San Miniato compatta per il Sì, Galleno e Querce dicono No

La percentuale più alta di sostenitori della riforma si trova nella sezione 13 di Ponte a Egola, dove il Sì al referendum costituzionale conquista oltre il 65%, seguito a ruota dalla sezione 5 dei “cugini” di San Miniato Basso. I più acerrimi oppositori, invece, abitano tra Querce e Galleno, nel comune di Fucecchio, dove il No raggiunge rispettivamente il 60 e il 59%, in antitesi con il resto del territorio comunale ma perfettamente in linea con il dato nazionale.
Sono questi i gli estremi della “geografia” del voto tra i 6 comuni del comprensorio del Cuoio. Una geografia politica trasversale, com’è normale che sia per un voto su una riforma costituzionale, ma nella quale non è impossibile, tuttavia, scorgere il ruolo delle appartenenze e delle forze politiche, anche alla luce della personalizzazione che Renzi aveva conferito fin da subito alla consultazione. Tentando un confronto, per quanto azzardato, con i risultati delle ultime elezioni comunali, si nota ad esempio che il risultato conseguito dal Sì nei vari comuni non si discosta di troppo da quello ottenuto dagli attuali sindaci alle ultime amministrative, anche se è evidente come la riforma Renzi abbia “guadagnato” al centro quanto è stato perso a sinistra. Il voto, alla fine, seppur con qualche significativa differenza, dimostra ancora una volta la forza dello schieramento democratico di mobilitare i propri elettori, limitando l’effetto prodotto dai dissidenti interni. Allo stesso tempo, però, il Sì alla riforma sembra aver fatto breccia, almeno in parte, tra gli elettori delle forze politiche attualmente all’opposizione, anche se il fronte del No ottiene comunque i migliori risultati in quelle sezioni storicamente meno inclini al Partito democratico.
San Miniato
Il comune della Rocca è quello che consegna al Sì il risultato migliore, ribaltando il risultato nazionale con quasi il 60% di cittadini che hanno dato il disco verde alla riforma. Un risultato che non appare in discussione in nessuna delle 26 sezioni che dividono il composito e frastagliato territorio sanminiatese. Il risultato peggiore del Sì si ferma al 52,40% della sezione 12 di Ponte a Egola, mentre nella stessa frazione, alla sezione 13, si registra il migliore exploit del Sì di tutto il comprensorio, pari al 65,42%, seguito dal 64,44% della sezione 5 di San Miniato Basso.
Il risultato complessivo, alla fine, non è troppo lontano dal quasi 62% col quale la colazione di Vittorio Gabbanini aveva conquistato il secondo mandato dell’attuale sindaco. Segno evidente che il ruolo dei dissidenti interni è stato decisamente limitato, forse più che in ogni altro comune, mentre la “macchina” del Pd sanminiatese si conferma come quella che più di ogni altra è capace di chiamare a raccolta i propri iscritti e simpatizzanti.
Fucecchio
La situazione di San Miniato non è troppo diversa da quella di Fucecchio, dove il fronte del Sì raggiunge quota 55,48%, ottenendo la maggioranza in 18 delle 20 sezioni che compongono il territorio comunale. Il punteggio migliore arriva dalla numero 12 del capoluogo, dove il Sì raggiunge il 62,76% delle preferenze, mentre nella sezione di Massarella, quella per intendersi del sindaco Alessio Spinelli, il via libera alla riforma raggiunge il 58,12. Allo stesso tempo, però, è proprio nelle frazioni che 2 sezioni hanno voltato le spalle al sindaco renziano: Galleno e Querce, dove il No ottiene i migliori risultati di tutto il comprensorio, rispettivamente con il 59,29 e il 60,73%.
Alla fine, comunque il punteggio del Sì si ferma di cinque punti al di sotto del 60% ottenuto da Spinelli alle amministrative 2014. Una differenza dovuta probabilmente alla percentuale di democratici che hanno detto No alla riforma, unita alla mancanza di adesioni, evidentemente, nel campo del centrodestra e delle altre opposizioni che sembrano aver votato compatte per il No.
Santa Croce
È una vittoria di misura, invece, quella ottenuta dal Sì a Santa Croce, dove la “riforma di Renzi” ottiene il 52,63% di gradimento, con alcune significative differenze tra una sezione e l’altra. Il punteggio più alto del Sì è quello della sezione 1 (dove vota anche il sindaco Giulia Deidda) con il 57,31% di preferenze, mentre il migliore exploit del No è quello della sezione 4 con il 58,4%.
Il dato complessivo del Sì è comunque superiore al 47% di consensi con i quali Deidda era diventata sindaco nel 2014. E questo nonostante la frattura all’interno della maggioranza, con il gruppo di Sel e perfino con l’ex sindaco Osvaldo Ciaponi schierati per il No. A Santa Croce, più che altrove, la riforma sembra aver scontato una perdita a sinistra, mentre è evidente al tempo stesso lo “sfondamento” tra gli elettori delle altre forze di opposizione, probabilmente nell’area del centrodestra. A dimostrarlo, ad esempio, è il risultato della sezione 5, storicamente a destra, dove il No si ferma al 57%, mentre a Staffoli vince addirittura il Sì. Il dato, alla fine, sembra suonare come un campanello di allarme anche per le forze di opposizione.
Montopoli
Più netta la vittoria l’affermazione del Sì nel comune di Montopoli, dove la riforma ottiene in via libera in tutte e 9 le sezioni del Comune. Il risultato più alto è quello della sezione 5 di Capanne, dove il Sì raggiunge quota 61,31%, mentre il No ottiene il risultato migliore (49,27%) nella sezione 9 di San Romano. Il risultato complessivo, alla fine, parla di un 55,82% per il Sì, superiore di quasi 10 punti percentuali rispetto alla vittoria del sindaco Giovanni Capecchi nel 2014, eletto con il 45% circa dei consensi. In questo caso, del resto, non sembrano aver inciso particolarmente i distinguo interni, anche se molto è dipeso anche dalla mancanza di forze politiche di opposizione legate ai partiti nazionali centrodestra. Mentre il voto dei Cinque Stelle per il No appare compatto, la lista civica Progetto Insieme, al contrario, ha evitato di prendere posizione lasciando libertà di coscienza ai propri simpatizzanti, che in buona percentuale alla fine sembrano aver optato per il Sì.
Castelfranco
Insieme a Santa Maria a Monte, Castelfranco è uno dei due Comuni dove ha prevalso il No, seppur di misura: 50,84% il risultato finale, con il punteggio più alto del No (57%) ottenuto nella sezione 1 del centro storico, dove il fronte del Sì renziano stenta più che in ogni altro quartiere. Sempre nel capoluogo, del restro, il Sì non va oltre il 53% nelle sezioni 2, 6 e 8. Significativo, alla fine, il voto delle due frazioni, Orentano e Villa Campanile, dove il No ha oscillato tra il 54 e il 52%.
Alla fine, il 49% ottenuto dal Sì non è troppo lontano dal 47% con il quale il sindaco Gabriele Toti aveva conquistato il Comune nel 2014, anche se rispetto a quella consultazione il quadro è decisamente diverso. Occorre tener conto, innanzitutto, del dissenso interno di alcuni esponenti storici della sinistra castelfranchese, a cominciare dall’ex sindaco Graziano Turini, senza dimenticare il ruolo particolarmente attivo del movimento Cinque Stelle. Alla fine, un po’ come avvenuto a Santa Croce, anche a Castelfranco il Sì sembra aver fatto breccia, pur perdendo, nell’area dell’elettorato centrista.
Santa Maria a Monte
È praticamente un testa a testa quello che ha caratterizzato il voto nel comune di Santa Maria a Monte, dove lo scarto fra una scelta e l’altra è quasi sempre di misura, con un risultato a favore del No per una manciata di voti e una percentuale del 50,59%. Il punteggio più alto per il No è quello della sezione 1 del capoluogo (52,8%) mentre il Sì ottiene il massimo dei consensi nella sezione 4 di Montecalvoli (55,69%). Difficile in questo caso fare un confronto con le ultime amministrative del 2013, che avevano portato a capo del comune una coalizione composita e trasversale guidata da Ilaria Parrella. Quel che è certo è che il Sì ottiene più consensi nelle sezioni storicamente più legate al Pd, mentre per il resto il voto appare più fluido che altrove.
Una nota a parte la merita come sempre la minuscola sezione di Tavaloia, praticamente spaccata a metà dal quesito referendario: 69 i votanti, di cui 34 hanno optato per il Sì e 35 per il No, con un solo voto di scarto.
Giacomo Pelfer