Comunicare, con cura: l’invito del vescovo ai giornalisti



Seguendo la verità, sulle tracce dell’amore
Comunicare a partire dall’imprescindibile “criterio dell’amore”. E’ questo il principio della riflessione che il vescovo della diocesi di San Miniato Giovanni Paccosi ha voluto esprimere in quello che è stato, di fatto, il primo appuntamento con gli operatori della Stampa del Comprensorio ieri sera (11 maggio) in occasione della tradizionale celebrazione di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti.
“Cos’altro può voler dire, altrimenti, fare una ‘comunicazione cordiale’, se non con il cuore? – si è chiesto Paccosi commentando il messaggio che papa Francesco ha consegnato per la 57esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali –. Solo chi si interessa agli altri, avendo a cuore gli altri, secondo quel principio che fu caro anche a don Milani, ‘I care’ è capace di vedere e raccontare il vero al di là di preconcetti ideologici e schemi reiterati. Ricercare la verità nelle cose e negli altri seguendo un principio che ci viene da dentro: ‘Basta amare, per dire bene’ diceva, appunto, san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla morte e 100 dalla sua proclamazione come patrono dei giornalisti cattolici”. Di qui l’invito ai giornalisti, con i quali poi c’è stata occasione di parlare un po’, di cogliere la lezione di Sales “oggi controcorrente in un tempo nel quale, come sperimentiamo in particolare nei social network, la comunicazione viene sovente strumentalizzata affinché il mondo ci veda come noi desidereremmo essere e non per quello che siamo”.
L’incontro, in realtà, è stato anche l’occasione per conoscere il nuovo vescovo, arrivato a San Miniato da pochi mesi. Motivo per ricordare, con un occhio alla città natale Firenze (e alle azioni sul campo della squadra Viola che proprio ieri sera giocava), anche la lunga esperienza missionaria in America Latina, continente dove Paccosi ha vissuto 15 anni, a Lima.
“Un Paese di contrasti, tutti estremi. Montagne troppo alte, foresta troppo foresta, deserto troppo deserto. Da una parte il caldo torrido o le sabbie che arrivano al mare, dall’altra la foresta più impenetrabile e l’umidità più forte. Nel mezzo paesaggi che ricordano la tundra, il freddo. Vi si trovano tutti i climi e tutti i paesaggi – ricorda, con una vena di ironia –. Una società che non ha ancora finito il suo percorso verso la piena democrazia, ma nel quale ho potuto conoscere tanti ragazzi e ragazze che fra mille difficoltà hanno affrontato l’università per migliorare la loro condizione sociale, per poi scoprire però che c’è anche altro, nella ricerca della verità: il mettersi a disposizione degli altri. Ed io da allora quando sono là, penso a Firenze, alla Toscana. Quando sono qui, il pensiero va là. Come in quel bel film di Daniel Burman “El abrazo partido”, l’abbraccio diviso, mi divido fra più luoghi”.
Ma alla fine, ogni posto è casa se ci metti il cuore e San Miniato ora è la sua: “Sto scoprendo – ha detto – tante realtà bellissime. Per i luoghi, ma anche per l’umanità che contengono”.