Italicum, Cuoio diviso malgrado la Consulta: il punto di Toti e Pieroni

Terremoto politico nel paese dopo la decisione della Corte Costituzionale sull’Italicum, ma nella Zona Cuoio (purtroppo) niente cambia. Potremmo sintetizzare così il pensiero che pian piano va maturando in alcuni ambienti del Partito Democratico del Comprensorio, anche a partire dai primi commenti da parte degli amministratori, in merito alla situazione che verrà a crearsi a livello elettorale. Fra le varie cose che sono state cambiate a seguito della dichiarata illegittimità costituzionale parziale della legge, come il ballottaggio, niente infatti riguarda la ripartizione dei collegi, tema assai caro a quasi tutte le forze politiche nel Comprensorio. La mai nata “Città del Cuoio”, infatti, era stata letteralmente smembrata dalla legge elettorale passata al vaglio ora della Corte: Montopoli e Santa Maria a Monte da una parte, con Pisa; Castelfranco, Santa Croce, San Miniato e Fucecchio con l’area fiorentina. Una situazione che di fatto relega a zona di confine ognuna delle “parti”, condannando questa area ed avere molte difficoltà, in futuro, ad esprimere eventuali parlamentari. Situazione che quando venne a crearsi provocò l’alzata di scudi di alcuni esponenti politici anche in provincia di Pisa, e che a questo giro non è stata minimamente intaccata dalle decisioni dei giudici.
Il primo a commentare questa stortura destinata a protrarsi è il sindaco di Castelfranco Gabriele Toti. “La situazione dei collegi, anche dopo questo passaggio, è rimasta intatta. Come il problema che a suo tempo molti di noi avevano denunciato: gran parte dei comuni del comprensorio rischiano di finire alla stregua di mera periferia fiorentina”. Situazione che il primo cittadino castelfranchese annuncia di voler nuovamente denunciare ai parlamentari pisani. “Segnalerò la cosa ai nostri parlamentari, adesso che sarebbe venuto il momento, preso atto della decisione della Consulta, di mettere mano seriamente alla legge elettorale – dice. – Detto questo non mi illudo e so che corriamo il pericolo di ulteriori modifiche non meditate, ma piuttosto portate avanti a colpi di maggioranza”.
Riflessioni analoghe a quelle che in queste stesse ore ha consegnato alle stampe anche il consigliere regionale del Pd Andrea Pieroni, che fra le altre cose chiede collegi più piccoli ed un serio lavoro di cesello sulla legge. “La Consulta, tanto attesa, alla fine ha parlato. L’esito è chiaro, meno le motivazioni, che avremo tra poche settimane. Alla Corte Costituzionale, quasi come moderno Leviatano, è stato affidato il compito “parapolitico” di darci una legge elettorale, cassando alcune norme portanti dell’Italicum. Con molta probabilità questa legge elettorale nata per assicurare un vincitore certo diventa un proporzionale. Prendiamone atto” scrive l’ex presidente della Provincia di Pisa. “Nonostante la sentenza della Consulta ci consegni una legge elettorale applicabile ritengo che il ruolo delle Camere non potrà venire meno. Il Parlamento non potrà esimersi dall’approvare una legge che armonizzi le regole per l’elezione di Camera e Senato, visto che il popolo italiano, democraticamente, il 4 dicembre scorso ha scelto di mantenere in vita un sistema bicamerale paritario e perfetto. La stessa cosa, credo, il legislatore dovrà farla per le Province, non fosse altro per dar loro le risorse per strade e scuole. E in un contesto così complesso e socialmente frastagliato la politica, l’impegno politico, deve ritrovare centralità, riacquisire fiducia nei cittadini, smettendo di prestarsi a spinte e derive personalistiche. C’è un governo in carica, in sostanziale continuità col precedente, una solida maggioranza parlamentare, ci sono emergenze da gestire, penso al terremoto, l’immigrazione, le banche, il lavoro soprattutto per i giovani, la povertà sempre più estesa, ci sono vertici internazionali in vista. Non si deve traccheggiare né fare melina, ma siccome al termine della legislatura manca appena un anno (si votò nel febbraio 2013) mi chiedo: è così urgente e strategico correre a votare? E’ questo che ci chiedono gli italiani? A me non pare. Serve una legge elettorale che elimini alcune palesi incongruenze dell’Italicum e del Consultellum, anche se salvate dalla Consulta: capilista bloccati, cioè eletti di diritto senza preferenze; candidature plurime, modalità furbesca e fraudolenta per estorcere il voto agli elettori; premio di maggioranza assegnato ad una lista e non ad una coalizione; assenza della doppia preferenza di genere nella legge elettorale per il Senato (Consultellum).Si possono fare collegi più piccoli per avvicinare elettori ed eletti, incentivi alle coalizioni per favorire una politica che dialoghi ed unisca, quota proporzionale per dare rappresentanza al pluralismo delle istanze. Di norma si fa prima delle elezioni, secondo logica, per legittimare e rafforzare i vertici del partito a definire linea politica, programmi, alleanze e candidature. Elezioni anticipate a primavera, invece, comprometterebbero tale principio, togliendo nuovamente spazio al pieno coinvolgimento di circoli, iscritti e simpatizzanti, favorendo ancora di più l’immagine di un partito sempre più simile ad un “comitato elettorale permanente”.
Nilo Di Modica