal di pancia in occasione della prima assemblea provinciale del partito, fissata per il 4 marzo.
“Ho appena terminato di scrivere una mail al segretario della mia Unione Comunale, con la quale comunico formalmente l’uscita dal Partito Democratico – scrive Vanni. “E’ difficile spiegare, a chi non ha mai praticato attivamente la politica, la lacerazione interiore che può provocare l’addio a qualcosa in cui hai creduto veramente e alla quale hai dedicato corpo e anima per tanti anni. Del resto non è neppure importante, ammesso che interessi a qualcuno. In politica, come nella vita, i sentimenti, le emozioni e le passioni appartengono a quella sfera personale che tutto sommato non è neppure giusto mettere in piazza. Credo però sia doveroso spiegare agli amici e ai compagni che mi conoscono, le ragioni di una scelta dolorosa, che certifica un fallimento personale prima ancora che politico.
Il Partito Democratico è morto. O meglio, non è più quel soggetto politico che abbiamo voluto e per il quale abbiamo messo in discussione i nostri valori e la nostra storia. Quello che nelle nostre intenzioni voleva essere il punto di unione e di sintesi delle culture riformiste del novecento e che aveva l’ambizione di diventare un grande strumento di partecipazione popolare aperto non solo agli iscritti ma anche agli elettori, è stato trasformato nell’esatto opposto. La rete di strutture che da sempre dava voce e rappresentanza ai territori è stata completamente smantellata, tutte le scelte politiche vengono fatte non si sa da chi e dove; la cultura della sintesi dopo il confronto politico è stata trasformata nella logica di “chi vince la scalata del partito, comanda”. Il “renzismo” ha rotto il patto sociale, valoriale e politico che teneva insieme una comunità plurale al suo interno, nella quale la sintesi delle differenze rappresentava una ricchezza. In nome del cambiamento sono state compiute scelte fortemente conservatrici e contrarie agli interessi delle classi sociali più deboli, che si affidavano a noi e che abbiamo lasciato senza voce e senza rappresentanza.
Per queste ragioni, da laico favorevole all’eutanasia, stacco pietosamente la spina e tolgo il disturbo. Dopotutto – per parafrasare la celebre frase di Rossella O’Hara in Via col vento – domani è un altro giorno. La mia scelta non è dettata da un sentimento di rassegnazione ma, al contrario, dalla determinazione di praticare i miei valori di sempre, dalla parte giusta della barricata sociale. Riprendo il mio cammino, stanco ma ancora più convinto e determinato di prima e con la certezza di trovare, lungo il percorso, tanti vecchi e nuovi compagni di viaggio”.