Il cemento e le zone grigie della pubblica amministrazione

“Negli scorsi giorni il direttore dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, Claudio Clemente ha messo in evidenza come in questo momento la pubblica amministrazione rappresenta un cono d’ombra nell’attività di antiriciclaggio e anticorruzione, evidenziando un dato: nel 2014 su oltre 71mila segnalazioni di operazioni sospette, solo 18 sono arrivate dalla pubblica amministrazione e nel 2013 erano state 24”. A dirlo è Sì Toscana a sinistra anticipando parte degl argomenti che verranno trattati nell’incontro che si svolgerà venerdì al circolo Alberone alle 21 dal titolo Cemento: l’oro grigio del ‘loro’ sistema. Appalti, finanza e controllo pubblico, “Su questo sfondo si colloca la vicenda pisana. Nelle ultime – dicono gli esponenti politici del partito – settimane la città di Pisa è stata oggetto di attenzione dei media nazionali per un’inchiesta della Dda di Firenze per presunte collusioni mafiose, inchiesta in cui è stato coinvolto uno dei principali costruttori e immobiliaristi protagonista, insieme ad altri imprenditori di quella che potremmo definire una vera e propria stagione del cemento. Una stagione iniziata con il nuovo millennio e che ha visto la realizzazione di opere a volte imponenti, spesso incompiute, per cifre da capogiro, in una città con poco meno di 90mila abitanti. Interventi che altrettanto spesso sono stati caratterizzati al ricorso di operazioni finanziarie, legate alle concessioni fideiussorie, che hanno visto il coinvolgimento di società di intermediazione finanziaria depennate dagli elenchi delle società autorizzate dalla banca d’Italia, ovvero oggetto di indagine della magistratura ordinaria. In definitiva, l’attenzione suscitata dalla inchiesta della Dda di Firenze ha comunque evidenziato un sistema opaco di relazioni finanziarie, legate a molti dei progetti immobiliari e una evidente carenza delle funzioni di controllo che avrebbe dovuto esercitare l’amministrazione comunale .Un quadro, quindi, preoccupante considerando la tradizionale pervasività delle organizzazioni criminali che ultimamente ha avuto riscontri anche in Toscana”.
Poi il quadro generale a livello italiano. “A questo – continuano dal partito oggi in opposizione in consiglio regionale – si aggiunge il fatto che in tutta Italia la realizzazione di grandi opere è il campo in cui si rende più evidente l’intreccio tra grandi costruttori, banche, finanza, politica e in alcuni casi criminalità organizzata. Fenomeni ancor più facilitati da alcuni recenti provvedimenti del governo a partire dallo sblocca Italia con le deroghe al codice dei contratti e dalla crisi di liquidità delle imprese connesse al perdurare della crisi. Al contempo come dimostra il caso di mafia Capitale la gestione degli appalti da parte degli enti locali è, al pari, uno dei terreni su cui è sempre più importante concentrare l’attenzione pubblica. Per contrastare la mafia e le criminalità organizzata non bastano, infatti, – dicono da Sì Toscana – dichiarazioni o qualche atto formale nelle sedi istituzionali, ma occorre in primo luogo prevenirla e contrastarla nel proprio territorio, agire l’antimafia nella quotidianità non creando prima di tutto terreni potenzialmente fertili. Il problema è duplice: si pone a monte sul piano della governance del territorio, a valle nella capacità di rendere efficiente il sistema dei controlli. In questo quadro il sistema nato dalla normativa anticorruzione rappresenta un riferimento che tuttavia è monco se non si salda con politiche di governo del territorio che sminano la possibilità di infiltrazione di capitali illegali. D’altra parte la riduzione degli organici delle pubbliche amministrazioni, connessa alle politiche di smantellamento delle società pubbliche, crea le condizioni per una relazione subalterna degli enti locali alle logiche del privato. Crea quella zona grigia nella quale possono innestarsi i fenomeni di corruzione e illegalità.