Scuola, la “classe pirata” del Checchi va in carcere. Previsti 15 incontri con i detenuti

Il progetto della Caritas coinvolge il collettivo di studenti di diverse classi e indirizzi
Un esperimento nell’esperimento, se vogliamo. O, meglio, un’esperienza (di vita) che lega i diversi per capire e crescere. Salvo scoprire, alla fine, che c’è un po’ di uguale in tutti e anche qualcosa che vale la pena cambiare. La “classe pirata” dell’istituto Checchi di Fucecchio era già un’esperimento educativo, più che didattico.
Ieri però, per il collettivo che riunisce studenti di diverse classi e indirizzi della scuola, coordinato dal professore di religione Tommaso Giani, si sono aperte le porte del carcere Don Bosco di Pisa. Sono tutti entrati, ma anche usciti e ci entreranno di nuovo, più e più volte, fino a giugno, per 15 incontri con 12 persone detenute per un progetto promosso dalla Caritas di San Miniato.
Il primo passo per conoscersi e raccontarsi: i ragazzi hanno raccontato la scuola prima, durante e dopo l’emergenza coronavirus, i detenuti hanno raccontato la vita dentro quelle sbarre che dividono il mondo tra chi è dentro e fuori, ma anche le vite delle persone prima libere e poi recluse. Ma poi anche di nuovo libere. Occasioni, in qualche modo, che obbligano a cambiare, anche in meglio pur passando da grandi dolori.
Ma la conoscenza (di sé prima che degli altri) è appena cominciata e contuinuerà, una parola alla volta nei prossimi incontri che saranno guidati ciascuno da un tema. Nella “classe pirata” ci sono Cheikh Thiam (3A manutenzione), Giulia Munda (5D moda), Leonardo Sabatini (4A scientifico), Emily Camilot (3B tecnico), Francesco Ambruoso (3A manutenzione), Giulia Mariotti (5C linguistico), Yassine Charif (3A manutenzione), Martina Iacono (5D moda), Ilenia Paciotti (4C linguistico), Luca Andreini (4A manutenzione), Martina Ruggiero (5D moda), Francesco Carboni (4A manutenzione), Emma Chiarugi (4A scientifico).