Marzano a Castelfranco, Pd ribatte ai genitori: “Attendiamo una telefonata”

“Nessun evento a senso unico, nessuno rieducazione del popolo”, ma piuttosto “un’occasione di approfondimento e di confronto su un tema delicato”. I consiglieri del gruppo Pd di Castelfranco replicano così ai genitori che pochi giorni fa avevano criticato l’incontro del 23 gennaio con Michele Marzano, autrice del libro “Mamma, papà e gender”. I genitori avevano parlato di una “dittatura del pensiero, in versione soft”, stigmatizzando in particolare la replica che l’amministrazione aveva fornito alla Cassa di Risparmio di San Miniato, dopo che questa aveva preso le distanze dall’evento.
“Alle voci, variamente articolate – replica il gruppo Pd – che in questi giorni hanno riaperto la polemica sulle iniziative messe in piedi per contrastare la violenza di genere e promuovere, in concomitanza col dibattito parlamentare sul ddl Cirinnà, si è aggiunta stavolta quella di un sedicente “Comitato genitori” che, muovendo dall’ormai celebre nota con cui la Cassa di Risparmio di San Miniato ha precisato di non essere tra gli organizzatori dell’iniziativa, e bollando come “sfrontate” e “facinorose” le parole contenute nella nostra replica, arriva a dipingere i membri della maggioranza come individui gretti e livorosi, incapaci di ascolto e inadatti al confronto, sostanzialmente antidemocratici e addirittura responsabili di aver imposto una “dittatura soft” del pensiero volta a realizzare chissà quali nefandezze. Ora, non sappiamo quali e quanti siano i genitori che il suddetto Comitato, di cui fino a due giorni fa ignoravamo sinceramente l’esistenza, si premura di rappresentare. Pochi o tanti che siano, non fa differenza: le porte del Comune sono aperte anche per loro, come lo sono sempre state (e sempre lo saranno) per tutti i cittadini, le associazioni o le aziende interessate a far sentire la loro voce. Siamo quindi a disposizione per un incontro ufficiale con i rappresentati del Comitato. Certo, le cose sarebbero state più facili se gli stessi ci avessero indicato un referente o un numero di telefono da contattare, ma tant’è: siamo sicuri che si siano dati un’organizzazione attraverso la quale prendere contatti con gli uffici comunali o, perché no, direttamente con il sindaco”.
I consiglieri dem sottolineano quindi come il dibattito con Michela Marzano fosse tutt’altro che a senso unico: “Che si accusi questa amministrazione di non saper ascoltare i propri cittadini e di impedire il dialogo – dicono – lo troviamo un fatto quantomeno singolare. Ricordiamo in proposito che la serata del 23 gennaio, della quale rivendichiamo il successo, era totalmente gratuita e aperta a tutti. Se chi adesso ci critica avesse avuto la bontà di venire a teatro quella sera (proprio come lo stesso Sindaco ebbe quella, alcuni mesi orsono, di recarsi ad ascoltare Mario Adinolfi), sarebbe probabilmente rimasto sbalordito nel constatare che no, non si trattava affatto di un evento “a senso unico, senza contraddittorio”, né tantomeno di un tentativo di “rieducazione del popolo”, quanto piuttosto di una straordinaria occasione di confronto e di approfondimento su un tema tanto delicato da suscitare reazioni diverse in molti settori dell’opinione pubblica, anche all’interno del mondo cattolico. La gente, per fortuna, lo ha capito, partecipando in massa e riempiendo il teatro in ogni ordine di posto. È stata una bellissima serata, aperta al dialogo e allo scambio di idee, proprio com’era nelle intenzioni: prova ne sia il fatto che chi la pensava diversamente dalla Marzano è intervenuto, ha fatto domande e ottenuto risposte. Se non è disponibilità al confronto questa!”.
Quanto al resto, detto che rifiutiamo nettamente qualunque tentativo di strumentalizzare la presa di posizione della Carismi (i cui rapporti con il Comune sono trasparenti e noti a tutti, poiché regolati da un’apposita convenzione), ci fa sinceramente cadere le braccia l’accusa secondo la quale questa Amministrazione sarebbe impegnata ad instaurare una “dittatura” del pensiero (sia pure nella versione “soft”). Siamo convinti che una tale affermazione si commenti da sola. E tuttavia, non potendo certo accettare che si stravolga impunemente il senso delle parole, ci permettiamo di ricordare ai signori del Comitato come sempre, nella storia, le dittature si siano caratterizzate per una contrazione dei diritti, mai per una loro estensione. La quale peraltro, come oramai moltissimi italiani hanno compreso, nulla toglierebbe a chi di quei diritti ha sempre goduto. Sul tema delle unioni civili, sul ddl Cirinnà e sull’istituto della “stepchild adoption”, si è fatta e si continua a fare molta confusione. E lo si fa deliberatamente, in maniera quasi scientifica, al solo scopo di perpetuare l’esclusione di molti dal godimento di diritti elementari. Chi ha avuto modo di informarsi sul tema, di leggere il decreto legge in questione (e magari quelle tre righe della “Buona scuola” in cui alcuni hanno creduto di individuare il diavolo in persona), ha ormai capito che non c’è alcuna “ideologia gender” da cui difendersi, nessun disegno per sovvertire l’ordine delle cose, indottrinare i bambini, abolire le differenze tra i sessi, insomma scardinare la “famiglia tradizionale”; e nessun tentativo di introdurre forme di “maternità surrogata” (che in Italia rimane un reato, come per gli etero- così per gli omosessuali). C’è solo la volontà, a nostro avviso sacrosanta, di regolamentare forme di convivenza che non solo esistono, ma che sono sempre esistite, e che è giunta l’ora vedano riconosciuta la loro dignità”.
“Su tutti questi temi, ne siamo certi, avremo modo di confrontarci”, proseguono i consiglieri Pd, che si dicono “in attesa di una telefonata da parte di un rappresentante del Comitato. Allo stesso tempo – proseguono – visto che il dibattito parlamentare va avanti, ci teniamo a ribadire che secondo noi il ddl Cirinnà va approvato nella sua forma attuale, frutto di una mediazione tra sensibilità diverse che si sono accordate rinunciando ciascuna a un pezzo del proprio “orticello”. A conferma del fatto che dal dialogo e dal confronto anche acceso possono scaturire ottimi risultati. Nessun dialogo, invece, può essere intrattenuto con coloro i quali, mentre resuscitano schemi e linguaggi vecchi di decenni, si permettono di bollare come “capricci” le legittime rivendicazioni di chi si sente discriminato e, al solo scopo di mettere in cattiva luce l’Amministrazione, arrivano finanche a tirare in ballo persone di cui ignorano le vicende. Di fronte a tali manifestazioni d’intolleranza e ad attacchi così palesemente strumentali, il silenzio e l’indifferenza (che significa isolamento) ci paiono davvero l’unica reazione possibile”.
Alla stesso modo, secondo la nota Pd, il dibattito il dialogo si fa complicato anche quando “lo stesso arriva a inglobare i toni e il lessico (di una gravità e di una virulenza davvero inaudite) toccati dalla consigliera Rossi durante il consiglio comunale di ieri sera. Le parole e le argomentazioni da lei adoperate contro gli omosessuali, contro gli stessi membri della maggioranza e persino contro un’associazione come Frida, da sempre al fianco delle donne vittime di violenza, oltre a denunciare una totale ignoranza dei fatti, appaiono francamente intollerabili e indegne di qualsiasi consesso democratico. ‘Le parole sono importanti’, sempre: ma quelle usate all’interno di un consiglio comunale lo sono ancora di più. È bene che chi le pronuncia sia pronto ad assumersene la piena responsabilità”.