“Anche Putin al Festival di Sanremo”, la proposta di Shalom che lancia una fiaccolata contro guerre e armi

E invita a trattare: "Qualche ettaro di terra, tanti o pochi che siano, non vale la vita di un bambino"

E’ già passato un anno. La guerra in Ucraina, che ha tanto ci ha sconvolto nei primi giorni, non è ancora finita e anzi si appresta a compiere il primo anno. Un anno è davvero già troppo tempo, abbastanza per richiederne molti di più a riportare qualcosa di simile alla normalità in quel Paese svuotato e lacerato.

Per riportare la luce su questa guerra e per dire no a ogni guerra, il Movimento Shalom ha organizzato una fiaccolata per la pace, per il 24 febbraio alle 21 a San Miniato. Shalom ha visitato Leopoli e ascoltato cittadini e autorità e, tramite il fondatore don Andrea Pio Cristiani per, torna quindi a confermare la sua posizione di assoluta contrarietà ad ogni guerra. Invoca, “in questo tempo di folle corsa agli armamenti mostruosi e distruttivi, che sia messa al bando la costruzione, la vendita e i rifornimenti di strumenti bellici ai popoli in conflitto” perché “Tutti vogliono la pace, ma come diceva Tacito a proposito dei conquistatori romani, desertum facerunt, pacem appellant, fanno il deserto e lo chiamano Pace”.

L’arma deve essere quella del dialogo, “che sola può disinnescare l’odio e riportare la giustizia. Un anno di morte e distruzione dominato dalla cultura del dominio e della prepotenza nel silenzio complice della diplomazia e nell’incomunicabilità fra l’aggressore e l’aggredito, in un impressionante crescendo di tensione e in un grottesco e sanguinoso braccio di ferro”.

Il 24 febbraio, spiega ancora il Movimento, “è la data dell’occupazione dell’Ucraina da parte di Putin” con l’auspicio che diventi quella “del silenzio delle armi e l’inizio di serie e convinte relazioni di pace”. Mettendo il dito anche su una piaga fresca: “E se al Festival di Sanremo insieme a Zelensky invitassimo anche Putin? L’audacia della profezia… Ma questa guerra che ci rende tutti esausti, tolti quelli che la vogliono e ci ingrassano, dovrà pur finire prima o poi. E allora facciamola presto la pace e non soffiamo sul fuoco, ma inviamo ad ambedue le parti ambasciate di Pace, non armi.

Consapevoli di essere voce fuori dal coro non possiamo rinunciare alla nostra folle idea di vedere un giorno il mondo libero dalle armi e gli uomini intenti a costruire città ideali per i poveri della terra. Una parola inusuale ai nostri giorni e tipicamente cristiana è la parola perdono, senza la quale non c’è futuro, l’odio inestinguibile avvelena la vita. Qualche ettaro di terra, tanti o pochi che siano, non vale la vita di un bambino.

Chi si umilia per la pace non è un debole, ma il vero forte. Chi tratta la pace sarà il vero vincitore anche a prezzo di perdere potere e terra. La nostra logica è l’esatto contrario della mentalità corrente, il mondo è la nostra patria ed i suoi abitanti sono cittadini eguali. Siamo davvero inguaribili controcorrente, vogliamo eliminare i confini e ogni giorno ne nascono di nuovi, vogliamo abbattere muri ma se ne costruiscono sempre di più, lottiamo per la giustizia e i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, vogliamo il disarmo globale e crescono le atomiche in mani incontrollabili.

Ma crediamo che l’imprevedibile possa sempre accadere, che l’umanità sappia rialzarsi dall’abisso di follia dove sta precipitando. Crediamo che la forza della ragione prevalga sui progetti di dominio, di distruzione e di apocalissi senza ritorno. Lasciateci sognare anzi unitevi a noi per costruire il nuovo mondo, ci teniamo che un domani dicano di noi: detestavano soprusi, violenze, armi e guerre erano dei veri e propri fondamentalisti della Pace”.

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