“Alberghi sanitari pronti ad accogliere i profughi ucraini. La Toscana non resterà indifferente”



Rassicurazioni e programma di Giani e Mazzeo
“Abbiamo parlato con i gestori degli alberghi sanitari che sono stati utilizzati per i contagiati e siamo quindi già pronti ad accogliere i profughi ucraini che arriveranno in Toscana”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, al termine della riunione, oggi 28 febbraio, nella Prefettura di Firenze e alla quale hanno partecipato tra gli altri il prefetto Valerio Valenti, il sindaco di Firenze Dario Nardella e quello di Prato e presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni.
“Li abbiamo già utilizzati – ha aggiunto Eugenio Giani – la scorsa estate per sistemarvi provvisoriamente i profughi afgani. Attendiamo adesso le linee di indirizzo nazionali che verranno emanate attraverso un apposito Decreto legge che il Governo approverà a breve e che si trasformerà in Dpcm, ovvero in linee esecutive. Il dipartimento regionale della Protezione civile proprio in questo momento sta facendo una riunione con la Protezione civile nazionale con cui ci coordineremo. Appena avremo, tra oggi e domani, le linee normative adatteremo gli alberghi sanitari alle nuove esigenze. Non sappiamo come arriveranno. In molti lo faranno con mezzi propri e di fortuna. Si tratterà quindi di avere la capacità di essere molto flessibili, di individuarli e di potergli accogliere al meglio”.
Mazzeo
“Faccio mio, anche a nome di tutto il Consiglio regionale, l’appello lanciato dalla Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Camilla Bianchi, affinchè siano messe in campo tutte le azioni possibili per garantire l’accoglienza delle bambine e dei bambini in fuga dall’Ucraina”. Lo ha detto il presidente del consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo, raccoglie l’accorato appello lanciato appena pochi giorni fa dalla Garante Bianchi (questo).
“In questi giorni, nelle testimonianze dirette che abbiamo ascoltato nelle manifestazioni di piazza, sono emerse le storie di bambine e bambini separati dai loro padri, nati nella metropolitana, a cui sono stati privati i più elementari diritti ad andare a scuola e vivere le loro vite con le loro famiglie. Su questo tema, dunque, istituzioni, amministrazioni locali, associazioni e tutto il terzo settore sono chiamati a garantire tutto il supporto di cui potranno avere bisogno nella speranza che la diplomazia possa in queste ore raggiungere un’intesa per l’immediato cessate il fuoco e la fine del conflitto.
Ci siamo preoccupati tanto per i nostri figli in lockdown per la pandemia, per lo stop alla scuola e alle loro attività di socialità. Pensate cosa può essere vivere in un Paese in guerra e scappare dalle proprie case. È una situazione assurda e inaccettabile di fronte alla quale non possiamo restare indifferenti”.