Non Vogliamo una Toscana Rosso Sangue con la fauna selvatica

“Giù le mani dalla fauna selvatica”. Inizia così una lettera firmata dal comitato cittadino Non Vogliamo una Toscana Rosso Sangue che riceviamo e pubblichiamo in forma integrale.
“Ormai da mesi i cittadini toscani vengono bombardati da notizie poco chiare e spesso poco credibili, notizie che spingono al terrore e all’odio verso animali selvatici, che per la comunità rappresentano un bene indisponibile, un patrimonio unico tanto invidiato e apprezzato dal mondo intero, ma che per il mondo venatorio è considerato una risorsa economica e un passatempo divertente, per il mondo agricolo rappresenta lo scarica barile e il capro espiatorio e per il mondo politico un bacino di voti, voti facili da ottenere facendo propagande diffamatorie e creando leggi che hanno come fondamento dati che non fanno emergere alcuna emergenza… ma in fondo siamo in Italia, quindi a che servono i dati quando si possono urlare 4 slogan?
Analizzando i dati che la Regione mette a disposizione dei cittadini, si evidenzia infatti che non siamo di fronte ad alcuna emergenza ungulati poiché i numeri rilevati dalla Regione sono similari a quelli di diversi anni fa ed evidenziano un equilibrio di numero, il che fa pensare che il presunto problema ungulati e danni in realtà, sia dovuto alla gestione stessa che per anni la Regione si è ostinata a cedere nelle mani dei cacciatori, proprio di coloro che hanno interessi in tale attività.
La regione Toscana urla infatti all’allarme ungulati, quando nel suo territorio è ancora concesso allevare questi animali a scopo alimentare ed esistono veri e propri allevamenti a cielo aperto, dai quali gli animali possono fuggire, disperdendosi quindi in boschi e campagne. Questi animali sono domestici e quindi abituati al contatto con l’uomo e al cibo dell’uomo, quindi sarà più facile che si avvicinino a case e campi coltivati. La Toscana continua ad accettare sul suo territorio la presenza di aziende faunistico venatorie che addirittura pubblicizzano sui loro siti web il trasporto di selvaggina viva al domicilio del cliente e continua ad accettare in silenzio e con occhi bendati, le pasturazioni illecite effettuate dagli stessi cacciatori durante l’anno, per provocare un ingrassamento e una maggiore riproduzione degli animali che essi stessi dovranno abbattere e rivendere.
La Res publica dovrebbe essere gestita nel bene della collettività, non nel bene dei cacciatori, dei loro figli e dei loro nipoti, e la gestione di tale patrimonio dovrebbe essere affidata a persone competenti senza conflitti d’interesse e che quindi dovrebbero essere imparziali e non ascoltare chi da questa res publica vuole solo guadagnarci a scapito della collettività.
Affidare infatti la risoluzione di un possibile problema a chi ogni giorno guadagna su tale problema, è a dir poco controproducente.
Il mondo scientifico ci insegna che esistono metodi alternativi alla caccia e, nonostante i costi siano elevati, vogliamo riflettere sui costi effettivi della caccia per la società: rischio per la sicurezza dei cittadini, riduzione della libertà di godere dei propri territori e della propria fauna selvatica, inquinamento massiccio da piombo, danno all’ecosistema e alle specie selvatiche, e molto altro ancora.
Se il problema ungulati esiste, anche se non numerico (dai dati della regione i cinghiali nel 2011 erano circa 145 mila, stessa popolazione rilevata nel 2015), il problema va compreso a monte ed affrontato in modo etico ed ecologico, incentivando anche economicamente l’utilizzo di metodi alternativi.
Se vogliamo poi parlare di altre specie, ciò che non è chiaro al mondo venatorio, è che la terra, dall’Australia all’Italia, è popolata da esseri viventi e non è possibile sterminarli tutti, quindi sarebbe forse più logico capire a fondo le cause dei problemi, invece che agire sui sintomi con armi da guerra inquinanti e pericolose.
I cittadini contrari alla Legge regionale Remaschi sul contenimento degli ungulati si trovano oggi a subire una politica che tira fuori numeri a casaccio da un cappello, alla stregua di un mago, pur di ottenere consensi da bacini ristretti a scapito della società, questo è il caso dei 250 mila ungulati in 3 anni, dei 300 mila piccioni in 3 anni e in ultimo delle 12 mila volpi in 3 anni, che la regione ha condannato a morte senza alcuna logica, nè pezze d’appoggio scientifiche.
Vogliamo continuare a subire la pressione di uomini armati di fucile e di politici senza scrupoli o vogliamo riappropriarci delle nostre risorse e dei nostri territori?”