Il presidente dei senegalesi in Toscana è cittadino italiano

E’ in Italia dal 2006 e racconta: “Arriviamo in Italia giovani e torniamo via vecchi nei nostri Paesi, dopo una vita lontani dagli affetti”
Si impegna per l’integrazione ed è attivo nell’aiuto del suo Paese d’origine, il Senegal. Da qualche giorno, Abdoul Ahad Penn è anche un cittadino italiano. Residente a San Romano, è stato presidente dell’associazione Teranga e ora è presidente toscano di tutte le associazioni senegalesi. Abdoul lavora al magazzino Conad, è attivo nella Cgil, è sposato e ha tre figli.
A San Romano si è stabilito dopo anni in viaggio: nato nel 1976 in Senegal, ha vissuto prima a Parigi (in Senegal la lingua ufficiale è il francese) e poi a Firenze, dove è arrivato nel 2006. In pratica, cittadino di Montopoli ormai lo è per tutti, ma ora è anche cittadino italiano. “La prima cosa che ho fatto – racconta – è stata imparare la lingua italiana, poi mi sono trasferito a Pontedera per motivi di lavoro. Nel 2008 poi mi sono trasferito a Montopoli, cittadina molto tranquilla e solidale. Grazie alla sanatoria del 2009 ho avuto la possibilità, e con me tanti altri cittadini di origine straniera, di emergere dalla clandestinità e subito dopo sono riuscito a far venire i miei familiari, dopo anni in cui non ci vedevamo. Ho iniziato la mia attività sindacale con la Cgil nel 2014 e molte sono state le proteste portate avanti per i diritti dei lavoratori con la Filt di Pisa, di cui sono membro del direttivo provinciale. Dopo la presidenza dell’associazione montopolese Teranga, associazione che svolge attività di solidarietà, da alcuni mesi sono stato eletto presidente di Castro (Confederazione delle associazioni Senegalesi in Toscana), che raccoglie 16 associazioni senegalesi in tutta la Toscana.
Noi immigrati arriviamo spesso in Italia giovani e torniamo nel nostro Paese in vecchiaia, quindi una bella parte della nostra vita la passiamo in un Paese straniero lontano dai nostri familiari più cari. Personalmente penso che la cittadinanza italiana non dovrebbe essere una concessione ma un diritto per gli immigrati, non chiediamo regali ma un diritto dopo anni di sacrifici”.