Vicenda fanghi, l’opposizione chiede atti concreti alla Regione, tutti respinti

11 ottobre 2016 | 18:54
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Vicenda fanghi, l’opposizione chiede atti concreti alla Regione, tutti respinti

Dura presa di posizione di Sì Toscana a Sinistra nei confronti della giunta regionale e della maggioranza Pd a seguito della relazione in consiglio regionale dell’assessore all’ambiente Federica Fratoni sulla vicenda dello spargimento dei fanghi nocivi per l’ambiente secondo quanto appurato dalla guardia di finanza e dalla procura antimafia di Firenze.

Le proposte di Sì toscana in aula sono state tutte respinte tra queste vi era la richiesta avanzata alla regionale di costituirsi parte civile in un eventuale processo al termine della indagini. Ma vediamo in cosa consistevano. “Se in seguito alle indagini saranno confermate problematicità sul piano ambientale e sanitario nelle aree agricole di Volterra, Palaia, Peccioli e Montaione – hanno spiegato i consiglieri regionali di Si Toscana – si dovrà procedere subito alle necessarie operazioni di bonifica, prevedendo anche indagini epidemiologiche sui territori coinvolti dallo spargimento fanghi negli ultimi anni”. “Chiediamo alla Regione di costituirsi parte civile in un’eventuale fase processuale che dovesse riguardare le persone inquisite e attivazione dell’Osservatorio regionale della legalità in collaborazione con la Commissione parlamentare Ecomafie. In generale andranno rafforzati i controlli – hanno aggiunto i consiglieri di Sì Toscana – regionali sulla produzione e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali industriali (pericolosi e non), aggiornando in un’ottica di maggiore tutela ambientale i criteri per il rilascio delle autorizzazioni alle aziende e sviluppando un sistema integrato di controllo e condivisione dell’informazione riguardo alle autorizzazioni al trasporto, all’intermediazione dei rifiuti, e alle bonifiche dei siti, con particolare attenzione allo spandimento fanghi in agricoltura”.
“Invitiamo infine il Governo ad aggiornare quanto prima la normativa nazionale in materia di utilizzo di fanghi reflui di depurazione in agricoltura secondo rigorosi criteri per la protezione del suolo e delle acque che permettano un controllo efficace di tutta la filiera e a istituire un fondo unico nazionale, presso il ministero dell’Ambiente, nel quale incamerare tutte le ammende che oggi sono raccolte da soggetti diversi (Regioni, Procure, ARPA) per la creazione di un “superfondo” da utilizzare per bonificare i “siti orfani”, cioè i siti inquinati da aziende fallite o quelli in carico allo Stato, a Regioni o a Comuni perché non si è trovato il responsabile”.
“Per analizzare attentamente il quadro complessivo bisogna tener conto che la Toscana produce in un anno (dati Ispra) circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (4,4 volte l’ammontare dei rifiuti urbani, prima regione dell’Italia centrale con il 7,7% del totale nazionale), comprese 444 mila tonnellate di rifiuti pericolosi”.  “A fronte di questi numeri, da considerarsi pure sottostimati, sul territorio toscano non sono tuttavia presenti sufficienti impianti per farsi carico dei rifiuti speciali prodotti in loco, con numeri esplicativi che vedono la presenza di un altissimo numero di aziende autorizzate per il trasporto di rifiuti, pericolosi e non (quasi quattromila), e pochissime dedicate al trattamento e allo stoccaggio (circa venti) ” “Ed anche la normativa nazionale è unanimemente considerata da aggiornare alla luce del Testo unico ambientale”.

Gli scarti della lavorazione della carta e i fanghi
La vicenda giudiziaria è nota, si tratta prevalentemente di fanghi di cartiera prodotti nel distretto cartario di Lucca che sarebbero stati mescolati a fanghi depurati risparmiando così sui costi di smaltimento e sversati poi sui terreni agricoli di alcuni comuni toscani, tra questi Palaia, Peccioli, Montaione, e altri a cavallo tra le province di Pisa, Livorno e Firenze interessando circa 800 ettari di spazi agricoli coltivati prevalentemente a cereali. Per quanto accertato dalla guardia di finanza e cartiere sarebbe vittime come i cittadini di un sistema elusivo e per tanto la responsabilità accertate sono per ora tutte a carico delle imprese che venivano pagate per smaltire i fanghi di cartiera some soggetti terzi rispetto alle cartiere addetti a questa mansione mescolando i fanghi non depurati a quelli depurati si otteneva secondo quanto emerso dalle indagini, ma il processo deve essere ancora istruito e celebrato. I fanghi per lo più provenivano dalle cartiere della provincia di Lucca. I prodotti di scarto incriminati sarebbero i fanghi che si generano durante la produzione della carta riciclata. Questo prodotto chiamato anche pulper rappresenta la frazione di scarto del processo di depurazione, ‘lo spappolato’ appunto che prima di essere disperso nell’ambiente deve essere depurato dalle sostanze nocive che si porta dietro. Negli spappolatori infatti finisce carta, ma anche materie plastiche, metalli, inerti, vetro, legno. Oltre agli inchiostri della carata da macerare che hanno bisogno di composti chimici per essere scissi. Insomma un poltiglia ricca di solventi aggressivi, ma anche metalli pesanti, molecole derivanti dalla plastica. Dopo la depurazione sul terreno dovrebbe finire solo la parte organica del pulper o poco più il resto dovrebbe riamere al depurare ed essere avviato ad altri percorsi di smaltimento. Mediamente per una tonnellata di carta riciclata si ottiene 70 chili di pulper ovvero il 7 per cento. Secondo i dati forniti nel 2005 dall’Enea all’Assoindustria di Lucca.

La posizione della altre minorante in consiglio regioanle
Le due proposte presentate dal Movimento 5 stelle, respinte dall’Aula ed illustrate da Giacomo Giannarelli e Irene Galletti del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al consiglio, che ha puntualmente respinto le proposte di costituirsi parte civile nel processo in corso, promuovere un formale incontro tra istituzioni regionali e commissione parlamentare ecomafie, prevedere una indagine epidemiologica dei terreni oggetto di spandimento fanghi negli ultimi dieci anni, predisporre, una volta acquisiti i dati, un progetto di bonifica finanziata attraverso risorse derivanti dalla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, nonché indire tempestivamente una seduta della commissione consiliare competente per ascoltare gli operatori agricoli e allevatori danneggiati dagli sversamenti di sostanze tossiche, rappresentati dei tartufai, associazioni di categoria agricole.
La  Lega Nord ha puntato invece sull’apetto ambientale proponendo di dare immediatamente mandato ad Arpat di ripetere i controlli sullo stato delle acque sia della falda superficiale che in quella profonda. La proposta di risoluzione chiedeva inoltre le dimissioni dei responsabili di tutti gli enti coinvolti nonché a procedere alla totale bonifica dei territori interessati dallo spargimento di fanghi tossici.