“La comunità prevalga sull’individuo”, Letta non è più parlamentare

24 luglio 2015 | 15:58
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“La comunità prevalga sull’individuo”, Letta non è più parlamentare

Un lungo applauso. A dire il vero, non proprio da tutta l’Aula ma questo, in Italia, non fa notizia. La notizia, in Italia, è che un parlamentare eletto si dimette per andare a lavorare in un ruolo che non è incompatibile con l’altro. Aveva annunciato che il suo autunno non sarebbe stato nel Parlamento italiano e così, Enrico Letta, l’ex premier “made in Pisa”, ieri 24 luglio ha fatto ciò che aveva detto e anticipato nella sua lettera alla presidente Boldrini: si è dimesso da parlamentare.

Con il consenso della Camera. “Per me è una scelta sofferta e doverosa – ha detto Letta congedandosi dai colleghi -. Sofferta perché percepisco il rischio che essa possa venire, con interpretazione malevola, associata a un atto di sfiducia verso questo luogo, che invece, lo ribadisco qui oggi con forza, considero l’espressione massima della sovranità del popolo. Doverosa perché scelte di lavoro mi hanno portato ad accettare la proposta di dirigere da settembre la Scuola di Affari Internazionali dell’Università di Parigi SciencesPo e non esiste oggettivamente compatibilità pratica tra due impegni simili”. “Mi dimetto dal Parlamento – ha ribadito -. Non mi dimetto dalla politica. Non mollo quella passione che ha accompagnato tutta la mia vita da quel giorno di aprile del 1978 in cui i miei genitori da Pisa mi portarono in via Fani. Per insegnare a un ragazzino a rendere omaggio a chi aveva sacrificato la propria vita per difendere le istituzioni della nostra Repubblica. Non mollo e anzi rilancio, con altri luoghi e altri tempi. Il dovere che oggi avverto, in un tempo in cui sono carenti i momenti di formazione e sembra vincere il superficiale ‘tutto e subito’, è quello a favore della formazione alla politica, alle politiche. Da l’impegno per la Scuola di Politiche che inizierà a Roma i corsi a ottobre. Le domande di partecipazione mi hanno stupito per numero, non mi hanno stupito per qualità e intensità di contenuti. Guardare i video che 700 ventenni italiani hanno mandato per candidarsi alla Scuola di Politiche apre i cuori alla speranza”.
“Mi rivolgo – ha detto Letta – a quelli del gruppo parlamentare e del partito che sono orgoglioso di aver contribuito a fondare partecipando alle primarie del 2007, finalmente uniti in uno stesso soggetto politico dopo la lunga collaborazione della bella stagione dell’Ulivo. Mi rivolgo a quanti hanno dato e a più riprese confermato, alle volte con una fatica di cui son sempre stato consapevole, la fiducia al governo che ho avuto il mandato di guidare per fare finalmente vivere questa 17 legislatura, una legislatura che sembrava dover essere la più breve della storia e che invece può oggi vivere e fare riforme importanti per il Paese e per un moderno funzionamento delle istituzioni. Mi rivolgo a quanti quella fiducia non l’hanno mai data e non hanno, nella loro legittima attività di opposizione, mancato di criticare, fuori e dentro quest’Aula, il mio operato. Presiedere l’esecutivo del proprio Paese, rappresentandolo in Europa e nel mondo e lavorare con tutte le proprie forze per risolvere ogni giorno i problemi dei cittadini e alleviarne le sofferenze è il massimo onore per chi si impegna in politica. Grazie dunque per il sostegno che ho ricevuto e anche, sì, per le critiche che ho subìto. A molte di esse ho ripensato in questi ultimi tempi. Oggi le guardo con occhi più attenti. Perché tutte queste vicende, quelle positive e quelle negative, mi hanno cambiato nel profondo. Mi hanno insegnato tanto. Mi hanno regalato un punto di vista più completo, più pieno sul modo di intendere la dimensione dell’impegno pubblico e le relazioni all’interno di una comunità. È tutto questo che mi spinge al gesto di oggi che io interpreto e vi chiedo di interpretare come una maturazione e un rilancio. Dietro c’è soprattutto l’aspirazione a una politica diversa, nella quale l’andare insieme, il noi, conti sempre più dell’io. Il senso della comunità prevalga sulle aspirazioni individuali e partigiane. Una politica pulita e trasparente nella quale chi entra nelle istituzioni le intenda e viva non come strumento per le proprie aspirazioni, ma come la casa di tutti i cittadini e per questo le rispetti e ne sia fino in fondo servitore, umile servitore”.