
“Sinistradem esprime apprezzamento e piena solidarietà al segretario dimissionario (leggi qui “Sono in minoranza”, Lupi si dimette da segretario del Pd ) che, compiendo questo atto, ha creato le condizioni per una discussione politica senza infingimenti e senza falsi unanimismi, che è l’unica condizione per poter arrivare, nel rispetto delle regole del partito e nel riconoscimento, da cui tutti ci sentiamo impegnati, del ruolo istituzionale del sindaco, della giunta e del gruppo consiliare, a ricostruire, nella chiarezza, le condizioni non solo di una vera condivisione e di una vera collegialità, ma anche di una linea politica e di una progettualità sulle questioni del territorio che sia all’altezza delle tradizioni e della forza del partito a San Miniato”.
Lo scrivono, al termine di una lunga lettera aperta, Francesco Nocchi e Olivia Picchi, raccontando la preoccupazione per la situazione politica del Pd a San Miniato a nome di Sinistradem Pisa. Convinti e consapevoli che il sindaco ha nei suoi poteri anche quello di rimettere le deleghe agli assessori e che la scelta di Francesco Lupi non sia stata determinata solo da questo ultimo episodio, spiegano: “Il sindaco ha deciso di estromettere dalla giunta l’assessore Manola Guazzini senza che nemmeno dalla sua comunicazione all’assemblea comunale del Pd di lunedì 18 aprile sia emerso alcun motivo di merito. Senza assolutamente mettere in discussione il diritto del sindaco di attribuire e ritirare le deleghe all’interno della giunta, il fatto che un episodio del genere si sia verificato, in modalità pressoché uguali per la seconda volta (precedentemente si era trattato, nel corso del precedente mandato amministrativo, dell’assessore Annamaria Tognetti), indica una difficoltà, o una mancanza di volontà, da parte del sindaco Gabbanini, di impostare un’azione di governo di tipo collegiale capace di coinvolgere posizioni politiche e culturali, sensibilità, approcci alla politica realmente differenti, anche a costo di provocare, come in questo caso, un indebolimento oggettivo dell’amministrazione dal punto di vista della capacità politica e progettuale, dell’operatività e del rapporto con i cittadini. La tendenza a rinchiudere l’azione di governo in gruppi caratterizzati da relazioni amicali, familiari, di assoluta omogeneità politica e di fedeltà anziché di lealtà nell’ambito della possibilità di esprimere punti di vista autonomi, con tutti i rischi che ciò comporta, ha caratterizzato l’esperienza amministrativa di Gabbanini da prima della vittoria di Renzi alle primarie, ma oggi sembra prevalere nel panorama politico nazionale e anche nel Pd e nel governo. Il fatto che tenda a diffondersi dal centro alla periferia l’idea che, o si è amici e fedeli del ‘capo’, o si è in esilio, ci preoccupa profondamente, perché con questo metodo una comunità politica di persone culturalmente e politicamente diverse, ma disponibili al dialogo e alla reciproca contaminazione, in nome della comunanza degli assi valoriali e di alcuni grandi obiettivi, non si costruisce e, se esiste, si distrugge. E il Pd o riesce ad essere una simile comunità, o non è, e corre seri rischi di sconfitta politica. A San Miniato la decisione di ricandidare Gabbanini senza ricorrere alle primarie era stata assunta sulla base di un patto di condivisione unitaria delle scelte, che implicava anche l’introduzione di alcuni elementi di discontinuità rispetto al precedente mandato. Questo patto è stato un elemento essenziale del successo straordinario riportato dal sindaco Gabbanini, dal Pd e dalla coalizione che intorno a esso si era costruita e a partire da esso era stato eletto unitariamente il nuovo segretario dell’Unione comunale Francesco Lupi. Lupi, rassegnando le dimissioni all’assemblea comunale del 18 aprile, ha inteso rendere evidente che, non solo in relazione alla vicenda dell’assessore Guazzini, questo patto deve considerarsi rotto”.