Pm10, 2016 parte con sforamenti. Sotto lo stesso cielo sindaci divisi sui provvedimenti

Mai pioggia fu più provvidenziale sul Comprensorio del Cuoio di quella di oggi, sabato 2 gennaio, sul fronte delle polveri sottili. L’anno nuovo, infatti, era iniziato giusto ieri con delle pessime premesse: il primo giorno di sforamento dei limiti di Pm10 del 2016 per la centralina di rilevamento di Santa Croce sull’Arno, dopo il bilancio chiuso a 40 (le leggi ne consentono al messimo 35) per l’anno appena trascorso.
Una situazione che per adesso, con i giorni di pioggia previsti per le prossime ore, dovrebbe tornare sotto controllo, ma che ha fatto emergere non poche fragilità nel ‘sistema’ comprensorio. Ove non ci metta mano il meteo, infatti, le risposte dovrebbero arrivare dalla politica, che in quest’occasione si è fatta avanti in ordine sparso. Risposta quanto più possibile unitaria, dato che le polveri non guardano certo ai confini che dividono i sei comuni interessanti, già stretti nella morsa in questo caso sfavorevole fra l’autostrada e la FiPiLi. La prima a reagire di fronte al numero di sforamenti dei livelli di guardia del particolato nell’aria, proveniente principalmente dal traffico e dai riscaldamenti, è stato il comune che ospita la centralina in zona Coop, Santa Croce, con un’ordinanza ad hoc che ha fra i suoi meriti principali il salvaguardare più che la qualità dell’aria in sé, la stessa amministrazione. Scelta che ha il merito della tempestività, della quale va dato atto al comune, ma che difficilmente potrà essere accompagnata da una tentacolare azione dei vigili urbani, chiamati in questo caso a vigilare su riscaldamenti e caminetti accesi. Logica avrebbe voluto, forse, che da subito ci fosse stata una chiamata alle “armi” di tutte le amministrazioni da parte del comune guidato da Giulia Deidda, che volente o nolente per regione e organismi superiori ha e probabilmetne avrà sempre con maggiore decisione il ruolo di capofila della Zona Cuoio. Peccato che sul colle a San Miniato qualcuno la pensi diversamente, e subito dopo l’emissione dell’ordinanza santacrocese si sia apprestato immediatamente a negare una qualsivoglia emergenza nel comune della Rocca, i cui confini sono evidentemente immuni dal passaggio delle polveri, sulle quali comunque l’amministrazione ha assicurato di voler monitorare, non si sa come visto che l’unico strumento di rilevamente con tinua ad essere quell odi Santa Croce sull’Arno, quindi uno strumento comprensoriale che non può rilevare un dato locale ma solo comprensoriale. Anche se con 48 ore di ritardo rispetto a Santa Croce sull’Arno, gli unici che hanno dimostrato di percepire il probelma nella sua portata comprensoriale emanando una nota di indirizzo congiunta, scevra da contrapposizioni sono stati i tre sindaci di Santa Maria a Monte, Castelfranco e Montopoli Ilaria Parrella, Gabriele Toti e Giovanni Capecchi, con un dettagliato elenco di consigli ai cittadini per fronteggiare per quanto possibile il fenomeno delle Pm10. Proprio quelli che avrebbero potuto in via teorica e per la legge, ignorare il problema invece hanno dimostrato di essere in grado di procedere unitamente anche se con le lentezze della politica italiana, arrivando a un provvedimento pur non avendo nulla di tangibile sul fronte giuridico e riprende indicazioni dal vademecum promosso da Arpat, alla fine dei conti ha rappresentato una decisione in netta controtendenza, provando a dare una risposta di zona ad un problema inequivocabilmente di tutto il Comprensorio. E scusate se è poco.
Nilo di Modica