Caso Facebook-Spinelli. Silvestri: “vero problema è la rappresentanza”

8 settembre 2016 | 11:06
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Caso Facebook-Spinelli. Silvestri: “vero problema è la rappresentanza”

Una piccola riflessione che prende le mosse dal caso-facebook del sindaco Alessio Spinelli, ma che poi si allarga ad una lettura di alcuni importanti fatti storici di questo paese, senza disdegnare l’attualità. Ad inviarla al nostro giornale è Alessandro Silvestri, fucecchiese e storico ristoratore. Già coordinatore dell’Empolese-Valdelsa per i Laburisti è stato anche consigliere comunale (Ds) a Castelfranco di Sotto.

“Il sindaco del mio paese, Fucecchio, è balzato agli onori delle cronache strapaesane per aver deciso di utilizzare i vigili urbani per redarguire i facenti più o meno parte della generazione dei “webeti” che utilizzano Facebook per attaccare, criticare, denigrare e spesso anche diffamare il prossimo. Va detto certamente che non tutti gli insofferenti, i delusi dalla politica, i nuovi poveri e i giovani senza uno straccio di lavoro si possono così mentanamente catalogare, e che nemmeno il grande Umberto Eco è del tutto immune da critiche per l’uscita sugli imbecilli dei social network. Certo è che un mezzo di comunicazione del genere non era mai stato disponibile per le masse e qualche messa a punto sarà pure necessaria. Sarà anche per questo che i media ufficiali, quelli nelle mani delle ristrette minoranze che hanno la pessima abitudine di approfittare delle maggioranze disorganizzate, inondano costantemente fb di bufale. Una vera e propria specializzazione della New economy, e un probabile, ulteriore mal pagato secondo lavoro per gli schiavetti dei call center e dei vaucher. Ora a me personalmente interessa meno chi abbia ragione e chi abbia esagerato, rispetto al fatto che ha visto salire agli onori delle cronache Alessio Spinelli, che per come lo conosco è persona molto preparata politicamente e che svolge il ruolo con costanza e dedizione notevoli. Quello che mi preoccupa è altro. Il fatto ovvero che con la serie di “riforme” (termine stra-abusato come minimo) operate dal Ministro Bassanini, risulta essere stato un arretramento clamoroso di democrazia e rappresentanza negli enti locali. L’aver tolto la prerogativa dell’elezione del sindaco da parte del consiglio comunale (ad es.) è stato uno dei primi putsch operati dall’interno del paese, per affondare la sovranità politica ed economica dell’Italia. Consapevolmente o meno. Prima ancora c’erano stati molti episodi di terrorismo di vario tipo compreso quello operato dal duo Ciampi/Andreatta che sottrasse la potestà della banca d’Italia dalle competenze del ministero del tesoro, con il beneplacito di Carli e con la sola opposizione di Baffi e dei socialisti.

Poi nel ’92 arrivarono l’omicidio di Salvo Lima, le stragi di Capaci e via d’Amelio a ridosso di tangentopoli, dove il sistema dei partiti che avevano garantito il passaggio dal fascismo alla gracile democrazia, furono spazzati via, dal combinato disposto dell’utilizzo di truppe a disposizione dei nemici dell’Italia, esterne ed interne al paese. Dicevamo dei comuni, dove il passaggio dal “consiglio degli anziani del villaggio” che aveva fornito buone garanzie democratiche nel primo mezzo secolo di vita repubblicana, a quello dell’elezione diretta dei sindaci, ha fatto i suoi bei danni. I consigli non contano più nulla, così come i partiti trasformati in faide tra gruppi, e quando va bene a meri comitati elettorali, mentre il nuovo sindaco/potestà si ritrova quasi solo al comando assieme alle figure burocratiche che hanno aumentato il loro potere, e senza il vaglio di nessun sistema che ne controlli in pratica l’operato. Tanto anche il sindaco sia che sia santo, poeta o sceriffo, passa. E questo rappresenta un grande problema non solo per il futuro della politica italiana, visto che ha già prodotto in pochi anni il fenomeno dei sindaci leghisti con tanto di sturmabteilungen in camicia verde al seguito, il renzismo e il contraltare del grillismo. E pure ha provocato il passaggio di tanti bravi sindaci nostrani, un tempo appartenenti alla nobile schiera dei cavalieri Jedi, al lato oscuro della “forza”. Fuor di metafora, una volta passata l’ubriacatura di quello che si credeva il presidente Roosevelt, occorre mettere mano urgentemente alla vera riforma non più rinviabile, quella della rappresentanza politica. E a seguire quella del riordino delle istituzioni, dal più piccolo dei comuni al Quirinale. Senza stravolgere la Costituzione. Tappa obbligata il NO al referendum prossimo venturo”.