Gli Ortolani coraggiosi non hanno fallito: un progetto con la Società della salute per ripartire nel 2024

“Puntando a una forma nuova di partenariato, cercando così una nuova collaborazione virtuosa per investire insieme sulla scelta dell’inclusione”
Gli Ortolani coraggiosi compiono 10 anni. Non è che li avrebbero compiuti, ma li hanno compiuti, perché le difficoltà non solo economiche li hanno messi in pausa per un po’, ma non fermati. “Noi non siamo falliti e soprattutto non abbiamo fallito”. E ora c’è un progetto con la Società della Salute, con il Dipartimento di Salute Mentale, “Per ripartire a pieno regime in collaborazione con la parte pubblica che si occuperà del socio sanitario e del sanitario,puntando ad una forma nuova di partenariato, cercando così una nuova collaborazione virtuosa per investire insieme sulla scelta dell’inclusione”.
“Non abbiamo le forze per consegnare, ma chi vuole può trovare i nostri ortaggi, prenotandoli, venendo direttamente a trovarci. Ripartiremo: il 2024 vedrà un nuovo inizio, una nuova vita degli Ortolani Coraggiosi. In primavera vedremo nuovamente girare per le strade il nostro furgone blu”. Pronti a raccontare ancora questi 10 anni di sogni e progetti, di difficoltà e gioie inaspettate, perché come la terra, la vita è così.
“Dieci anni in cui ci siamo inventati un percorso che permettesse a persone fragili, disabili, con disabilità grave, di avere un’occupazione, un posto di lavoro, degli amici con cui condividere le giornate e con cui provare ad immaginare, per poi realizzare, una casa dove vivere. Lontano da sinistri e anacronistici reclusori. In questi dieci anni abbiamo lavorato con tutte le persone e le professionalità che in qualche modo potessero aiutarci. Tante persone con problematiche diverse sono passate da noi. Alcuni hanno fatto un periodo abilitante da noi, per poi andare a lavorare altrove, altri sono ancora qui con noi e tutte le mattine arrivano con il solito entusiasmo pronti ad affrontare giornate che per loro non sono mai facili. Giornate piene di insidie e di difficoltà.
Abbiamo dimostrato che è possibile, che si può fare. Che non è vero che i nostri figli non possono lavorare. Non è vero che vanno solo ‘badati’, messi in un recinto. Si può fare, possono lavorare, possono essere produttivi, possono dare il loro contributo. Certamente secondo le proprie possibilità, un po’ come tutti noi, con l’aiuto necessario. Ma soprattutto sempre pronti ad insegnarci, tutti i giorni, come si affrontano le difficoltà, come si prova a superare limiti apparentemente invalicabili. E come si fa a farlo sorridendo. Tutti i giorni. Nonostante tutto e tutti.
In questi dieci anni ci siamo inventati più professionalità: imprenditori, agricoltori, educatori e molto altro. Abbiamo avuto la responsabilità di un’azienda con bilanci e dipendenti, abbiamo avuto la responsabilità di un percorso educativo abilitante, senza esempi a cui ispirarsi nella nostra zona e anche molto oltre. Abbiamo rigettato con forza scorciatoie istituzionalizzanti. Abbiamo studiato e lavorato tanto. Un manipolo di persone pronte a scommettere sulla bontà di un progetto che è cresciuto negli anni fino a punte di notevole successo: 20 persone con disabilità varie inserite con noi e fino a 200 cassette da 5 chili di ortaggi vendute ogni settimana. Orgogliosamente autosufficienti”.