In provincia di Pisa un contribuente su 10 è immigrato. Di più in quella di Firenze

“Per uscire dall’emergenza mancanza di manodopera bisogna favorire l’immigrazione regolare”
Gli immigrati regolari sono una risorsa per l’Italia e in certi casi anche una via d’uscita. Non si tratta di ragionamenti politici ma di dati reali contenuti nel Rapporto annuale 2022 sull’economia dell’immigrazione, curato dalla Fondazione Leone Moressa e presentato oggi (14 novembre) alla Farnesina e alla Camera dei deputati. Sono circa 5,2 milioni attualmente, in media molto più giovani degli italiani, e rappresentano già circa il 9% del Pil e in crescita dopo la fine dell’emergenza pandemica in termini di spostamento.
Gli occupati stranieri nel 2021 sono 2,26 milioni, pari al 10% del totale. Il tasso di occupazione, calato bruscamente nel 2020, rimane più basso di quello degli italiani (57,8% stranieri, 58,3% italiani). Lavorano per lo più, al 17,9% in agricoltura, al 16,9% nella ristorazione e al 16,3% nell’edilizia e ben 753mila sono imprenditori, cioè danno lavoro agli altri, anche agli italiani ovviamente. Nonostante la pandemia abbia determinato un calo nei redditi dichiarati da contribuenti immigrati (-4,3%), il saldo tra il gettito fiscale e contributivo (entrate, 28,2 miliardi) e la spesa pubblica per i servizi di welfare (uscite, 26,8 miliardi) rimane attivo per +1,4 miliardi di euro. Gli immigrati, prevalentemente in età lavorativa, hanno infatti un basso impatto sulle principali voci di spesa pubblica come sanità e pensioni.
Per tornare ai livelli occupazionali pre Covid, l’Italia avrebbe bisogno di circa 534mila lavoratori. Considerando l’attuale presenza straniera per settore, il fabbisogno di manodopera straniera sarebbe di circa 80mila unità. La restante quota di lavoratori potrebbe arrivare valorizzando donne e giovani. Sempre secondo il rapporto il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso d’Europa dopo quello della Grecia. Per eguagliare la media europea dovrebbero entrare nel mercato del lavoro 1,2 milioni di donne. Il 40% delle donne inattive non lavora per gestire la casa, i figli o gli anziani. Potenziare i servizi di cura creerebbe posti di lavoro e consentirebbe l’inserimento delle donne nel mercato. Tra i giovani, 1 su 4 non studia e non lavora. Le poche opportunità portano alla fuga dei giovani verso l’estero: quasi 400 mila negli ultimi dieci anni, in buona parte laureati.
Gli imprenditori e i contribuenti stranieri in Toscana
Continua l’aumento degli imprenditori immigrati, pari al 10 per cento del totale. In dieci anni (2011-21), gli immigrati sono cresciuti (+31,6%) mentre gli italiani sono diminuiti (-8,6%). Incidenza più alta al Centro Nord e nei settori di costruzioni, commercio e ristorazione. Gli imprenditori immigrati in Toscana sono 68442, quarta regione in Italia con un incremento del 26% negli ultimi dieci anni e sono così suddivisi in ordine decrescente: A Firenze sono 20882, a Prato 10699, Pisa 6745, Lucca 5650, Arezzo 5408, Pistoia 5038, Livorno 4587, Siena 3390, Grosseto 3229, Massa Carrara 2814.
In provincia di Pisa dal 2011 al 2021 sono aumentati del 22 per cento e nell’ultimo anno del 2,6 per cento, in quella di Firenze sono cresciuti del 24% nel decennio, ma diminuiti del 2% nell’ultimo anno.
I contribuenti in provincia di Pisa nati all’estero sono più di 29mila e producono 393 milioni di euro annui di reddito, poco meno di 14mila euro di reddito annuo pro capite e sono il 9,8% dei contribuenti totali.
Sono oltre 100mila in provincia di Firenze, il 13,7% dei contribuenti totali. Con un reddito medio di 14.700 euro, producono un reddito annuo di 1.424 milioni di euro. Insomma come recita lo stesso dossier, “per uscire dall’emergenza mancanza di manodopera bisogna favorire l’immigrazione regolare”.