
Alla fine la vicenda fanghi ‘tossici’ dal gruppo consiliare Pd e dalla giunta regionale è stata ridotta a una risoluzione con cui si chiede timidamente dal governo di aggiornare le leggi norme e regolamenti che regolano la pratica dello spargimento dei fanghi, in attesa degli sviluppi giudiziari e della analisi di Arpat.
Una mezza sconfitta per i sindaci dei territori coinvolti che avevano chiesto in via informale all’assessore regionale un aggiornamento rapido sulle disposizioni che attualmente di fatto esautorano i comuni da qualunque possibile controllo sui fanghi che vengono sversati nei terreni agricoli. Per Pisa in questa vicenda sono stati coinvolti il comune di Peccioli guidato dal primo cittadino Marco Gherardini e dall’assessore Fiore in questo caso con delega all’ambiente che hanno seguito con estrema attenzione l’evolversi delle vicenda fin da prima dell’inchiesta giudiziaria, e Peccioli governato dal sindaco Renzo Macelloni.
Il consiglio regionale alla fine ha approvato il testo presentato dal Pd ed esposto dal presidente della commissione ambiente Stefano Baccelli che ha detto: “Abbiamo apprezzato le propsote dell’assessore Fratoni, in primo luogo quella di una revisione delle leggi per approdare alla coerenza normativa che manca a questo settore e che consegna non poche difficoltà ai funzionari che si occupano di autorizzazioni e controlli come alla stragrande maggioranza degli imprenditori onesti che operano nel settore; abbiamo infatti da una parte una normativa datata, il decreto legislativo 99 del 1992, attuativo tra l’altro di una normativa europea, dall’altro il testo unico ambientale, che interviene sulla classificazione dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Per assicurare procedure tempestive e controlli certi e quindi un utilizzo adeguato e consapevole dei fanghi, risulta quindi urgente attivarsi per armonizzare la disciplina in materia”.
“Riteniamo – ha aggiunto Baccelli – che la Regione, attraverso Arpat, debba continuare a garantire la massima collaborazione alla magistratura e che debba proseguire la sua capillare azione di controllo, anche prendendo spunto da questo progetto speciale per elaborare un piano organico di verifica sul territorio toscano”. Alla fine parlando anche del ruolo degli amministratori locali, che merita ricordarlo sulle procedure di spargimento di fanghi non hanno praticamente nessuno potere di controllo trattando si di un rapporto privatistico tra chi smaltisce e il proprietario dei terreni che riceve baccelli ha detto: “A noi anzi sembra che i nostri amministratori locali siano in prima linea nel difendere la salubrità dell’ambiente e del territorio che rappresentano. Aggiungo a titolo personale un elemento che mi ha spaventato in questa inchiesta, l’aver visto coinvolti individui già condannati per comportamenti simili anni addietro”.
La relazione dell’assessore Federica Fratoni:
Due i punti più rilevanti sottolineato dall’assessore Fratoni , è necessaria la revisione della e al momento non servono interventi di bonifica.
La relazione dell’assessore all’ambiente Fratoni
“Fermo restando – h spiegato nella sue relazione Fratoni – che la situazione ambientale dei terreni potrà essere valutata alla luce degli esiti dell’indagine in corso, finora non sono note ad Arpat situazioni che necessitano l’avvio di procedimenti di bonifica
Il tema è di strettissima attualità, con l’inchiesta in corso che ipotizza lo smaltimento illegale di oltre 80mila tonnellate di rifiuti pericolosi, tra fanghi civili e industriali, che da almeno tre anni sono utilizzati come fertilizzanti su 800 ettari di terreni toscani coltivati a grano e graminacee. “Nell’indagine più volte ricordata dalla cronaca di questi giorni – ha rilevato l’assessore – Arpat ha svolto una importante attività di supporto assicurando l’espletamento di ispezioni”. Nella lunga informativa resa al Consiglio, è stato ricordato il quadro normativo di riferimento sull’uso dei fanghi in agricoltura. “In Italia – ha detto l’assessore – le condizioni per l’esercizio delle attività, ed in particolare la tipologia di fanghi ammessi allo spandimento, la quantità, le caratteristiche dei terreni utilizzati per lo spandimento, i massimi quantitativi di fanghi che possono essere utilizzati per ettaro di terreno, le condizioni dell’utilizzo, le modalità di controllo su terreni e fanghi, sono disciplinati dal decreto legislativo 99/1992 che da attuazione alla direttiva europea 86/278/CEE”. Una legge che deve essere aggiornata secondo l’assessore sia in termini di controlli che di regolamento dello spargimento dei fanghi potenzialmente pericoli.
La situazione della autorizzazioni per le aziende addette allo spargimento dei fanghi
“Tranne casi particolarissimi, definiti dalla legge, se un’azienda è titolare di autorizzazione in scadenza e presenta la richiesta di rinnovo nei tempi previsti, tale autorizzazione si intende prorogata fino al rilascio della nuova”. Lo ha assicurato l’assessore all’Ambiente Federica Fratoni, rispondendo ad un’interrogazione di Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) sul rispetto dell’atto di indirizzo, approvato all’unanimità dal Consiglio regionale nel giugno scorso, sul subentro della Regione nei procedimenti aperti dalle Province per le autorizzazioni ambientali.
In Toscana si tratta di 1824 procedimenti, di cui 897 sono stati chiusi nell’agosto scorso. L’assessore ha precisato che è stata data particolare attenzione alle nuove autorizzazioni, in particolare le autorizzazioni uniche ambientali, di cui sono già stati chiusi 526 procedimenti ereditati dalle Province. Su 190 residui gli uffici stanno dando priorità, grazie a 212 lavoratori in 11 sedi operative. “L’atto di indirizzo non è stato disatteso – ha affermato l’assessore – e puntiamo a smaltire i procedimenti in corso al 31 dicembre 2015 entro i primi mesi del 2017”.