Referendum negato, Tesi: “Gaffe del sindaco Capecchi”

2 novembre 2015 | 17:06
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Referendum negato, Tesi: “Gaffe del sindaco Capecchi”

“Come medico, mi chiedo a chi dovrò rivolgermi in futuro? Perché fino ad oggi avevo sempre saputo che il sindaco era la massima autorità sanitaria a livello comunale”. A parlare è Massimo Tesi, medico di base, esponente del partito Italia Unica, nonché ex consigliere comunale che da anni ha fatto dell’adesione alla Asl pisana il proprio cavallo di battaglia.

“Nel 2009 – ricorda – il sindaco Vivaldi rischiò di perdere le elezioni proprio su questo tema”. Per questo Tesi torna a battere sul punto, contestando la posizione assunta dall’amministrazione nel consiglio comunale di venerdì. In quell’occasione, infatti, il sindaco Capecchi ha bocciato la proposta del referendum comunale parlando di inammissibilità, in quanto il sindaco di un Comune non ha il potere di contestare la legge regionale 28 del 2015 per il riordino delle Asl toscane. “E questo è vero – dice Tesi – ma voglio ricordare al sindaco che il quesito era molto più semplice, vale a dire scegliere se confluire nell’area vasta fiorentina o in quella pisana, senza entrare nel merito della filosofia ispiratrice della legge. E a chi, se non al Sindaco, tocca promuovere una consultazione popolare di questo tipo? Tra l’altro, il sindaco è la massima autorità sanitaria territoriale ma Capecchi ha eluso il problema definendosi non competente in materia: una gaffe”. A non andare giù, però, è anche l’accusa rivolta dal sindaco al comitato referendario, di aver fatto firmare i cittadini per qualcosa di inammissibile: “L’accusa più infamante – dice Tesi – è quella di aver preso in giro la gente, di aver ingannato i 1500 cittadini firmatari proponendo un quesito illegittimo. Voglio ricordare alla maggioranza che da molti anni stiamo proponendo il passaggio all’Asl di Pisa e nel 2009 il Pd rischiò di perdere le elezioni su questo punto, senza però accusarci di illegittimità”. Sotto accusa, infine, anche il presunto “danno erariale” che un eventuale referendum avrebbe prodotto sulle casse comunali. “In realtà – attacca Tesi – il sindaco ha preferito non riconfermare il protocollo d’intesa con la Regione per la legge sulla partecipazione, che avrebbe permesso il finanziamento della consultazione. Infine, un colpo decisivo alla democrazia partecipativa è arrivato dal movimento 5 Stelle che, votando contro il referendum, si è definitivamente dimostrato sempre più stampella della maggioranza e falso paladino della partecipazione democratica”.