Cuoio, i sindaci chiedono più peso politico: ‘Facciamo mezzo Pil della regione’

Restare uniti anche senza bisogno dell’Unione, collaborando a prescindere senza creare necessariamente un ente sovracomunale che faccia da “sigillo”. È questa la filosofia dei sindaci del Cuoio sul tema dell’Unione dei Comuni che due anni fa sembrava cosa fatta. Due anni nei quali sono cambiate tante cose, ma che hanno rafforzato tra i sindaci del Cuoio la convinzione di un territorio non adeguatamente rappresentato. “Un territorio che fa mezza economia della Toscana”, ha detto il sindaco di Santa Croce Giulia Deidda, ma al quale non corrisponde evidentemente una rappresentanza regionale e nazionale altrettanto importante.
Il peso politico
È stato questo, infatti, uno dei temi toccati martedì sera nel dibattito “Quattro sindaci un solo territorio” ospitato alla Festa dell’Unità di San Miniato Basso. Sotto accusa, in primis, la legge elettorale Italicum che ha spaccato in due il comprensorio, inserendo Castelfranco, Santa Croce e San Miniato insieme all’empolese e addirittura ad una fetta dell’aretino, mentre solo Montopoli è stato mantenuto nell’area pisana. “Una scelta fatta apposta, secondo me, proprio per dividerci”, ha detto dal pubblico Giorgio Parlanti. “Una scempiaggine – l’ha definita il sindaco di Castelfranco Gabriele Toti -, perché noi attualmente eleggiamo i consiglieri regionali con Pisa e i deputati con l’area di Firenze”. Da qui l’appello, accolto dai primi cittadini, a far sentire la propria voce tutti insieme per chiedere una correzione dei confini dell’Italicum, approfittando della possibile revisione della legge elettorale.
Il problema della rappresentanza
Un problema al quale si lega poi la necessità di una maggiore rappresentanza, con la mancanza, secondo i sindaci, di consiglieri regionali e deputati che siano davvero espressione del territorio. “Secondo me è proprio il punto dal quale dobbiamo ripartire – ha detto il sindaco Deidda – perché è vero che i consiglieri regionali sono sempre disponibili, però credo sia giunta l’ora di avere una rappresentanza politica del comprensorio». «Dobbiamo essere uniti – ha aggiunto il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini – per eleggere una persona che viva il territorio che ne conosca i problemi”.
Il “congelamento” dell’Unione
Problemi che i sindaci hanno assicurato di voler affrontare insieme, nonostante il “congelamento” del progetto Unione. “Non è un progetto che si è arenato – ha risposto Gabbanini -. Ci siamo seduti, ma nel frattempo continuiamo a lavorare assieme: abbiamo unificato le politiche abitative e la gestione del personale”. Il prossimo passo, secondo il sindaco Toti, dovrà essere il raggiungimento di “un Piano strutturale unificato che coinvolga anche Santa Maria a Monte e Fucecchio”. “In pratica – ha ribadito il sindaco di Montopoli Giovanni Capecchi – il nostro obiettivo è quella di ragionare in termini di area vasta, nonostante le differenti peculiarità di ciascun comune”. Il tutto, ovviamente, in attesa anche di capire come dovranno evolversi i comuni nel nuovo assetto istituzionale che si va delineando. “Credo che la Regione e il partito – ha detto infatti Deidda – dovrebbero darci indirizzi più chiari e più sicuri per sapere come muoverci. Secondo me con le provincie è stato fatto un grave errore, perché non abbiamo definito quali funzioni dovevano andare ai comuni e quali alla regione”.
No alle fusioni
Sembra concorde, tuttavia, la bocciatura da parte dei sindaci all’ipotesi di fusione dei comuni avanzata lo scorso ottobre attraverso uno studio firmato dall’Irpet. “Le fusioni vanno bene per i piccoli Comuni che non raggiungono i 10mila abitanti – ha risposto Gabbanini –. Noi dobbiamo restare uniti per far valere il nostro peso”. “Senza contare che gli accorpamenti – ha aggiunto Toti – portano anche ad un allontanamento della partecipazione”.
Una cerniera fra Pisa e Firenze
L’obiettivo, insomma, resta quello di restare compatti, anche per avere un’unica voce rispetto all’area pisana da un lato e alla Città metropolitana dall’altro. “Se scegliessimo di andare da una parte o dall’altra saremmo sempre e comunque periferia di qualcosa – ha sottolineato il sindaco Deidda -. Dobbiamo quindi continuare ad avere un ruolo di cerniera sfruttandone le opportunità. Per farlo credo che il Tavolo del distretto possa essere lo strumento giusto per caratterizzarci”.
Giacomo Pelfer