
Con la trasformazione della province in enti di secondo livello la competenza dei consorzi di bonifica passa alla Regione e la gestione di questi enti deve essere disciplinata da una nuova legge regionale.
Il nuovo testo andrà a riformare il sistema come annunciato ieri dal presidente della commissione ambiente Stefano Baccelli, dopo l’audizione del presidente di Anbi Toscana che ha fotografato un reticolo, affidato in gestione ai sei consorzi (Toscana Nord, Sud e Costa; Alto, Medio e Basso Valdarno), di 37mila chilometri, di cui circa 30mila sono “corsi d’acqua montani e collinari, in territori prima gestiti da Unioni dei Comuni”.
La nuova disciplina in materia di consorzi di bonifica, necessaria visto il riordino delle funzioni già trasferite alla Regione per effetto della legge 22 del 2015, è pronta per l’Aula di palazzo Panciatichi. La commissione Ambiente, presieduta da Stefano Baccelli (Pd), ha licenziato la proposta della giunta con il voto favorevole di Pd e M5s e quello contrario della Lega. Il testo, emendato in alcune parti, è una “sintesi organica delle tante osservazioni pervenute”, ha spiegato il presidente Baccelli. Tra queste, anche quelle presentate da Anbi Toscana (Associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue) e spiegate, in commissione, dal presidente Marco Bottino.
“La legge è necessaria e urgente, ma non è l’ultima chance per i consorzi”, ha rilevato Baccelli al termine della seduta di ieri, martedì 9 febbraio. “Lavoreremo per rivedere l’impianto complessivo del sistema di difesa del suolo in Toscana perché la gestione delle opere di messa in sicurezza del territorio, spesso complesse, costose e invisibili, è tema che resta all’ordine del giorno della nostra agenda”.
La proposta licenziata non introduce significative novità rispetto alla riforma varata nel 2012 (legge numero 79), che ha ridotto gli enti di bonifica da tredici a sei con competenza su tutto il territorio, l’individuazione di un reticolo approvato dal Consiglio, controllo e programmazione in capo alla Regione. L’articolato che l’Aula consiliare discuterà probabilmente la prossima settimana (16 e 17 febbraio le sedute già programmate), contiene disposizioni per snellire la redazione dei bilanci consortili (le certificazioni saranno fatte in conformità a direttive approvate dalla Giunta), mentre le elezioni degli organi saranno disciplinate con regolamento regionale.
“A tre anni dal nuovo assetto della difesa del suolo, i dipendenti dei consorzi sono 455 di cui 22 dirigenti, 78 amministrativi, 205 tecnici tra geometri, periti agrari, ingegneri e geologi, 150 operai e operatori di macchina” ha detto il presidente di Anbi che ha ricordato che i consorzi “non si occupano soltanto di opere come i canali artificiali e gli impianti idrovori, ma sono chiamati a gestire anche i corsi d’acqua naturali, le loro sponde e tutte le opere realizzate dall’uomo nel corso dei secoli”. “Nel 2014 è stato emesso un tributo superiore a 70 milioni di euro”. Una cifra importante che ha spesso sollevato polemiche tra gli oltre 1milione e 700mila consorziati contribuenti. Non ultima quella dello stipendio, ritoccato in eccesso, del direttore generale del consorzio Toscana Costa, sul quale il presidente di Anbi ha fugato ogni dubbio: “Le informazioni riportate dalla stampa sono inesatte, c’è stato un errore nella redazione della delibera che ha generato confusione”. “Migliorare la comunicazione verso i cittadini perché non si abbia l’impressione che il tributo sia solo una tassa”, è stato un tema lanciato dai consiglieri Pd Francesco Gazzetti e Elisabetta Meucci. “Le opere idrauliche sono necessarie per garantire la sicurezza del territorio. Dobbiamo assumercene la responsabilità politica, mantenendo intatte trasparenza e partecipazione”, ha aggiunto il presidente della commissione. Sul punto, Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia), ha annunciato emendamenti in Aula per “specificare meglio la natura del tributo” e per “ridurre drasticamente le risorse impiegate per attività di propaganda”.