Doni, interesse e un sacco di domande: tre suggestioni da portare in classe nell’augurio del vescovo

Paccosi: "Vorrei suggerire tre frasi da mettere su degli striscioni in tutte le classi, fin dalle classi dei più piccoli"

“Ho vissuto quasi tutta la mia vita nella scuola: come alunno, come insegnante e tutti gli anni l’inizio è sempre stata una grande sfida. Vorrei suggerire tre frasi da mettere su degli striscioni in tutte le classi, fin dalle classi dei più piccoli”. Alla vigilia della riapertura delle scuole, anche di quelle della diocesi di San Miniato, il vescovo Giovanni Paccosi ha un pensiero per “Tanti ragazzi, tante famiglie, tanti insegnanti, tanti lavoratori” alle prese con un nuovo anno scolastico.

“Soprattutto – dice – penso a chi sta iniziando un nuovo ciclo di studi o a chi inizia l’università. E questi giorni sono giorni in cui, credo, dobbiamo pensare a quali sono le ragioni profonde, le cose importanti di questo grande impegno che è la scuola”. Eccole, allora, le tre frasi, pensate per diverse fasce d’età ma che, in fondo, vanno bene proprio per tutti.

In una scuola spesso raccontata solo per le strutture fatiscenti o la violenza tra giovani o addirittura contro i dicenti, don Giovanni fa luce su ciò che non si vede. “Ai più piccoli metterei un cartello con scritto Tu sei un dono, perché è un aiuto semplice guardare una frase così e ricordarsi che prima di tutto ognuno di noi è un dono ma anche l’altro è un dono come me, è un dono per me e che la realtà intera è un dono da scoprire, da accogliere, da comprendere nella sua bellezza e anche da capire negli aspetti negativi che dobbiamo invece lasciare da parte.

Poi metterei un’altra frase, forse questa è per i più grandi, ma è la famosissima frase che gli alunni della scuola di Barbiana avevano appeso sulle mura della loro stanzetta: I care, cioè mi interessa. Noi siamo portati spesso a dire: ‘A me non importa niente di questo, non mi importa niente di quello’. Tanti ragazzi iniziando la scuola dicono: ‘Che mi importa imparare la matematica o di imparare la chimica o di dover sapere cosa successe nel passato?’. Ma invece la realtà è tutta piena di un significato, un insegnamento per la nostra vita. L’attenzione ad essa, l’attenzione non come atteggiamento solamente formale, ma proprio come interesse è la base di ogni cammino insieme. Fra l’altro la nostra avventura della scuola è in comunità, in cui c’è bisogno dell’apporto di tutti, perché tutti possano ricevere il massimo possibile. Perché il fine della scuola qual è? Che ognuno abbia più strumenti per vivere la sua vita, per stare dentro la realtà, per poter plasmare la realtà verso un futuro migliore.

E più noi comprendiamo, più sarà difficile cadere nelle spirali dell’odio, della violenza, della guerra, che purtroppo abbiamo intorno a noi. Chiedo davvero anche al Signore che possa aiutare tutti a vivere questa attenzione, che è un’attenzione prima di tutto a se stessi, al bene, alla verità e al significato della propria vita.
Poi l’ultima frase che metterei in tutte le classi è questa: Quando si domanda non si sbaglia. La domanda, avere domande, chiedere, voler conoscere, voler capire, è un’iniziativa che ognuno deve prendere, ma è quella che rende possibile crescere insieme e capire meglio tutti.
Io vi auguro, auguro a tutti voi che iniziate la scuola, di poter vivere una grande avventura quest’anno e affido al Signore e alla Madonna Sedes Sapientiae (Sede della Sapienza) che vi guidi verso un bene più grande”.

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