Violenza sulle donne, GiovaniDem: “C’è ancora da fare”

“Sul nostro territorio sono presenti alcuni eccellenti centri antiviolenza e centri di ascolto che giornalmente lavorano perché la violenza di genere venga definitivamente debellata.
La Regione Toscana, il governo e il Partito democratico hanno portato avanti questa battaglia e i risultati sono ben visibili ma c’è bisogno di un ulteriore sforzo per coniugare sempre di più la formazione di chi opera in questo settore, l’informazione sin dalle scuole, l’efficienza e l’organicità della disciplina normativa e del lavoro sul territorio di istituzioni ed associazioni”. Lo sostengono i GiovaniDem di Pisa oggi 25 novembre, facendo il punto sulla violenza di genere. “Secondo uno studio pubblicato nel 2013 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – spiegano – le dimensioni globali del fenomeno sono a dir poco allarmanti. Poco più di un terzo delle donne del mondo è soggetto a violenza: una violenza che causa seri problemi di salute – dalle malattie veneree a problemi psicologici – e che in gran parte dei casi si consuma tra le mura di casa per mano dei partner. Ogni 12 secondi una donna viene colpita da atti di violenza, verbale o psicologica. Ogni giorno circa 64 donne sono vittime di lesioni dolose, 19 di percosse, 14 di stalking e 10 di violenze sessuali. Se è vero che i numeri sono importanti, è anche vero che non bastano. Non bastano a capire la portata del fenomeno, perché c’è un substrato, quello che non viene denunciato, che purtroppo non emerge. Non bastano per ricordare che si deve fare molto e anche di più per sostenere le donne che subiscono violenza.
Occorrono informazione, formazione, sensibilizzazione, innanzitutto, per superare stereotipi di genere e impronta patriarcale della nostra cultura. E dobbiamo farlo tutti insieme per non continuare a far finta di niente, non continuare a far finta che non ci riguardi: è anche una cosa da uomini. Serve una maggiore formazione professionale di tutti quei soggetti che entrano nel processo della lotta alla violenza, occorre un preciso impegno politico ed economico, per supportare il lavoro dei centri antiviolenza e di tutta la rete che ruota attorno alla donna che subisce violenza. La confusione genera, infatti, su un piano pratico, la sottovalutazione della pericolosità dell’autore della violenza. Tale sottovalutazione non fa scattare il ricorso a misure cautelari idonee. Si sente parlare troppo spesso di mero ordine di allontanamento dell’uomo maltrattante dalla casa coniugale e dai luoghi frequentati dalla vittima, ma questo raramente viene rispettato, così come raramente l’uomo che non rispetti le misure cautelari imposte subisce un aggravamento di trattamento: nella maggior parte dei casi è solo il preludio di un femmincidio. Non è un caso che la maggior parte delle donne sia stata uccisa dopo aver denunciato. La violenza è un fenomeno trasversale a tutte le classi sociali, etnie e religioni. Non esistono determinismi sociali che rendono gli uomini più o meno violenti. Gli uomini violenti agiscono deliberatamente”.